Oleolito di elicriso

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Non so voi, ma a me alcune piante fanno un effetto davvero particolare. Ne sono attratta in un modo che non so spiegarmi, come se risvegliassero in me qualche antico ricordo, qualche richiamo ancestrale. Una di queste è l’artemisia, la vulgaris o ancora di più la cretacea, molto più rara e incredibilmente profumata, bisognosa di terreni aridi e argillosi, decisamente tipici qui nelle crete senesi. Poi c’è la ruta, che certo ha un odore decisamente meno soave…non mi chiedete perché mi piaccia così tanto, non c’è una ragione logica. E poi, in cima a tutte, c’è l’elicriso. Non posso resistere al suo aroma meraviglioso, a volte passando su alcune strade in macchina andando a lavorare non posso fare a meno di accostare e rubarne un rametto fiorito, per odorarlo durante il tragitto. La prima volta che l’ho incontrato in queste campagne, la memoria è istantaneamente tornata alle mie estati di bambina, al tragitto a piedi dal residence dove mia nonna paterna aveva una casetta fino alla spiaggia di Procchio, all’Isola D’Elba, che fosse al mattino per andare al mare o che fosse la sera dopo cena, per la passeggiata in paese, col buio e le lucciole a guidare il nostro cammino. Credo di non averlo più visto e annusato per anni, fino a quando sono approdata qui, dove l’aridità di certe zone permette la sua crescita rigogliosa. Questa splendida e rustica piantina ama infatti i luoghi molto assolati e rocciosi e si trova soprattutto sulle scogliere, lungo quei sentieri splendidi che si affacciano sui nostri mari, insieme alle altre piante tipiche della macchia mediterranea. Non è difficile però trovarla anche in sentieri collinari e montuosi fino a 1400 metri, nei punti in cui il sole batte con più generosità.
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L’Elicriso (Helichrysum italicum) è una pianta meno trattata di altre nei manuali di riconoscimento e utilizzo delle erbe, ma non è difficile trovare trovare informazioni in merito. Il suo nome deriva dal greco elios e chrysos, che significano rispettivamente sole e oro, parole che la collocano chiaramente tra le piante solari, così come il colore dei suoi fiori e i luoghi che predilige per la sua crescita. É una composita, piuttosto facile da riconoscere, i fiori sono un raggruppamento tondo-ovale di capolini gialli, a loro volta composti di tanti piccoli fiorellini; gli steli e le foglie (simili a piccole lance filiformi) sono vellutati e verdi-grigiastri, un po’ come quelle dell’assenzio. Ma ciò che la rende assolutamente inconfondibile è il suo profumo delizioso e particolarissimo, che Sarandrea e Culicelli nel loro libro “Dall’abete allo zafferano” descrivono come “…quello di camomilla, menta e liquirizia insieme”. In effetti l’elicriso in Toscana e in altre regioni è chiamato volgarmente liquirizia, tanto che i miei vicini di casa erano convinti di essersi piantati in casa proprio della liquirizia, perché così gli era stata spacciata dal vivaista.
Le sue proprietà sono rivolte soprattutto all’apparato cutaneo e respiratorio, ma non solo. Per via interna è un ottimo espettorante e antisettico bronchiale, oltre a svolgere un ruolo stimolante sulle funzionalità del fegato. É un ottimo antistaminico naturale, utile per tutti i tipi di allergie respiratorie e attivo sulle dermatiti allergiche e da contatto, sulle quali agisce sia dall’interno che dall’esterno. Per uso interno l’ideale è la tintura madre perché l’infuso ha un sapore per molti un po’ forte (a me piace!), per uso esterno invece l’oleolito è il miglior preparato, ottimo da solo, miscelato ad altri oli sinergici o come base per unguenti. L’elicriso è particolarmente benefico per tutti i tipi di eczemi e di herpes, irritazioni della pelle, dermatiti, psoriasi. Ha un buon effetto antirughe ed elasticizzante ed è utile, anche in sinergia con altre piante come l’iperico o la calendula, nei trattamenti delle scottature e delle ferite. I fiori possono essere utilizzati anche in cucina, per donare un aroma ai piatti che ricorda un po’ il curry.
La fioritura avviene tra giugno e luglio, i fiori vanno raccolti quando sono ben aperti ma ancora ben freschi, ed essiccati al buio e al caldo, appesi a mazzetti a testa in giù o per circa 8-12 ore a 40° con un essiccatore elettrico, che in questo caso funzionerà anche da diffusore di essenze :).
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Quest’anno il mio raccolto l’ho fatto il 24 giugno, nel giardino di Graciela, subito dopo quello delle noci verdi per il nocino. Il vento fresco di quella giornata bellissima adesso è solo un vago ricordo (ommioddio, ma che caldo c’è, si muoreeeee!!!), ma l’odore dell’elicriso mi pare quasi di averlo ancora addosso. Se vi capita di stare a contatto alcune piante, anche per poco tempo, vi accorgerete che il loro profumo è incredibilmente persistente, vi segue per tutto il giorno, anche dopo averle lasciate. Quel pomeriggio andare al lavoro mi è pesato molto meno del solito, mi sentivo particolarmente leggera e in pace, e così è stato fino alla sera. Certe piante hanno davvero un potere magico, non me lo so spiegare.
La fioritura è stata così abbondante che pur avendo riempito 3 barattoli di capolini, ho appena intaccato i cespugli del giardino della mia amica. Ne saranno stati felici gli sciami di api selvatiche così abbondanti nella zona, che amano particolarmente questi profumatissimi fiorellini gialli.
Per fare l’oleolito ho raccolto i capolini con delle forbicine mettendoli direttamente nei vasi, erano ben puliti dalla pioggia notturna e già perfettamente asciugati dal vento e dal sole. Tornata a casa però ho notato un po’ di umidità nei barattoli, così ho preferito lasciare i fiori stesi in un grosso piatto ad asciugare ancora mezza giornata. Successivamente ho riempito i barattoli fino a 2-3 centimetri dal bordo e ho coperto i fiori d’olio extra-vergine d’oliva, ho mescolato bene e iniziato l’esposizione al sole il mattino dopo.
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Allora: sulla preparazione degli oleoliti ognuno dice la sua, e io stessa ho usato molti metodi diversi, come ad esempio lo scorso settembre quando vi ho raccontato della calendula. C’è chi dice che solo l’oleolito di iperico si fa da pianta fresca e tutti gli altri vanno fatti da pianta essiccata, chi dice che solo l’iperico si espone alla luce del sole, le altre piante invece vanno protette dai raggi e devono prendere solo il calore…io, seguendo la mia intuizione e le indicazioni di bravi maestri, credo che la pianta fresca dia sempre il meglio rispetto alla pianta essiccata e che i raggi del sole favoriscano il passaggio dei principi attivi dalla pianta al solvente oleoso. Preferisco utilizzare sempre fiori o foglie fresche nelle mie preparazioni, quando posso (l’infuso, si sa, è un caso a parte, la pianta va essiccata per forza per poterne usufruire al di fuori del suo tempo balsamico), e nel caso degli oleoliti preferisco esporre il barattolo non solo al calore, ma anche alla luce del sole. Sappiate però che la preparazione da pianta fresca comporta qualche problemino in più. Come già saprete l’oleolito va mescolato tutti i giorni e bisogna controllare che la pianta sia sempre ben coperta dall’olio. Quando si usano fiori freschi anzichè essiccati questo diventa ancora più importante, perché il contenuto d’acqua della pianta la rende più soggetta a sviluppare muffe. Anche la filtratura va fatta con molta cura, per evitare che frammenti di pianta restino nell’olio e sviluppino muffe nel tempo. Non sono consigli dettati dalla lettura di questo o quello ma dall’esperienza: proprio la scorsa estate ho dovuto buttare un’intero vaso di olio di elicriso in macerazione a causa della mia pigrizia (sì, aveva fatto un sacco di muffa in superficie, sarebbe bastato controllarlo meglio!) e verso fine inverno ho notato che in altri barattoli di oleoliti preparati qualche mese prima galleggiava una bella nuvoletta biancastra. Se usate fiori o foglie essiccati questo problema si presenterà in misura minore, ma la procedura da seguire per ottenere un buon prodotto non cambia, solo sarà più difficile sbagliare.
Torniamo al nostro oleolito di elicriso: lasciatelo macerare dai 21 ai 28 giorni al sole ritirando il barattolo in casa la sera, se lo tenete fuori in giardino o in balcone, e lasciandovi il coperchio poggiato sopra, senza avvitarlo. In periodi caldi come questo meglio evitare le ore centrali della giornata, ma lasciarlo esposto al sole del mattino, dalle 7 alle 13 circa. Passato il tempo di macerazione filtrate: fate una prima filtratura con un colino a maglia finissima per levare il grosso della pianta, strizzandola bene per farle liberare tutto l’olio assorbito; successivamente fate una seconda filtratura usando un imbuto e un pezzo di tessuto o un filtro da caffè americano: il processo sarà piuttosto lento, ma il vostro oleolito sarà limpidissimo. Etichettate i barattoli e conservateli in un luogo buio e fresco per un anno circa. Il profumo è davvero meraviglioso, se volete potenziarlo ulteriormente potete aggiungere una decina di gocce di olio essenziale di elicriso (dose per un barattolo da 300 ml), che renderà più potente anche il suo effetto terapeutico.

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50 commenti su “Oleolito di elicriso”

  1. Convidiamo questo pezzo di passato…
    Isola d’Elba, spiaggia di Procchio, paesino di Marciana Alta, passeggiate sul lungomare di Marciana Marina… ti ho letto e in un attimo mi sono rivista in quei posti, bambina anche io, coi boccoli e la salopette di jeans, attraverso le foto che tante volte ho guardato negli album di famiglia, quelle ingiallite, alcune coi bordi rosati, meravigliosamente e teneramente vintage… e ora che fisso meglio la pianta, credo di averla già vista, non mi è nuova… e magari il ricordo affiora proprio da lì! 🙂

    1. E’ molto probabile che affiori da lì, l’Isola ne è davvero piena! E se sentissi il suo profumo sono certa che i ricordi riprenderebbero ancora vita in una frazione di secondo.
      A vederti ora non ti immaginavo proprio con i boccoli da bambina 🙂 Chissà se ci siamo incrociate sulla spiaggia di Procchio, tra un morso di schiaccia e un tuffo in quelle acque bellissime!

    2. scusa ma non è possibile usare i fiori già essiccati al sole? Cioè quelli che sono seccati naturalmente.

      1. Ciao Adriana,
        I fiori che restano sulla pianta e seccano non sono più esattamente fiori: diventano solo supporti per i semi in maturazione. La parte officinale che ci interessa dell’elicriso, nel caso dell’oleolito, è costituita dai capolini a inizio fioritura. Li puoi usare freschi, oppure coglierli freschi ed essiccarli in casa, e preparare l’olio con fiori freschi oppure essiccati. Ma i fiori che restano sulla pianta e seccano non sono adatti: la pianta evolve durante le stagioni, mette prima i boccioli, poi apre i fiori, che vengono impollinati, e infine chiude il ciclo con i semi. A noi in questo caso interessa il fiore :).
        Spero sia più chiaro!

  2. Ciao Claudia!è da tempo che desidero scriverti sotto questo post 🙂 giorni fa ho raccolto anch’io un bel mazzo di elicriso anche se i fiori non c’erano più. In genere mi capitava di insaporire la carne di maiale con il trito di aghi ma siccome ultimamente ne mangio pochissima, anzi nulla, ho scoperto che è buonissima anche su melanzane arrostite condite in insalata caricandole di un leggero sentore di finocchiella. Ecco in campagna tra l’altro così l’ho sentita chiamare. Non sapevo però che potesse essere buona anche per gli infusi e che avesse tutte queste proprietà!Grazie come sempre!

    1. Ciao Laura!
      Anche tu mi insegni qualcosa di nuovo, non sapevo che in alcune zone l’elicriso fosse chiamato finocchiella…sulle melanzane arrostite devo provare, anche se al momento ho ben poca voglia di arrostire, ho solo voglia di affettare cose crude, condirle e mangiarle! Ma tanto le melanzane le trovo anche fino a ottobre 🙂
      Grazie a te e un bacione!!

    2. Io comevte amo l’Elicriso…..piantato in monferrato ed ora vorrei , dopo aver goduto del suo profumo utilizzarlo..

      Gquindi grazie dei consigli…x tisane soolo fiore essicato?

      1. Ciao Daniela! No no, anche fiore fresco, quando ne hai a disposizione, quseta regola vale per tutte le piante. Usane un cucchiaio per tazza se usi il fiore essiccato e due cucchiai per tazza se usi il fiore fresco.

  3. Ciao Lucia,
    Non lo sarà altrettanto come con i fiori freschi o con i fiori raccolti freschi e poi essiccati, ma ho incontrato l’elicriso di recente e sento che anche in questa fase è ancora molto profumato, quindi ti direi che puoi provare. Avrà una concentrazione minore di principi attivi, ma intanto lo sperimenti, l’anno prossimo poi lo farai al momento giusto 🙂

    1. Ciao.. io mi sto cimentando per la prima volta a fare l’oleolito di elicriso.. Li ho raccolti che erano già marroncini.. poi per essere sicura che fossero asciutti li ho messi un paio d’ore al sole e si sono gonfiati e seccati.. li posso usare per l’oleolito? Grazie

      1. Ciao Nicoletta! Purtroppo sarà meglio aspettare il prossimo anno e fare le cose diversamente.
        Prima di tutto i fiori marroncini sono ormai appassiti e non sono adatti, vanno raccolti a inizio fioritura, quando sono di un bel giallo oro. Secondo: mai mettere le piante ad asciugare al sole, né per diminuirne l’umidità né per essiccarle; nel caso della preparazione dell’oleolito da fiori freschi basta lasciarli una mezza giornata stesi su un piano, ma al riparo dentro casa. Se volessi essiccarli, bisogna farlo al buio o comunque in penombra.
        Spero sia tutto più chiaro, un saluto e a buon rendere per la prossima estate, o per un bel raccolto di montagna: lì lo troverai anche adesso ancora in fiore o in boccio, a seconda dell’altitudine :).

  4. Ciao Claudia! meraviglioso post! grazie. Oggi ho fatto la prima raccolta dei miei propri elicriso, adesso inizio a fare l`oleolito 🙂

    1. Cara Liliana, grazie a te per la lunga lettura 🙂 E di esserci stata il 23 giugno, è sempre un piacere incontrarti! Anche il mio oleolito nuovo è in macerazione, non vedo l’ora di filtrarlo…anche perché l’estate scorsa non sono riuscita a raccoglierne i fiori e mi è mancato così tanto!

  5. Ciao, grazie per ciò che hai scritto, davvero interessante.volevo sapere una cosa: il barattolo con l’elicriso in macerazione al sole deve essere aperto o chiuso?

    1. Ciao Francesca, grazie mille a te per avermi fatto notare questa affatto trascurabile dimenticanza: il tappo va lasciato poggiato sul barattolo, senza avvitarlo, in modo che l’umidità non ristagni. E aggiungo: se sollevandolo per mescolare dovessi notare delle goccioline di condensa, meglio asciugarlo con un panno prima di rimetterlo su.
      Ho corretto anche il post, grazie ancora!

      1. Ciao Claudia sono Andrea da Roma, volevo sapere se mettendo insieme delle erbe per farci una tisana ad esempio la salvia, calendula, ortica, ottengo sempre il giovamento delle loro virtù terapeutiche oppure avrò tutt’altro effetto, grazie

        1. Ciao Andrea! Certo che sì: le piante si possono preparare in infusione da sole, oppure mescolandole tra loro ottenendo una tisana, un mix che ne potenzia l’azione specifica facendola agire in sinergia con le altre. Di giovamento ce n’è tanto, se si preparano tisane che abbiano un senso in quanto ad azione terapeutica. Apprenderne l’arte è alla portata di tutti, io per esempio ho trovato utilissimo e molto ben fatto il libro Le tisane terapeutiche di Luciano Zambotti, te lo consiglio!
          Personalmente mi piace assumere le piante che raccolgo in purezza, senza accompagnarle ad altre, ma a volte preparo tisane che ho anche illustrato qui nel blog, ad esempio la rilassante, che trovi qui, o la depurativa, che trovi qui, o ancora quella alla calendula, che è qui. In alternativa e quando sono molto pigra, mi affido a bravi erboristi e produttori diretti, fortunatamente ce ne sono ancora molti!

          1. Buona sera Claudia sapresti consigliarmi qualcosa di naturale anzi che prendere degli antibiotici ad esempio quelli per la febbre dato che è alle porte….. Grazie

            1. Ciao Andrea, qui il discorso sarebbe lungo…premetto che non sono un’erborista, pur avendo studiato e continuando a studiare le applicazioni delle piante medicinali, né ho una formazione medica. Quello che so è che la febbre di per sé è solo un sintomo, non una malattia, e che gli antibiotici sono un rimedio estremo per infezioni batteriche gravi o potenzialmente gravi, cosa di cui non sempre la febbre è segnale. Questa è una premessa solo per dire che andrebbero usati meno possibile e solo in casi effettivamente molto problematici, che all’organismo non fanno mai piacere, oltre al fatto che il loro abuso comporta l’aumento generale della resistenza batterica, che rende poi gli antibiotici meno efficaci quando davvero servono. Insomma, giusto per dire che se si vogliono prendere farmaci “tradizionali” per la febbre da raffreddamento/influenza, credo siano più indicate un’aspirina o una tachipirina 🙂
              Tra i rimedi naturali, trovo molto efficaci il sambuco (ne ho scritto qui), il tiglio (ne ho scritto qui), e sono molto indicate la corteccia di salice e i preparati a base di Spirea ulmaria (che oggi in realtà ha cambiato nome in Filipendula ulmaria). Come ti dicevo, la mia competenza in argomento è comunque limitata! Ma già che sei a Roma, ti straconsiglio di frequentare l’Antica Erboristeria Romana di Torre Argentina. Chiedi di Paolo Ospici se hai bisogno di una consulenza, è stato uno dei miei maestri e l’ho trovato davvero competente e appassionato del suo mestiere, ha tanta esperienza e sa consigliare quali erbe e rimedi assumere per svariati problemi. E l’erboristeria è una vera erboristeria, hanno ancora buone erbe sfuse, sanno preparare tisane, hanno in assortimento i prodotti delle migliori aziende di rimedi erboristici. Spero ti sia utile!

  6. Forse ho capito chi dici ha i capelli lunghi è stato quest’anno al corso di SarandreaGrazie, grazie, grazie… Che Dio ti benedica

      1. Eh, magari riuscirci! Ci abbiamo provato qualche anno fa, avevo pensato una giornata qui in provincia di Siena con lui, in un’azienda amica che non vedeva l’ora di ospitare l’evento; avevo trovato l’incastro giusto con Sarandrea, avevo già messo a mollo i ceci e il farro per il pranzo collettivo…ma ci siamo fidate troppo di chi si è offerto di organizzare, e la cosa è saltata all’ultimo momento. Non ci abbiamo più riprovato, ma se ricapiterà di certo lo verrai a sapere :).

  7. ciao Claudia, io l’elicriso lo colgo all’isola del Giglio, luogo amato in cui sono nata!
    Ho appena finito di filtrare il mio olio rispettando tutte le operazioni per arrivare oggi
    al travaso in boccettine scure che terrò per me ma anche, regalerò.
    Sono arrivata a te cercando e leggendo tante fonti, ma, alla fine una informazione non ce l’ho chiara e sicura: l’olio che ho ottenuto posso usarlo quotidianamente per il volto, collo, corpo, come faccio (per esempio) con l’olio di mandorle o quello di argan? Visto che abito al Giglio sono esposta al sole: posso metterlo prima di andare al mare?
    Grazie per la risposta che mi darai!

    1. Ciao Palma! Che meraviglia il Giglio, ci ho passato molte estati, da bambina, ospite di un amico di famiglia, è un piccolo condensato di bellezza, di colori e di profumi.

      Ti ringrazio per le tue domande, che mi fanno rendere conto che forse dovrei allungare un po’ la parte relativa agli utilizzi dell’olio (ho scritto questo articolo diversi anni fa ormai, ora lo farei tutto diverso :)).
      E ti rispondo sì, usalo tranquillamente su viso, collo, corpo, avrà effetto rigenerante e antinfiammatorio, oltre a regalarti in pieno inverno il profumo dell’estate mediterranea. Se la prossima volta che lo prepari vuoi potenziarne l’effetto cosmetico, ma ti costerà di più, puoi usare olio di mandorla durante la macerazione, anziché olio di girasole o di oliva.
      Per quanto riguarda l’esposizione al sole, non mi risulta ci siano problemi di fotosensibilizzazione, si può usare, ma sempre tenendo conto che non è un filtro protettivo, per quello ci vuole una crema specifica. È ottimo, come quello di iperico, come doposole, soprattutto se hai esagerato con l’esposizione e la pelle è arrossata.

      Ti faccio anche una domanda io però: l’olio lo hai preparato da fiori essiccati vero? Altrimenti, se lo hai filtrato ora a gennaio, c’è stato qualche problema col raccolto :).
      Fammi sapere se puoi, grazie!

  8. Buona sera Claudia spero stai bene,…… volevo sapere da te come preparare una crema alla calendula con c’era d’api, grazie cara

    1. Ciao Andrea, scusa, mi ero persa questo commento in una settimana troppo piena :).
      Se intendi una vera e propria crema, con la fase acquosa, non ne ho mai preparate. Se intendi un unguento, io sciolgo a bagnomaria 3 grammi di cera d’api e aggiungo 30 ml di oleolito di calendula, poi lascio solidificare in un vasetto.

        1. Ciao Claudia vorrei sapere da te come preparare un olio o un unguento antirughe per le mie colleghe vecchiette grazie cara e tanti giorni di sole per te

          1. Ahahah, sono sicura apprezzeranno il gesto! Le piante che uso e che posso suggerirti sono iperico, calendula, elicriso. Mi sembrano le migliori, ma ce ne sono certo molte altre con proprietà rigeneranti per la pelle.
            Grazie per i giorni di sole, ti auguro lo stesso :).

          2. Buongiorno Claudia, io ho raccolto l’elicriso in questi giorni, che è già secco sulla pianta, solo dopo ho visto che non era il momento migliore per raccoglierlo per fare l’oelolito. Ha senso se ci provo comunque? Ho posso provare qualche altra preparazione? Grazie mille!

            1. Ciao Flaminia! Scusa se ti rispondo solo ora, magari avrai già fatto di testa tua ;). Io ti consiglierei di aspettare la nuova fioritura di giugno per l’oleolito. Con i fiori secchi raccolti ora non ci fai molto, a parte piantare i semi che contengono e vedere se germoglia qualche nuova piantina! Puoi usare i rametti seccati come erba aromatica in cucina, oppure in sacchetti profumati per gli armadi. Puoi anche farci un oleolito se vuoi, ma sarà molto meno efficace di quello fatto con i fiori, anche perché la pianta è ormai a fine ciclo.

  9. Al corso con Marco sarandrea ho imparato a fare l’olio di san giovanni ma, non so se é specifico come antirughe, grazie a presto

  10. Ciao Claudia,
    desidererei un’informazione. Ho piantato in giardino l’Helichrysum italicum e ora mi ha fatto una splendida fioritura. In un altro sito ho letto che per fare l’oleolito si usa quello selvatico.
    Io ho fatto l’oleolito con il mio elicriso acquistato in negozio e cresciuto in giardino.
    Lo devo buttare.
    Grazie mille.

    1. Ciao Gaia,
      no no, non buttare assolutamente! L’importante è che la pianta sia quella giusta, e se il tuo è Helichrysum italicum va benissimo, non importa che sia coltivato o spontaneo, sarà carico di proprietà officinali in ogni caso.
      L’importante è che tu non usi prodotti chimici di sintesi sulla pianta, che sia da coltivazione naturale, insomma. Io stessa raccolgo spesso nel giardino di un’amica, dove l’elicriso è stato piantato per poi espandersi da solo in molti angoli sassosi. E ne viene fuori un oleolito efficacissimo!

  11. Buongiorno Claudia, ti scrivo mentre il mio primo oleolito di elicriso filtra goccia a goccia dopo 21 giorni di esposizione al sole. l’ho raccolto, selvatico, a fine maggio e messo a macerare in olio d’oliva. Il mio ‘problema’ è però l’odore: niente affatto delicato, ma piuttosto intenso e ‘salato’, mi fa quasi venire fame Non ho trovato muffe o simili. Potrebbe dipendere dall’olio d’oliva? Grazie

    1. Ciao Barbara!
      Il mio ha ancora mezza macerazione davanti a sé, raccolto da due settimane :).
      Che dirti: definire delicato l’odore dell’elicriso per il mio naso è difficile! È intenso, penetrante e sfaccettato, ma secondo me nient’affato delicato, quindi non ci trovo nulla di strano :). Ci sta che ti faccia venire fame, l’elicriso si può usare anche come aromatica in cucina. L’olio di oliva ha di certo un odore più forte di quello di girasole, tende e prevalere di più rispetto a quest’ultimo e può alterare un pochino gli aromi delle piante macerate, potrebbe dipendere anche da quello. Però ecco, non è necessariamente un’indicazione che qualcosa sia andato storto. Io personalmente uso olio di girasole e l’aroma risulta molto piacevole…ma non per tutti i nasi! Di recente una persona che l’ha preso da me mi ha chiesto consiglio perché non riusciva ad usarlo, proprio a causa del suo odore. O piace o non piace :).
      Spero che questa risposta ti sia utile!

      1. Grazie Claudia. L’ho provato sulla pelle e, dopo un po’, l’odore penetrante si stempera e quello finale si avvicina molto di più all’elicriso vero e proprio. Che a me piace 🙂
        Così come mi piace il tuo blog: è sempre fonte di grande ispirazione e di nuovi esperimenti

      2. Posso domandarti che tipo di olio di girasole utilizzi! Quello che possiamo comunemente trovare al supermercato oppure uno in particolare. Io generalmente uso olio extravergine d’oliva autoprodotto ma ha un odore che prevale sul prodotto finito. Grazie in anticipo per una tua risposta.

        1. Ciao Angela, io lo prendo alla Coop, quello biologico della linea Vivi Verde Coop. Mi ci sono sempre trovata bene ed ha un buon prezzo. L’olio di oliva purtroppo è abbastanza invadente come odore! Ed è più “pesante” sulla pelle, ma si presta comunque benissimo alla preparazione di oleoliti.

  12. Ciao Claudia, intanto complimenti per il tuo blog! Qui da me l’elicriso sta per fiorire e vorrei provare a fare l’oleolito con olio di mandorle…la domanda è: ma usando olio di mandorle invece di oliva, rischio maggiormente l’irrancidimento del prodotto? Grazie 🙂

    1. Ciao Carlotta, grazie!!
      L’olio di mandorle va benissimo, puoi usarlo senza problemi. È solo più costoso, ma facendo piccole quantità per sé è una spesa che si può certamente affrontare :).

  13. Ciao Claudia, abito in Sardegna e mi sono cimentato per la prima volta quest’anno con l’olio di elicriso. Non ho capito se dopo i 28 giorni, e la filtratura, é pronto all’uso o bisogna aspettare un anno lasciandolo al buio.
    Grazie e complimenti

    1. Ciao Italo, scusa il ritardo, sono un po’ assente dagli schermi questo periodo :).
      Qualcuno vedo che ti ha già risposto, e in effetti sì, una volta filtrato è subito pronto all’uso. Va comunque conservato al buio e al fresco.
      Grazie a te dei complimenti!

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