La prima gelata notturna si è fatta attendere, quest’anno, più del solito; è arrivata senza che l’aspettassi più, stendendo un velo bianco di silenzio sul mattino e vincendo le resistenze delle ultime foglie d’acacia.
Con la prima gelata è arrivato anche il tempo di raccolta per le bacche di rosa canina, per i cachi che pendono dai rami spogli in un’ultima esplosione di colore prima della lunga notte, per le melagrane sanguigne, ora davvero mature sul mio albero, da spremere subito in succhi asprissimi, da addolcire infilando nell’estrattore anche mele o arance.
È anche il tempo dei primi agrumi, finalmente, delle Navel succose da mangiare e da bere e delle clementine dolcissime, tra i regali più generosi quanto effimenti dell’autunno, troppo breve il loro momento comparato alla loro delizia.
Ne ho da poco distribuito un grosso carico arrivato direttamente da Ribera, Agrigento, terra preziosa per gli agrumeti, mitigata dalla vicinanza del mare e al riparo dalle correnti fredde, ai tanti che ne avevano ordinati a cassette più o meno voluminose, in un lungo e faticoso pomeriggio alleviato dal profumo intenso dei frutti che invadevano il magazzino.
In aromaterapia l’essenza degli agrumi, di arance e mandarini in particolare, è utilizzata tra le altre cose per favorire il buonumore e l’allegria, per risanare i luoghi dove siano avvenute liti furiose e drammi, per diffondere energia e vitalità laddove ne manchi o ne serva più del solito. Quando il loro odore avvolge le persone, tutto appare immediatamente più facile, leggero, gioioso.
Avete presente quando, senza che voi possiate vederlo, magari su un bus affollato, in treno, in un’aula o in un cinema, qualcuno rompe la scorza di un mandarino per mangiarne la polpa? Che sensazione meravigliosa avvolge l’anima all’improvviso. Mi torna alla memoria ora, essendo passata casualmente vicino alla scuola proprio oggi, che mi capitava sempre durante il corso di erboristeria che ho seguito a Roma ogni due lunedì per 9 mesi, qualche anno fa. Ero sempre in primissima fila, che da adolescente ho odiato la scuola ma poi, quando ho potuto scegliere cosa studiare, sono diventata una gran secchiona; non vedevo quindi cosa facessero le persone tra me e l’insegnante, perché erano sempre quasi tutte dietro il mio banco, ma benedicevo quel qualcuno che in ognuno di quei pomeriggi spezzava la lunga lezione con un’arancia.
E sapete cosa? Mi sta capitando esattamente ora mentre ne scrivo, sul pullman che da Roma mi riporta a Siena dopo una troppo breve discesa per impegni burocratici, dove qualcuno ha chiaramente appena attaccato una clementina. Ne ho un paio anche io nello zaino, tra poco farò la mia parte 🙂
Insomma, che la distribuzione del primo ordine collettivo di agrumi della stagione sarebbe stata impegnativa ma allegra lo sapevo; la sorpresa è stata ricevere anche due cassette di avocado all’interno dello stesso carico, belli e ancora da maturare, appena colti dopo un’estate passata a crescere sotto il sole siciliano. C’è voluto un po’ per poterli finalmente assaggiare, la pazienza di farli ammorbidire accanto alle mele, nella fruttiera in ceramica colorata. Ma nel momento che li ho scoperti pronti, c’erano lì a disposizione proprio i compagni che avrei voluto per loro.
Finocchi e arance possono soddisfare a pieno il palato, quando uniti in insalata, senza alcun aiuto esterno, ma accompagnarli con un avocado cremoso e saporito è sempre una buonissima idea, quando se ne abbiano a disposizione. A dare più carattere si può invitare anche qualche foglia di cavolo riccio (ve l’avevo detto che l‘avrei utilizzato ancora e ancora, adesso che so dove trovarne di buono!) e qualche chicco di melagrana, che rende il piatto anche più bello e colorato. Un po’ di frutta a guscio ci sta sempre bene, in un’insalata: cosa si sposa meglio con i frutti di Sicilia delle mandorle? Le mie sono pugliesi, ma vabbè, fa lo stesso.
Sale, olio e un goccio di balsamico saranno sufficienti come condimento, ma se avete della senape, magari fatta in casa, preparate una vinaigrette saporita, renderà tutto ancora più interessante.
Se non avete il cavolo riccio sostituitelo con del cavolo nero, anche se non avrà lo stesso effetto cromatico e di gusto, o anche con della rucola, di quella buona però, non quella robaccia in busta: cercatela al mercato o da un produttore diretto, invece che al banco frigo, la differenza di sentirà al primo morso.
// Insalata di arance, finocchi e cavolo riccio con avocado e melagrana //
°° Ingredienti °°
- 3-4 foglie voluminose di cavolo riccio
- un avocado
- una grossa arancia
- un grosso finocchio o due piccoli
- chicchi di melagrana a piacere
- poco succo di limone
- una manciata di mandorle
- un cucchiaino di senape
- 4 cucchiai d’olio e.v.d’oliva
- 1 cucchiaino di aceto balsamico
- la punta di un cucchiaino di pepe rosso di Cayenna (facoltativo)
- sale marino integrale
Che buona Claudia! La faccio senz’altro : giovedì che vado dai miei contadini compro avocado arance e finocchi. Brava!
Appena puoi devi prendere anche il mango siciliano io ne vado matta , l’ho pure essiccato!
Un abbraccio
Anto
Vabbé, averli sempre lì a disposizione è un sogno! Per questo e non solo vi invidio spesso, a voi siciliani. Al mango ho dato la caccia, ma finora nessuno dei nostri fornitori ne ha avuto a disposizione, uff. Spero di provarli presto, ho l’acquolina solo a pensarci. Anche essiccato poi…
Un abbraccio a te Anto!!
Questo è “il mangiare a colori” che amo e che scelgo, come avere una tavolozza e un piatto al posto della tela… con il cibo possiamo essere un po’ pittrici, secondo l’umore, il gusto e la stagione! Mi verrebbe spontaneo aggiungere un tocco di viola con delle striscioline di cavolo cappuccio, ma perchè io sono fissata con quel colore 🙂 E poi vedo bene un olio all’arancia per condire, che aggiunge profumo al tutto secondo ciò che scrivi… l’aromaterapia mi incuriosisce, il naso da gatta sarebbe molto stimolato 🙂
Eh, come dicevo nel post il frigo ha dettato legge, nel fare questa ricetta: ce lo avrei messo pure io il cappuccio viola, che metterei OVUNQUE, tanto è bello e buono, ma risultava non pervenuto 🙂 Ma sposo in pieno il mangiare a colori: i chicchi di melograno sono stati un’idea dell’ultimo secondo, quando avevo già iniziato a fotografare…era tutto troppo, troppo verde, mancava qualcosa, e mi sono ricordata di cosa c’era in giardino!