I cambiamenti tra le stagioni, anche se non si direbbe, appaiono più visibili nelle grandi città rispetto a quanto facciano in campagna. O per lo meno, appaiono prima, quando in campagna, a colpo d’occhio, tutto sembra ancora fermo.
Così come in autunno sento avvicinarsi di più il grande freddo sotto i platani romani, trascinando i piedi in quei mucchi di enormi foglie secche, che nella mia campagna adottiva, così quest’anno mi è capitato di percepire più nettamente la primavera bussare salendo a Milano, portata da questioni familiari che mi hanno tenuta lì per una settimana. Nonostante fossi più a nord, i rami dei pruni erano già decisamente in fiore, mentre nel giardino di casa mia in Toscana gonfiavano ancora le gemme in attesa del loro momento. Ai bordi delle strade, ovunque, rosette grasse di piattello, borsapastore e tarassaco, nei prati il velo magenta del lamio in distese ampie e fitte, ai piedi dei tigli tappeti di violette in fiore, vigorose e abbondanti, qua e là tante stelle color del sole, i fiori giallo lucido del favagello. E ancora stellarie, acetose già in boccio, cicerbite esuberanti e la più grande distesa di valerianella che mi sia mai trovata di fronte. Grande e bella, sì, un vero tripudio di foglie tenere e invitanti, ma ai margini di una strada molto trafficata e a pochi metri dalla tangenziale, maledizione. La città purtroppo mal si presta alla raccolta, se non in certi punti di alcuni parchi cittadini molto grandi, ma per l’osservazione e lo studio delle piante spontanee è una palestra eccezionale.
Tornata a casa, ho trovato tutto molto cambiato, già solo entrando nel mio giardino. È stata sufficiente una settimana appena perché i fiori del mirabolano iniziassero anch’essi a sbocciare, tingendo di rosa i primi rami. Sui tarassachi sono esplosi grandi fiori gialli e pieni, le rosette delle aspraggini sono cresciute fino a farsi finalmente evidenti, le cardamini sono esplose di minuscoli fiori bianchi e lunghe silique con i primi semi.
Nei vasi, l’erba cipollina ha ripreso vigore, il buon-enrico ha palesato vita dove pareva non essercene più, sotto forma di nuove piccole foglie verdi (me lo sentivo che eri ancora lì!!), la borragine ha sviluppato i primi boccioli.
Sì, la borragine! Ho lamentato diverse volte in queste pagine la sua assenza, nei miei dintorni, ora invece me la ritrovo addirittura in giardino. È successo per puro caso: la scorsa primavera ho fatto un’uscita privata a casa di una donna, che era stata ad uno dei miei corsi e mi ha poi contattata per fare un censimento delle piante del suo giardino, dei boschi intorno e delle rive del torrente vicino e per insegnarle e riconoscerle ed utilizzarle. Mentre ci prendevamo un caffè durante una pausa, in casa, avevamo enormi mazzi di borragine tutt’intorno dentro vasi di vetro, che aveva raccolto in abbondanza accorgendosi poi di aver esagerato. Me ne ha voluta regalare un po’, ne ho utilizzato i fiori per preparare un aceto aromatizzato, vi ricordate? Ecco, il resto della pianta, che era già piuttosto rovinata, l’ho usato per pacciamare il vasone dove risiedono stabilmente la ruta e due varietà di timo, in cui butto un po’ di tutto, dai semi di melone che esplodono in mille germogli, agli steli di ortica, ai resti di camomilla dopo la preparazione dell’oleolito, o altre cose, che alle volte si trasformano, senza che io me l’aspetti.
E così quest’autunno, potando la ruta invadente che su un lato si era seccata, ho scoperto un piccolo tesoro: la borragine che ho usato per pacciamare, evidentemente, aveva già maturato dei semi, tramutati ora in ciuffetti di foglie lanuginose, che ho accolto con una gioia che non vi dico e ho tenuto d’occhio durante questi mesi invernali. Troppo poca per farne una zuppa o un ripieno! Ma la lascio fare, chissà cosa combinerà. Magari riuscirà a colonizzare parte del giardino, se la proteggerò dai tagli indiscriminati del mio padrone di casa. Ci ho provato con l’elicriso e ci sono riuscita per un anno, poi la scorsa estate, dopo la prima, timida fioritura, ha dimenticato che fosse lì e l’ha tranciato via col tosaerba senza pietà. Non so se rispunterà, per ora il suo triste fusto legnoso mozzato non sta dando segni di ripresa. Ma vabbè, ho la borragine!!
Non ho ricette da lasciarvi questa settimana, ma avevo voglia di farmi risentire. Il tempo per cucinare e fotografare è stato troppo poco e così sarà ancora per qualche tempo, che ho un po’ di imprevisti da gestire.
Intanto però qualche novità: la prima è che, se volete, ora potete seguire GranoSalis anche su Instagram, il mio account lo trovate qui. Devo ancora un po’ capire tante cose di questo strumento, ma ci sto lavorando :).
La seconda è che sto ripartendo anche quest’anno con i corsi di riconoscimento e utilizzo delle erbe spontanee, il che vuol dire che la primavera è davvero alle porte!
Ho rinnovato un po’ la pagina dedicata ai corsi, rendendola più facilmente consultabile e arricchendo gli eventi con più informazioni, spero vi ci troviate meglio.
Si parte con un appuntamento a cui sono presente per il quarto anno, quello con Andar per Spontanee al Casolare Alberelli di Nibbiaia, in provincia di Livorno. Ci vedremo lì domenica 31 marzo per una passeggiata di riconoscimento seguita da un pranzo a base di erbe e fiori selvatici. Non mi dilungo qui, trovate tutto della pagina corsi, dove c’è anche il link all’evento su facebook, stessa cosa vale per gli appuntamenti qui di seguito.
Sabato 13 aprile e 11 maggio, nel pomeriggio, quinta edizione del corso ad Asciano (SI), il mio più completo, che comprende anche una parte di laboratorio erboristico. Quest’anno non potrò organizzarlo con la cooperativa Biancane, che purtroppo ha chiuso, ma meglio per voi, perché vi costerà di meno ;).
Domenica 5 maggio invece sono riuscita ad organizzare una giornata a cui tengo molto e che immaginavo da tempo: vi porto tutti a conoscere da vicino il progetto di conservazione di varietà antiche di frutta della Fondazione Archeologia Arborea, a San Lorenzo di Lerchi (PG), e la flora spontanea che prospera nel frutteto, ai margini del bosco e nei dintorni del casolare. Sarà una passeggiata introdotta da Isabella Dalla Ragione e poi guidata da me, a cui seguirà uno svacco libero nel prato. Se venite mi fate davvero un bel regalo di compleanno :). E soprattutto, sostenete anche la Fondazione, che quest’anno deve finanziare la costruzione dell’impianto di irrigazione, per mettere al sicuro il frutteto da stagioni sempre più siccitose e imprevedibili.
Ci vediamo per prati, o presto qui sul blog!
Ti voglio bene <3
Amor, se mi piombi qui così mi fai commuovere <3
cara Claudia le tue parole mi scaldano il cuore ^_^
è bello trovare una persona che sta nella mia stessa frequenza! l’amore per le piante si è manifestato in maniera prepotente in me solo da pochi anni ma c’è sempre stato! se potessi mi piacerebbe tanto partecipare ai tuoi corsi, ma anche da quello che condividi nel blog ho imparato. grazie ^_^
un abbraccio
Anto
E a me scaldano il cuore le tue, cara Antonella. Grazie di cuore a te, davvero! E un abbraccio :).