Un altro risveglio bianco e pungente. Fuori dalla finestra tutto è fermo, irrigidito dalla gelata, i suoni sono attutiti. Se le giornate non fossero così limpide e assolate sarebbe dura uscire di casa, ma basta un’ora di sole a ridare colore e vita, alle piante e alla mia pelle. Quando arriva la parte centrale della giornata, stare in casa è impossibile: la luce intensa e il calore chiamano fuori, le colline delle crete senesi chiedono di essere percorse, di svelare punti nascosti, di essere viste sotto una nuova prospettiva, attraversando alcuni campi rimasti stranamente liberi dal rosso arancio dei diserbanti, quest’anno.
Dicembre, un mese di passaggio che arriva al culmine del solstizio con tutta la lentezza dell’autunno morente. Per le strade di città si percepisce forte la frenesia del natale alle porte, ma la campagna vibra a una frequenza completamente diversa, quella della quiete e del riposo, dell’introversione e del ritiro. L’arbusto di melograno si lascia avvicinare con più difficoltà ora, le spine acuminate all’apice dei rami difendono gli ultimi frutti rimasti all’interno, che solo i pettirossi raggiungono senza farsi male.
Le gelate sono arrivate già da un po’, e nonostante qualche intoppo, sono riuscita anche quest’anno a fare scorta di rosa canina, in un sabato mattina unico tra tanti a non godere a pieno dei raggi del sole, ma riscaldato dalla vicinanza di un’amica sincera. Aspettare le prime gelate è sempre consigliabile, come vi raccontavo qui e qui, anche se sarebbe bello poter raccogliere prima, quando le dita non hanno bisogno di protezione dal freddo. Mi aspetta una bella pulizia adesso, al caldo del camino acceso, con una bella tazza fumante accanto a me. Inaspettatamente, ai margini un podere abbandonato ho scovato anche un ricco giacimento di calendula in fiore, che è andata ad aggiungere tanto giallo al rosso del cestino, e che ora già macera lentamente nell’olio.
Ma è un altro rosso quello protagonista di oggi, lo stesso della scorsa settimana, il color rubino dei melograni. Anni fa, durante il primo autunno di questo blog, provai a farci una marmellata, ve l’ho raccontato qui, poi ci ho fatto anche uno sciroppo, buonissimo sui pancake. Ma è davvero un peccato sottoporre a calore questi grani così ricchi di sostanze preziose, così, a parte il succo fresco, ho trovato un altro modo per processarli e metterli in un dolce senza doverli prima passare sul fuoco. Il succo l’ho fatto diventare una marmellata a crudo, da stendere in una base di frutta secca.
Credo sarà questo il mio saluto a dicembre e al 2016, non penso riuscirò ancora a pubblicare qualcosa. Dopo l’ultima settimana di lavoro me ne scenderò un po’ nella capitale, dove il natale, ora lo so per certo, mi riserverà qualche sorpresa. Il prossimo anno inizierà con tanti impegni, ma di questo vi dirò più avanti, Per ora mi godo questa fine d’anno; voi, se vi va, godetevi tutta la dolcezza e il nutrimento di queste crostatine deliziose. A presto!
// Crostatine senza cottura al melograno e semi di chia //
°° Ingredienti °°
- 250 grammi di succo di melograno
- 4 cucchiai di semi di chia
- 12 datteri
- 150 grammi di mandorle
- un cucchiaio di sciroppo d’agave
Anche io ho una bella scorta di frutti di melograno e mi chiedevo cosa farne senza ricorrere alla cottura… questa della marmellata cruda è un’idea geniale la proverò sicuramente! Grazie per l’ispirazione 😉
Il succo resta sempre il meglio per approfittarne, ma questa è un’idea in più 😉 Grazie a te!
Questa è una delle ricette non natalizie più natalizie che abbia visto in questo periodo! Non ci sono gli addobbi, ma c’è questo rosso che buca lo schermo, che un po’ mi ricorda le fragole e un po’ i rubini e mi sembra di sentire la voce soddisfatta del melograno che dice “vedete, cosa so fare?”! 🙂
Sento colore, tanto. Che fa da contrasto al gelo e al freddo dell’aria e che forse rispecchia una voglia – condivisa – di positività, specialmente quando arriva l’ultimo mese dell’anno, con cui io litigo spesso!
Non ti ripeto di miagolare quando torni a Roma, perchè sai che ci sono, che sia per vedersi o sentirsi! Ma dimmi, intanto, una crostatina arriva con il teletrasporto? 🙂
Eheheh, certo che arriva, vado ad attivare subito la mia macchina per il teletrasporto in cantina. Peccato faccia viaggiare solo i piatti e non le persone 🙂
Il melograno è stato molto presente in questa fine d’anno, la voglia di positività c’è, e pure tanta. Come anche i litigi con dicembre. C’è tutto insomma!
Speriamo di riuscire a vederci, ho pochi giorni e la piccola è già arrivata, ma cerco in tutti i modi di trovare il tempo almeno per un tè. A presto!
Questo rosso, l’avevo intravisto e mi chiamava da un po’…sai che amo la melagrana! E ne approfitto di questa atmosfera dicembrina che chiama forte all’autunno appena andato per farti gli auguri. Intanto però mi segno anche la ricetta che questa è proprio nuova anche per me 🙂
Un bacio!
Chissà perchè la chiamo sempre al maschile, LA melagrana. Il femminile le dona così tanto. E le si addice un bel po’, vista la sua simbologia.
Tanti auguri anche a te carissima, ci risentiamo prestissimo!!
È stato il bianco della neve che invece ho trovato al mio risveglio, stamattina, e guardando tutto questo bianco mi sono ritrovata in quello che dici tu spesso, nella natura silenziosa, che riposa e sembra morire, ma che cresce e va avanti, sempre, nonostante tutto. Reduce da settimane di troppo e inutile cibo vorrei proprio una di queste crostatine, così fresche, semplici e sincere… Buon gennaio e buon anno! ;-))
Ciao Eli! Bianco della neve anche per me stamattina, inaspettatamente! Solo un velo però, ma tenace, non accenna ancora a sciogliersi. La neve è l’apoteosi del silenzio invernale, secondo me, rende tutto ancora più ovattato e calmo.
Buon anno anche a te!