Non faccio fatica a riconoscere in me le caratteristiche di una persona nata col sole in Toro, ma molto spesso quelle dell’ascendente in Vergine mi sfuggono proprio. Casa mia è un delirio, la mia dispensa tocca alle volte dei livelli di disordine che mi rendono piuttosto difficile trovare un sacchetto di lenticchie o peggio ancora una bustina di zafferano, del mio desktop poi meglio non vi parli…Mi piace l’ordine, ma sono assolutamente incapace a mantenerlo. Quando riesco a farlo, anche solo per un paio di giorni, tutto mi appare più facile, chiaro e leggero. Quando invece il disordine cresce troppo intorno a me porta caos anche nella mia mente, che a sua volta mi porta a dedicarmi alle cose in maniera confusa e complicata, un circolo vizioso fin troppo scontato. Avete presente quando state cucinando dieci cose insieme e piano piano (ma neanche troppo piano, soprattutto quando avete una cucina piccola) vi ritrovate a poggiare il tagliere per affettare la cipolla in una posizione che più precaria non si può, in bilico nell’ultimo angolino libero rimasto sul piano di lavoro? E mentre affettate quella cipolla rischiando di far cadere tutto per terra e di farvi fuori pure una falange magari vi svegliate all’improvviso, vi guardate un attimo e vi dite: “ma perchè mi sto complicando la vita in questo modo invece di dedicare 2 minuti a tamponare questo delirio e poi andare avanti?”. Ecco, mi ci ritrovo diverse volte in quella situazione, questo esempio della cucina può tranquillamente essere una metafora di molte altre situazioni analoghe.
Ci sono anche delle volte in cui nonostante il caotico disordine fuori riesco a trovare uno spazio di pacifico ordine dentro, una specie di accettazione che mi porta a rilassarmi in quello che è, e chi se ne frega se non è perfetto e non lo sarà mai. Come alla fine di una settimana frenetica, una tarda mattinata di sabato passata a cucinare senza premeditazione alcuna, con la leggerezza sognante di un sottofondo di bossa nova ad accompagnare le ultime Aguas de Março e l’arrivo delle rondini.
Il viola dei fiori della borragine colora da qualche settimana i prati incolti e i bordi delle strade. Ho un vago ma sicuro ricordo di mia nonna che raccoglieva e cucinava foglie di borragine durante i miei mesi campagnoli passati con lei in Molise da bambina. Non ricordo assolutamente cosa ci facesse, ma credo fossero tra le sue erbe preferite, come la mentuccia che metteva sempre nelle frittate. Dall’infanzia non ho più incontrato la borragine fino a qualche anno fa, durante il mio anno passato a Lucca, dove una gran cuoca mi ha deliziata con le sue cime fiorite impastellate e fritte durante un pranzo primaverile nel suo splendido podere in cui ho abitato un paio di mesi. Le foglie si possono cucinare in molti modi, lessate e ripassate in padella o condite con olio e limone, magari insieme ad altre erbe di campo, per preparare zuppe e vellutate, per farcire la pasta fresca. Sarebbe bene in ogni caso non abusarne e consumarla cotta perché la pianta contiene degli alcaloidi che in alte dosi sono nocivi per il fegato. La cottura riduce la forza di questi alcaloidi, oltre a rendere meno fastidiosi i peluzzi spinosi di cui le foglie e la pianta intera sono ricoperte. In generale sappiate che la maggiorparte delle piante ha al suo interno delle sostanze leggermente tossiche per l’uomo, delle specie di sistemi di difesa, che sono completamente trascurabili quando si varia spesso ciò che si mangia. Anche i comunissimi spinaci, ad esempio, contengono una buona quantità di acido ossalico che se assunto in quantità elevate inibisce l’assorbimento di diversi minerali, primo fra tutti il calcio, e genera sali che vanno a intasare le vie urinarie provocando calcoli renali. Citando Paracelso, “è la dose che fa il veleno”: in una dieta ricca e variegata che includa molta frutta e verdure diverse c’è ben poco di cui preoccuparsi, a meno che non vi venga voglia di farvi una bella scorpacciata di cicuta, che volendo si trova spontanea un po’ dappertutto 🙂
// Cous Cous con borragine e ortica al profumo di limone //
°° Ingredienti °°
- 300 grammi di cous cous integrale
- 200 grammi di ortica
- 200 grammi di borragine
- 2 spicchi d’aglio
- 100 grammi di lenticchie nere lessate in precedenza
- 100 grammi di lenticchie rosse lessate in precedenza
- un limone rigorosamente bio o non trattato
- olio e.v.d’oliva
- sale marino integrale
- pepe nero
Per la ricetta ho tratto ispirazione dal numero di Aprile di Sale&Pepe.
Era proprio lei, allora…. la borragine.. avvistata ieri nei pressi di Montalcino….
😉
Ebbene sì Gaia, inconfondibile! Anche se mi piace fotografarla di spalle 🙂
Anche io ho dovuto avvistarla tirando fuori il mio radar selvatico interno durante dei giri in macchina verso paesi vicini, intorno a casa mia non cresce…l’ho raccolta in trasferta!
Una descrizione di nonna che ricorda tanto la mia, prima insegnante in materia di erbe spontanee. Le conosce davvero tutte e le prepara in mille modi (anche in pastella … e mannaggia a te cosa mi hai fatto venire in mente!!!). Però con il cous cous mancava! Dovrò rimediare prima di subito.
Ps: se ti serve una dose di ordine e pulizia te ne cedo volentieri uno spcchio della mia … che in quell’ambito rasento quasi il maniacale-compulsivo 🙂
Martina MAGARI! Me ne prenderei volentieri un pezzo 🙂
Spiacente per l’istigazione a delinquere, ma vedrai che alla fine mi ringrazierai…
Claudia non posso crederci, ho passato la giornata di ieri a raccogliere la borragine, a pulirla, lessarla e adesso tento in vano di mantenere in vita i fiori dentro la doccia perché vorrei usarli quanto prima, e a Romq non li troverei così facilmente 🙂 che meraviglia il tuo piatto, mi piacciono tanto queste preparazioni!un bacio!
Che bella coincidenza Laura! Ti toccherà sbrigarti, i fiori sono piuttosto delicati. Anche io da ieri ho qualche cima fiorita in un bicchiere con un po’ d’acqua e già stamattina c’erano diversi fiori caduti durante la notte.
Grazie dei complimenti, contenta che la ricetta ti piaccia 🙂 Un bacio a te.
Tu non sai quanto vorrei che crescesse anche dalle nostre parti… qui è introvabile! Me la ricordo nei viaggio in centro Italia, fossi stata accorta me ne sarei portata una piantina nella speranza che attecchisca anche qui! 😉 Ottimo questo cous cous, se ti va di portarlo anche alla mia raccolta Integralmente a primavera, mi farebbe proprio tanto piacere! A presto!
Eh Daria, tu in compenso hai il radicchio di Treviso facilmente reperibile e a prezzi umani…a ciascuno il suo 🙂 Mi risulta che la borragine sia piuttosto resistente al trapianto, non so alle temperature più nordiche, ma ormai non credo ci sia più grande differenza…dovresti provare! Però ti toccherebbe scendere in centro proprio in questo periodo, il ciclo della borragine è abbastanza breve…
Partecipo volentieri alla raccolta, il tempo di organizzarmi con banner vari e arrivo!
Io la semino nel mio orto la borragine, cresce bene e dissemina abbastanza
Sì, nei terreni che le piacciono si espande molto volentieri da sola :).
Io credo nel disordine non fine a se stesso, ma in quello creativo! O almeno, questa è la risposta che mi dà Matteo quando arrivo nella sua stanza/ufficio e mi metto le mani nei capelli! 😀 Io tengo all’ordine ma non sono maniacale e da sempre i “perfettini” non mi sono simpatici… il disordine in un certo senso è anche vitale! E grazie per avermi ricordato che presto anche in dispensa andranno fatte le pulizie di Pasqua! 😀
Mi hai fatto venire una voglia di raccogliere borraggine, ma dove la trovo? A Villa Ada esisterà? 🙂 Un altro mio piccolo pallino è trovare nei campi la cicoria, che da brava romana è sulla mia tavola almeno una volta a settimana, ripassata in padella!
Adoro i cous cous vegetali, devo mettermi all’opera e prepararli anche io…
Sì, sì, anche secondo me è vitale e anche molto naturale, ma quello che mi opprime credo non sia il disordine creativo di cui parli, ma quello che invece la creatività la inibisce!
Non sono sicura che tu possa trovare la borragine a Villa Ada, ma tentar non nuoce, in quelle parti più selvagge del parco. Altimenti chiedi a Laura dove l’ha pescata e fattene portare un po’ la prossima volta 🙂 La cicorietta romana non la batte nessuno, quando scendo a Roma cerco sempre di prenderne un bel bustone al mercato sotto casa dei miei prima di ripartire!