Quest’anno i dintorni di casa sono tra i più gettonati in assoluto per le soste dei turisti. Non passa giorno in cui non veda almeno 2 o 3 macchine fermarsi (e non sto certo lì a guardare tutto il tempo, altrimenti chissà quante altre ne vedrei!), la gente scendere sorridente, come ammaliata, gli occhi rapiti da uno strano incantesimo; come per le api, quel mare di girasoli è irresistibile per tutti: donne, uomini, bambini, anziani, chiunque cede senza fare alcuna resistenza alla loro solare allegria.
A starci dentro, in quel mare, sembra di stare in mezzo ad una folla di persone, tutte a guardare a testa alta nella stessa direzione, come ad un concerto. Molti sono parecchio più alti di me, altri decisamente più piccini, alcuni sono freschi e pimpanti, altri affaticati dall’età e dal grande caldo.
Forse ad attirarci tanto dei girasoli, oltre a quel giallo vivace e brillante, è il loro essere così antropomorfi. Con quell’enorme capolino, che mediamente è grande quanto un volto umano, che si erge ben dritto su uno stelo forte e stabile, con grandi foglie qua e là a dare equilibrio all’insieme, ci ricorda la nostra stessa forma, ci è ben più familiare di una spiga d’orzo o di una pianta di lenticchie. Così, forse ancor di più, quando il girasole inizia a seccare e chinare il capo: allora, da giovane allegro e pieno di vita, si trasforma in una vecchia megera, la testa bassa circondata da capelli senza più colore, spenti e sfibrati, afflitta dalla perdita della giovinezza mentre la sua prole, i semi che porta su di sé, crescono e maturano sempre di più.
Durerà ancora poco, la processione di turisti con macchina fotografica al collo e smartphone incollato alle mani. Il giallo di quel mare si spegne sempre di più, rapidamente; presto non sarà più attraente per nessuno, se non per i cinghiali ghiotti di semi. Ma adesso, in questa fase di mezzo, mi piace osservare i fiori sbocciare ogni giorno, la corolla aprirsi alla luce, il capolino trasformarsi di continuo, man mano che i piccoli fiori nel fiore si aprono dal primo cerchio esterno fino al centro, inebriando ghiotte api laboriose, cariche del loro polline.
Una vera meraviglia, il capolino del girasole, si potrebbero passare ore ad osservarne ogni più piccolo dettaglio: splendido esemplare della famiglia delle composite, uno dei più rappresentativi, matematicamente perfetto, mirabile esempio dell’ordinata armonia insita nel caos della natura.
Ma è un altro il protagonista della ricetta di oggi: l’avena, una graminacea, un cereale quasi senza glutine e particolarmente dolce, tant’è che viene usato per lo più nella colazione sotto forma di fiocchi. Il latte che dall’avena si può facilmente ricavare è anche particolarmente indicato nella preparazione dei dolci, grazie al suo sapore delicato. Se vi ricordate, l’ho usato di recente per la torta di compleanno di GranoSalis, promettendovi di darvi al più presto la ricetta per la sua autoproduzione. Ed eccola qui, anche se c’è ben poco da dire, si tratta più che altro di conoscere le dosi. La preparazione infatti è davvero semplice, molto simile a quella del latte di mandorla. Si tengono a mollo i chicchi per tot ore, si scolano, si frullano, si filtrano. Io qui vi dò la ricetta con i chicchi interi (li prendo al Pereto che coltiva l’avena bianca, una varietà antica); per la ricetta ho fatto riferimento a quella trovata sul libro (bellissimo) The Green Kitchen, nato dal blog svedese/danese Green Kitchen Stories. Lì gli autori non sottopongono i chicchi ad alcuna bollitura, come invece leggo in tutte le ricette trovate in rete. Che voi sappiate esiste qualche controindicazione in questo? Il metodo è senz’altro più semplice e in ogni caso i chicchi, se lasciati germinare dopo l’ammollo, possono essere consumati anche crudi; l’ammollo stesso è una pre-germinazione. Se pensate poi che nella famosa crema Budwig, la colazione dei campioni del metodo Kousmine, i cereali vengono inseriti crudi e macinati, senza nemmeno l’ammollo, non credo che la non bollitura in questa mia preparazione possa far danni. Il latte comunque potete farlo anche a partire dai fiocchi d’avena, in questo caso sarà ancora più rapido, perché andranno lasciati a mollo giusto una mezz’ora prima di frullare e filtrare. Da quello che trovo in rete, si usano mediamente 100 grammi di fiocchi per litro, a me sembrano pochini, ma non ci ho ancora provato.
Non è che in generale sia una grande consumatrice di latte vegetale: non mi piace berlo così com’è (non ho mai amato molto nemmeno il latte vaccino), lo uso più che altro per preparare dolci. Il fatto di autoprodurlo vi permette di farne solo la quantità necessaria: in questa ricetta potete dimezzare le dosi per ottenerne mezzo litro, dimezzarle ancora per ottenere 250 ml, o usare le proporzioni per ottenere la quantità esatta che desiderate. Se vi è capitato di dover buttare quel cartone da un litro di latte d’avena abbandonato in frigo di cui avevate utilizzato giusto 200 ml, sapete quanto tutto ciò sia utile. E inoltre niente imballo e pochissima spesa a confronto con un latte confezionato.
Il latte di mandorla, a mio parere, è nettamente più buono, ma quello d’avena più economico e adatto anche a chi ha problemi con la frutta secca. Provatelo!
// Latte di avena fatto in casa //
°° Ingredienti °°
- 150 grammi di avena in chicchi
- un litro di acqua fresca
- facoltativi: spezie e dolcificanti per insaporire



Bellissime le foto dei girasoli!!!un bacio gianna
Cara, grazie! E un grande bacio a te!
Provato oggi, è una cosa pazzesca, grazie per la ricetta! Tra l’altro complimenti per questo blog, che ho scoperto da poco e di cui sto leggendo a ritroso gli articoli, in particolare sulle piante officinali, che sono la mia passione. Complimenti per come scrivi e per la capacità di raccontare, che non è da tutti! Spero di leggere presto nuovi articoli, buona estate!
Enrico! Scusa se ti rispondo così tardi, ma ho visto ora i tuoi commenti, qui e al post successivo, mi erano finiti in spam! Non mi spiego come mai, visto che non hai inserito nemmeno alcun link nel commento, è un vero mistero…
Grazie grazie e grazie infinite per tutti i tuoi complimenti, sono davvero contenta che ti trovi bene qui 🙂
Io ho provato a fare il latte di mandorle passandole nell’estrattote dopo l’ammollo; va bene lo stesso con l’aveva? Grazie!!!
Credo proprio di sì! Magari sperimenta con una piccola quantità la prima volta, ma non penso dovresti avere problemi.