Giugno è un buon momento per tante cose. Per le prime serate all’aperto a gambe nude, per gli occhiali da sole e i finestrini abbassati in macchina, per fare il cambio di stagione negli armadi (perchè, voi riuscite a farlo prima?!). Per ascoltare il coro dei grilli al tramonto nel mare verde delle colline profumate di ginestra, per spiegare ai bambini, nelle notti di luna nuova, cosa sono le stelle, e per raccogliere fiori medicinali. Quelli profumati del tiglio, ad esempio, e dell’elicriso, che è lì lì per sbocciare, in attesa del più intenso sole dorato da cui prende il nome, o l’iperico, che non attende certo il tradizionale giorno di San Giovanni per iniziare a donarci la sua solare energia. E la camomilla.
Con la camomilla quest’anno sono arrivata un po’ lunga; sono uscita a bottinare per il mio oleolito solo la scorsa settimana, quando tante piante erano già sfiorite, ma ce n’era ancora tanta, bella e profumata. Avevo adocchiato qualche decina di giorni prima un nuovo luogo di raccolta, guidando verso gli orti di Marcello e Lucy: un grande incolto scarlatto di papaveri, con macchie gialle e bianche nel mezzo. Ormai conosco le abitudini della camomilla: non ho avuto bisogno di scendere dalla macchina per controllare che fosse proprio lei, a far compagnia ai papaveri, e ci sono tornata a colpo sicuro, quando ne ho avuto il tempo.
Sulla strada, ho notato anche un altro incolto, che ha subito catturato il mio sguardo: c’era la più alta concentrazione di iperico che avessi mai visto; abbiamo preso appuntamento e sono arrivata puntuale, questa domenica, armata di forbicine, vasone di vetro e fazzoletto da legare in testa, quando il sole ne aveva già asciugato i petali dall’umidità notturna ma non era ancora così forte da rendere il raccolto spiacevole e faticoso. L’erba era alta e ho dovuto attraversare un fossato un po’ alla cieca, ma ho raggiunto le mie piante, un’esplosione di giallo circondato dalle prime verbene, dal rosa-lilla dei cardi, da giovani artemisie e pannocchie di romice in maturazione. Uno dei miei migliori raccolti di iperico, secondo forse soltanto a quello dello scorso anno, che ha avuto dalla sua la bellezza del paesaggio, il silenzio e il momento magico del tramonto estivo. In entrambi i casi, la stessa gratitudine per la generosità della natura: nell’abbondanza di questa primavera piena d’acqua e di sole e nella scarsità di quella passata, resa debole dalla prolungata siccità.
Pensavo di conoscerli a memoria, i miei dintorni, ma non finiscono mai di sorprendermi. Come quel sentiero che corre sotto al paese, un po’ franoso e abbandonato, dove ho scovato quello che per me è un vero tesoro. Sono 7 anni che non cambio più casa, dopo i numerosi traslochi precedenti, e ho percorso quel sentiero, durante i miei corsi di riconoscimento erbe o a spasso col cane, decine e decine di volte…possibile che non l’abbia mai visto? Che sia arrivato solo quest’anno? Fatto sta che ho tirato un urlo alla vista di quei petali rosa, tanto da far allarmare il povero Urano: davanti a me, arrampicate sulla roccia, se ne stavano ben quattro piante di Papaver somniferum, il mitico papavero da oppio, che ho sempre desiderato trovare spontaneo, in fiore.
E che ho anche seminato in vaso quest’anno, senza successo. Vi ricordate? Ho rubato i semi l’estate scorsa in Puglia, nottetempo, nascosta dallo sguardo dei locali che non volevano concedermeli, come vi ho raccontato qui. Ebbene, li ho poi seminati, ma forse troppo tardi, e non è spuntato nulla, nemmeno un piccolo germoglino. E non è colpa del mio pollice nero, stavolta: li ha piantati anche una mia cara amica a cui ho regalato i semi, e lei sì che ci sa fare. Niente, non sono spuntati nemmeno sotto le cure delle sue manine d’oro. Riproveremo entrambe con una semina autunnale, con i semi pugliesi e, a questo punto, con quelli che prenderò dalle piante del mio sentiero, magari meglio adattate al nostro clima. Questi fiori sono uno splendore. E che eleganza le capsule dei semi! Ne avete mai trovati?
Non è l’unica sorpresa che mi ha regalato questa primavera: grazie allo sguardo attento dell’amica di cui sopra, che ne ha scovato un esemplare a bordo strada negli splendidi (ed evidentemente salubri!) dintorni della sua casa in mezzo al bosco, ho potuto ammirare un fiordaliso spontaneo. Una vera rarità, ormai, martoriato dall’agricoltura intensiva e dai fitofarmaci, che non è riuscito a fronteggiare così bene come altre piante. Quel colore, tra l’azzurro e il violetto, è una vera gioia per gli occhi; è unico, tra mille altre sfumature. Così delicato e fragile, si vorrebbe proteggerlo da ogni avversità, come il passaggio delle auto, un taglio dell’erba ordinato dal comune a bordo strada, una qualsiasi minaccia che gli impedisca di riprodursi e tornare a popolare i prati. Posso fare ben poco, solo auguragli di evolvere diventando sempre più forte, e magari riuscire a passare geni più resistenti alla sua discendenza.
Mentre i miei oleoliti macerano al sole, preparo qualcosa di fresco: voglio usare le ciliegie, già tanto mature, che ho preso approfittando di un ordine collettivo da un produttore di Seggiano, ai piedi del Monte Amiata. Ciliegie scure e dolci, che non hanno bisogno di altri zuccheri se non i propri. Qualche fiore di camomilla lo tengo da parte per aromatizzare il latte di mandorla, per dargli tutto il sapore di giugno e dell’estate che si avvicina.
Vi dò due versioni di questo budino semplicissimo e naturalmente dolce, senza zuccheri se non quelli della frutta: una a crudo e una che prevede la cottura delle ciliegie, poi scegliete voi quale preferire, a seconda del vostro gusto, del tempo che avete a disposizione, della voglia del momento. Nei budini immortalati qui nel post c’è un mix dei due procedimenti: infusione a caldo e coulis di ciliegie a crudo. Preparando una salsa cotta, la troverete più densa e dolce, grazie alla concentrazione degli zuccheri e all’evaporazione di parte dell’acqua.
Questa ricetta voglio dedicarla a Marcella, una lettrice silenziosa e di lunga data che si è fatta conoscere solo di recente, per ringraziarla ancora una volta delle sue parole così gentili e del suo bel sorriso. Ma anche a tutti voi, che siete lì a leggere queste righe: bello sapere che ci siete!
// Budino di mandorla e chia alla camomilla con coulis di ciliegie //
°° Ingredienti °°
- 500 grammi di latte di mandorla
- 4 cucchiai abbondanti di semi di chia
- 3 cucchiai colmi di fiori di camomilla freschi (o 2 rasi di fiori secchi)
- 3-4 datteri
- 280 grammi di ciliegie
- il succo di mezzo limone
- facoltativo (io non li ho messi): 1-2 cucchiai di sciroppo di mele, miele o zucchero
Dovevo già passare la scorsa settimana per farti i miei complimenti e invece mi sono persa come sempre, ma davanti alla camomilla sai che ho un debole…
Brava Claudia!Brava, brava!Per il nuovo libro, ma anche per il tuo modo di essere vero e sincero.
Questo papavero sembra un po’ il premio di tutto questo percorso, è di una bellezza commovente!
…e poi che dire, la Natura è così, quando crediamo di conoscerla ci sorprende ancora.
Un abbraccio!
Sul perdersi hai tutta la mia comprensione, e sulla camomilla ovviamente pure. Ho un debole anche io per questa pianticella così speciale, per quanto molti la diano per scontata. Ed è stata, casualmente, la prima di cui ho scritto qui sul blog, per la categoria delle erbe spontanee. Grazie cara Manuela e un abbraccio grande a te!
I fiori, il colore rosa, i vasetti, la camomilla, le ciliegie, le mandorle… inutile che ti dica quanto mi piaccia tutto, mi conosci e lo sai! Giugno ha già dato i suoi primi regali ed è solo all’inizio, siamo pronte a raccogliere tanto altro e sono curiosa anche di vedere quale sarà il mio prossimo sogno coi petali realizzato! Da adesso in poi guarderò la camomilla con occhi diversi e nuovi e saprò a chi pensare! 🙂
Anche io ho legato diverse piante a diverse persone, per eventi che ci legano, carattere, fisicità, profumo. Ora, nella camomilla, ci sarà anche un po’ di voi due. Bisognerebbe proprio rivedersi, cavolo, nel tuo cortile, a casa tua e poi a Villa Ada, come la prima volta! Ma speriamo di riuscirci prima ad organizzare io e te 🙂
… lo spero anche io… 🙂 Intanto vedo che l’estate ha portato il nuovo sito, il frutto del tuo lungo lavoro e un traguardo che finalmente si tocca con mano! Mi ricordi una lumachina, che ha fatto tutto con calma, ma andando piano è arrivata sana e lontana… 🙂 E che bello, adesso posso scrivere tutti i puntini di sospensione che voglio, ahaha!
Si legge, si vede e si fruisce bene, questa grafica… tutto è (in) grande, tutto chiaro, tutto luminoso!
Sìììì, ce l’ho fatta finalmente! E ho appena pubblicato il primo post del nuovo sito, dopo quasi un mese da questo…che fatica 🙂 Ma sono tanto contenta anche io, come ho scritto di là chiudere questo file mi ha tanto alleggerita, anche se il lavoro da fare è ancora molto. Daje coi puntini e grazie di cuore cara Francesca!
Cara claudia…che dire…sono giorni stracolmi di emozioni. Grazie per questa dedica, grazie per quegli abbracci così ricchi di un’emozione sincera. Oggi raccogliero’ la camomilla (i miei aiutanti tagliuzza-fiori li hai conosciuti ) e penserò a te, ai tuoi consigli, alle tue ricette, alle tue fotografie e al tuo dolcissimo sorriso…grazie di tutto..marcella
Non mi prodigo di nuovo in “grazie” pure io altrimenti rischio di diventare eccessiva…ma se hai colto la sincerità dell’emozione, ripeterlo è effettivamente superfluo. Però grazie!! 😀
Spero che la vostra piccola vacanza sia proseguita al meglio…ti scrivo presto per raccontarti di più dell’oleolito, se mi segui lo sai che lotto sempre con il tempo, ma alla fine faccio tutto. E sai che ho tanto da lavorare alle novità del blog che hai saputo in anteprima 😉
Un abbraccio ancora a te, ai tuoi piccoli e dolcissimi aiutanti, al tuo compagno, che ci ha fatto ridere un bel po’! E a presto.
Che ricetta deliziosa!!! Mmmm…
Comprati anc’io semi di questo splendido papavero on line… ma leggendoti Claudia mi sento scoraggiata…
Dici che è difficile farli germogliare? Hai qualche consiglio da darmi in proposito?
In autunno cambierò casa e finalmente mi trasferirò definitivamente in campagna! Sogno una parte del mio giardino un po’ in declivio pieno di fioriture e perché no, anche di papavero da oppio… per ora i semi sono in in sacchetto al buio in uno scaffale asciutto… chissà!!!!
Abbracci
Sara
Grazie Sara! No no, non scoraggiarti sul papavero, basta piantarlo al momento giusto, secondo me…io sono arrivata un po’ lunga, dovrebbe aver bisogno di un po’ di freddo per germogliare, ed io ho piantato che era già fine aprile. La semina ideale è verso ottobre-novembre oppure a febbraio-marzo, a quanto ho letto. Dei semi selezionati e venduti in busta poi potrebbero essere più affidabili dei miei presi dalla strada, anche se non è detto, ma credo proprio che non sia difficile come pianta.
Che bello, una nuova casa e un nuovo giardino da far germogliare! Ho in programma visite a progetti interessanti per quello che riguarda fiori selvatici da coltivare, ne vorrei parlare anche qui sul blog…ti farò sapere 😉
Abbracci a te!
Mi rincuori Claudia!
Grazie! I tuoi consigli sono sempre preziosi!
Già! Non sto nella pelle all’idea di prendermi cura di un nuovo pezzetto di terra!!!
Per me poi i fiori hanno una doppia bellezza perché sono sempre alle prese con i miei esperimenti tintori… ultimamente i fiori di melograno hanno dato un simpatico arancio alla mia lana! :))
Sarei davvero interessata a iniziative circa la coltivazione di fiori selvatici!! Resto connessa!!!
Sogni d’oro!!!
Sara