Questo è certo il maggio più strano che riesca a ricordare. Risvegli con una nebbia fuori dalla finestra che nemmeno a novembre, braccia e spalle troppo spesso ancora coperte, piumone ancora stabile sul letto, senza risultare eccessivo (e questa, devo dire, è la cosa che mi fa più piacere!). Ma i colori, ancora più brillanti quando esce un raggio di sole, parlano chiaro e affermano senza alcun dubbio e confusione il mese in cui siamo, il cuore della primavera.
Le rose canine hanno superato la timidezza e colorano le macchie verdi ai margini di boschi e sentieri; le acacie sono cariche di grappoli bianchi, resi gonfi e pesanti dalla pioggia, che quando riescono ad asciugarsi per un breve ritaglio di tempo mandano dritti in paradiso, con il profumo di miele che spargono nell’aria; il paesaggio inizia a tingersi del rosa acceso della sulla, mentre il giallo della senape cede lentamente al verde intenso del grano che è lì lì per spigare, punteggiato, ai margini, dal rosso dei papaveri. Nei pressi di alcuni orti, scopro le prime precoci camomille; nei giardini incolti delle case sfitte di città fiorisce già l’iperico.
Se alcuni fiori vivono ora il loro momento di grazia, altri sono invece alle ultime battute, come quelli della borragine. Non sono molto fortunata, io, con la borragine, nonostante la ami molto, per il suo gusto delizioso, per la bellezza selvatica e scomposta dei suoi fiori azzurri, e perchè è una delle poche piante che riesco a ricollegare a mia nonna e ai raccolti che ne faceva per pranzo, durante i periodi in cui mi teneva con sè nel suo paesino d’origine nella campagna molisana.
Non sono molto fortunata, dicevo, perchè non ne ho nei miei dintorni, quindi riesco a consumarla pochissimo. Ne trovo molta a bordo strada in alcuni punti in cui passo di frequente, ma lì preferisco non raccoglierne, mi accontento di starla a guardare.
All’inizio del mese però, una donna gentile che aveva raccolto troppi fiori me ne ha regalato un bel mazzo, da portare a casa dopo essere stata da lei per una lezione individuale sulle erbe commestibili del suo giardino e del bosco e bordofiume poco distanti.
Non ho avuto dubbi sul loro utilizzo: li ho tagliati via con delle forbicine uno ad uno dai loro steli, li ho messi in un vaso di vetro e li ho coperti di aceto di mele. Era tanto che volevo provare questa preparazione: si dice che i fiori tingano l’aceto di azzurro, cosa che a me non è successa. Dovevo usare aceto di vino? Oppure dipende dal luogo di crescita dei fiori e dalle sostanze che contengono? Non so quale sia la giusta risposta, per ora, ma il mio aceto è diventato di un bel rosa delicato, come anche i fiori immersi al suo interno. Per dargli un aroma più deciso, ho aggiunto un rametto fresco di finocchietto selvatico, giusto uno piccolino, perchè non diventasse troppo invadente. Ho filtrato dopo una decina di giorni, ed ecco il mio aceto aromatizzato.
Con i fiori di borragine potete fare tante altre cose: potete essiccarli e decorarci tanti piatti diversi, potete friggerli a grappolini in pastella, come mi insegnò una brava cuoca lucchese anni fa, potete aggiungerli freschi alle insalate, separandoli dagli steli pelosi, o ancora a guanire delle vellutate primaverili. Potete anche prepararci degli infusi, anche se negli ultimi anni sono stati sconsigliati a causa della presenza in fiori e foglie di composti epatotossici, con proprietà emollienti, espettoranti, regolatrici dell’equilibrio ormonale femminile.
Conoscete qualche altro utilizzo?
// Aceto aromatizzato alla borragine e finocchietto selvatico //
°° Ingredienti °°
- 4 cucchiai di fiori freschi di borragine
- un piccolo rametto di finocchietto selvatico
- 200 ml di aceto di mele o di vino
Una preparazione deliziosa! Non risulta neanche a me che i fiori di borragine siano coloranti e nemmeno che cedano colore all’aceto… quindi mi pare normale che il tuo aceto di mele sia rimasto ambrato. Un abbraccio cara! (anche qui primavera strana ma … la primavera non doveva essere strana? 🙂 )
Ciao Grazia! Ah, ecco, risulta anche a te allora…chissà chi è stato il primo a mettere in giro questa cosa dell’aceto azzurro, magari non era borragine che aveva raccolto! Bho? Il colore non è uguale al pre-macerazione, ma vira appunto più sul rosa-arancio.
La primavera sì, strana deve esserlo, ed è certo mooolto meno strana e ben più equilibrata di quella dello scorso anno: se ripenso all’aridità terribile della primavera passata, mi sento davvero rincuorata vedendo il verde così abbondante e sano di quest’anno, gli insetti che ronzano e il fiume scorrere così gonfio d’acqua ancora in questi giorni!
Che meraviglia, quei fiori! Resto incantata ogni volta da quel blu, da quel colore preciso, dalle curve sinuose dei rami! La borragine è una delle mie erbe selvatiche preferite e non ti dico la gioia ora che ho trovato il mio angolo “segreto” a Villa Ada, dove cresce! Questo aceto lo userei subito per marinare carpacci e verdure, sai? Sto mangiando tanti asparagi crudi, tagliati con la mandolina!
Anche qui maggio è decisamente instabile e strano, ma se da un lato mi fa un po’ arrabbiare perchè vorrei un clima davvero primaverile, dall’altro mi è simpatico perchè somiglia ad un gatto che fa come vuole, libero e indipendente! 🙂
Un bel paragone, quello col gatto, molto calzante 🙂 E sì, la borragine è davvero una bellezza, una di quelle bellezze ruvide e scapigliate, totalmente irresistibili.