Era il solstizio d’estate quando sono stata in visita a Puscina la prima volta. Il solstizio d’estate 2019. Questo la dice tutta su quanto a lungo, alle volte, mi tiri avanti la stesura dei contenuti che ho in mente, ma alla fine eccomi qua :).
Era da tempo che conoscevo l’esistenza di questo luogo, ne avevo letto in giro e ne avevo sentito parlare da persone che erano state a frequentare i corsi organizzati nel giardino, ma non ero ancora mai riuscita a spingermi fin lì, anche se la distanza da casa mia è di appena una quarantina di minuti. Poi un giorno di giugno ho scovato su facebook un evento, appena un paio di giorni prima che arrivasse: porte aperte a Puscina Flowers, il 21 giugno, al tramonto. Non ho impegni, ce la faccio. E infatti eccomi, in quel crocevia di strade bianche ed esperienze che si incontrano lungo la piccola statale tra Pienza e Montepulciano, dove mi è capitato poi, durante l’estate, di fare più di una visita. Che posto magnifico. La Val d’Orcia in generale, alcuni angoli ancor di più. Oggi voglio raccontarvene uno, che non sarà di certo l’ultimo, ma sicuramente uno dei più belli in assoluto.
Lo sapete, il mio pollice non è poi così verde, e sono certo molto più affine a ciò che cresce e se la cava da sé, che a ciò che necessita delle umane cure, almeno per ora. Tant’è che conosco ben poco di piante ornamentali, di piante da giardino o da appartamento, a meno che non siano variazioni delle stesse che posso trovare spontanee in un pascolo o lungo un sentiero. A chiamarmi verso Puscina è stata la bellezza. La struggente bellezza di un giardino, carico di colori e forme armoniche, di diversità, di viva poesia, incarnata nei fiori che seguono il loro ciclo stagionale immersi nella dolcezza dei declivi toscani. Ma non è tutto, non poteva essere solo questo. A chiamarmi verso Puscina è stato anche un certo approccio agricolo che ho pensato valesse la pena raccontare. Perché chi coltiva la terra non lo fa solo e unicamente per produrre cibo, e quando non si produce cibo credo sia ancora più necessaria una presa di responsabilità nel custodire quella terra in un certo modo.
A Puscina si coltivano fiori locali, con metodi sostenibili. Il progetto è giovane, nato nel 2014, realizzato e portato avanti da tre sorelle, Laura, Mara e Teresa Cugusi, che sono approdate a questa idea un po’ per caso. Avevano a disposizione un terreno di famiglia da utilizzare, ed erano orientate, inizialmente, a farne un agriturismo, avevano già iniziato a scartabellare carte e normative per capire come fare. Poi salta fuori un libro, un romanzo (se i miei appunti non mi tradiscono dovrebbe essere Il linguaggio segreto dei fiori di Vanessa Diffenbaugh), e dal libro un’idea. Mara, quasi per gioco, esce a cogliere fiori di campo e ne fa dei mazzolini, rustici ma pieni di armonia ed eleganza, che porta al vicino Podere La Bandita. Che impazzisce per quelle decorazioni, ne vuole ancora, esorta le sorelle ad organizzarsi per una fornitura durante la bella stagione, quando ci sarà il pieno di ospiti. Ed è così che prende vita Fiori di Puscina, ora Puscina Flowers, con le prime raccolte di semi selvatici, i primi esperimenti di coltivazione e la creazione di decorazioni e addobbi a base di fiori recisi, ma non i soliti. Fiori locali, fiori rustici, fiori che non debbano arrivare in Nord-Europa nei mercati olandesi, per poi essere rispediti magari a pochi chilometri da dove sono stati prodotti, una volta battuti all’asta. Fiori imperfetti, fuori standard, spesso più delicati per quanto riguarda durata e conservazione, ma più forti perché cresciuti in un ambiente idoneo, nella diversità di una policoltura, indotti a provvedere il più possibile a se stessi, con aiuti, quando servono, completamente naturali per fronteggiare parassiti e avversità.
Il giardino di Puscina diventa sempre più grande. Da un paio d’anni è stato costruito anche un nuovo laboratorio, ampio, luminoso e attrezzato, e finalmente una cella frigorifera, che facilita moltissimo il lavoro, ora che la richiesta aumenta, raddoppiando la conservazione dei fiori una volta raccolti. Al di là della cella, le tecniche per prolungare la durata dei fiori sono molteplici, divulgate anche attraverso corsi e workshop che si tengono a Puscina e non solo. Prima di potersi permettere la cella, le ragazze si sono dovute arrangiare in ogni modo possibile, sbagliando tanto e imparando ancora di più, un’esperienza che può diventare sicuramente tesoro per altri appassionati e professionisti.
Le sorelle Cugusi lavorano soprattutto per cerimonie ed eventi, ma anche per agriturismi, a cui forniscono fiori settimanalmente, ristoranti ed altre realtà della zona. Sono state proprio queste collaborazioni a tenerle un minimo in carreggiata durante questa stagione disastrosa, zeppa di matrimoni cancellati da parte soprattutto di stranieri in genere e di americani in particolare, tra i principali clienti dell’attività. Non avete idea di quanta gente venga a sposarsi in Toscana dall’estero, nella bella stagione. Il Flower Design a base di varietà locali e sostenibili è molto più popolare e diffuso negli Stati Uniti e in altri paesi che qui da noi, paesi che sono più inclini a scegliere un’azienda come Puscina per le proprie decorazioni.
Ovvio, i servizi dell’azienda non sono economici. Dietro il giardino e le composizioni c’è un lavoro enorme, più complesso rispetto a chi si occupa di sola composizione e non di coltivazione, ma anche rispetto alle coltivazioni tradizionali, molto diffuse in Italia, che è tra i primi Paesi europei per produzione ed esportazione di fiori recisi, insieme a Paesi Bassi e Germania. La parola “tradizionali” in questo caso implica tutta una serie di pratiche che vanno dall’uso massiccio di fertilizzanti di sintesi, antiparassitari e diserbanti tossici, fino al passaggio obbligato per le aste olandesi, che comportano un forte impatto ambientale legato a trasporto e refrigerazione. Pensate ad un elemento delicato come un fiore che debba essere trasportato mettiamo caso dalla Liguria, che è uno dei principali produttori, fino al Mare del Nord e poi rimandato indietro magari sempre in Italia, o in Spagna, in Austria o chissà dove. Suona un po’ assurdo no? E invece è proprio così che va.
Puscina Flowers ha scelto da subito, oltre a un contatto diretto con gli acquirenti dei propri servizi, una coltivazione pulita e sostenibile. L’obiettivo è rendere le varietà sempre più adattabili allo specifico territorio in cui crescono, recuperando i semi delle piante migliori di anno in anno, lasciando che sviluppino i caratteri giusti per cavarsela il più possibile nel microclima del giardino. Li aiutano, se necessario, solo con prodotti naturali (forniti dall’azienda Natural-Mente di Firenze, che lavora molto con sostanze come l’olio di neem, ma anche con estratti di piante mediterranee e di piante neofite invasive come ailanto e fico d’india), e li irrigano con l’acqua del laghetto sorgivo del fondovalle, che condividono con un altro bellissimo progetto, l’azienda agricola e Osteria delle Erbe La Buca Vecchia, dove Caterina Cardia coltiva specie spontanee edibili per ristoranti in tutta Italia e per l’osteria gestita insieme a Giovanni Cugusi, aperta da marzo a ottobre. Ma questa è un’altra storia, di cui ci sarà modo di parlare. Intanto però fateci un salto a mangiare finché è stagione, ne vale la pena!
Quando si tratta di un prodotto tutto sommato superfluo, come un fiore a uso decorativo, credo sia ancora più importante avere un basso impatto. Ho scritto “superfluo”, sì, ma se parliamo di mera sopravvivenza biologica. La bellezza per me, sia chiaro, superflua non lo è mai. E non lo è di certo per le sorelle Cugusi, che in collaborazione con altre realtà agricole e artistiche hanno dato vita, qualche anno fa, al movimento Slow Flowers Italy, che è un’associazione culturale, una rete di produttori, una fucina di eventi, workshop e festival sul floreal design e la flower farming ecosostenibili. Le loro stesse parole parlano chiaro:
SlowFlowers nasce perchè qualcosa di così bello come un bouquet di fiori non sia un tradimento alla natura.
Ecco, proprio il concetto che volevo esprimere: quello di promuovere e praticare un’estetica etica è il principio alla base delle attività dei soci SlowFlowers.
Tra i soci fondatori, oltre alle sorelle di Puscina, anche i gestori dei laboratori La Rosa Canina di Firenze, Il Profumo dei Fiori di San Giuliano Milanese e La Botanique di Livorno, oltre a due belle donne che ho incrociato diverse volte nei miei cammini, che hanno partecipato ai miei corsi sia pubblici che privati, in primis quella gran fotografa di Lelia Scarfiotti, spesso pubblicata nelle migliori riviste internazionali dedicate alla wedding photography, e la bravissima web designer e comunicatrice digitale Serena di Melchiorre. Entrambe giardiniere, ovviamente :).
Le piante, annuali e perenni, vengono consociate più che altro in base alla loro necessità idrica e al periodo di maturazione. I raccolti iniziano da marzo-aprile con le piante bulbose come tulipani e narcisi, a maggio culminano in un’abbondanza di rose, peonie, nigelle, fiordalisi, papaveri e una miriade di altri fiori e foglie, poi ad agosto iniziano a fiorire le regine del giardino, le dalie: enormi, sensuali, in tinte che vanno dalle più tenui e delicate alle più sfacciate e disinibite. Le dalie proseguono anche fino a novembre, accompagnate dagli aster, dalle cosmee, e altri fiori autunnali.
Per inclinazione personale, è la parte della coltivazione quella che rapisce di più la mia attenzione, ma ovviamente la composizione fa la metà del lavoro ed è altrettanto affascinante. Nel laboratorio sono conservati anche tanti fiori, foglie e frutti secchi, che pure, esteticamente, hanno poco da invidiare alla bellezza dei fiori freschi.
Girovagando nel giardino le forme che mi rapiscono per prime sono quelle che ho già potuto conoscere nel mondo selvatico, e che mi fanno subito sentire a casa: scabiose, speronelle, papaveri, nigelle, achillee, fiordalisi e tante altre, sottoforma di cultivar selezionate nel tempo per privilegiare grandezza, varietà di colori, esaltazione delle forme. Come la sublime sfera cesellata che racchiude i semi della Scabiosa stellata, forse la pianta che, nella sua semplicità ed eleganza, mi ha conquistata di più. Ne ho qualche seme, ma ancora non ho avuto il coraggio di piantarla!
Forse può avere la sua utilità pubblicare un contenuto così primavera-estate in autunno-inverno. Avrei voluto rispettare tempistiche diverse, ma guardiamo il lato positivo. D’altra parte, l’ho imparato bene sia da Karel Capek che da Micheal Pollan, è risaputo: un giardiniere, d’inverno, non fa che attendere la primavera, progettando le coltivazioni, sfogliando cataloghi di semi, esplorando progetti nuovi. Esplorare il progetto Puscina potrebbe interessarvi per più di una ragione: per poter seguire i loro workshop di coltivazione sostenibile e composizione naturale, ad esempio, e soprattutto prenotarvi per tempo, che fanno sempre il tutto esaurito. O magari perché vi state immaginando qualcosa di simile, per voi, per il vostro lavoro, per la vostra vita, e vorreste metterlo più a fuoco. O ancora, perché vi rode così tanto aver dovuto rimandare ancora e ancora il vostro matrimonio che, quando finalmente potrete celebrarlo senza regole e restrizioni, vorrete farlo circondati dai colori e dalle forme più belle e naturali.
O ancora, chissà, la vista di tutta la bellezza che ho infilato qui dentro vi sarà d’aiuto per affrontare un inverno lungo e difficile. La bellezza, lungi dall’essere inutile, sa portare pace in ogni cuore.
Web: Puscina Flowers
Dove: Podere Puscina, 65 – SS146 – Montefollonico, Torrita di Siena (SI)
Contatti: +39 328.55.39.699 – [email protected]
Social: instagram, facebook, pinterest
Altre informazioni utili
Quella di Puscina, pur essendo la più grande e strutturata, non è un’esperienza isolata in Val d’Orcia. La stessa passione, con un approccio ugualmente rispettoso della terra, la condivide Luisa Cipolla, che nel suo agriturismo Il Rigo coltiva fiori locali e allestisce decorazioni splendide. Avendo anche a disposizione una struttura che lo consente, al Rigo si possono celebrare eventi a tutto tondo, ché oltre alla produzione e allestimento floreale, Luisa può fornire un ottimo servizio di ristorazione e alloggi. E può fornire qualcosa di impagabile, per cui non ha neppure bisogno di lavorare: uno dei panorami in assoluto più belli dell’intera Val d’Orcia. Se non ci siete mai passati, non potete averne idea. Il casale è solo nel bel mezzo delle colline, la vista spazia a 360 gradi senza ostacoli, le colline cambiano continuamente colore con l’incedere delle stagioni e delle colture. Pura meraviglia.
Al Rigo il concetto di estetica etica è sposato in pieno. Al di là della coltivazione naturale e stagionale dei fiori, si producono in regime biologico grani antichi, legumi e olio extra-vergine, si raccoglie l’acqua piovana, si ottimizzano le risorse, ad esempio depurando a riutilizzando l’acqua di scarico per innaffiare l’orto, si limita l’uso della plastica. Il tutto senza tralasciare alcun dettaglio nel valorizzare la bellezza rustica del luogo, dalle camere agli arredi esterni, alla cura del giardino.
Al Rigo potete andarci pure senza sposarvi eh! L’agriturismo è aperto da marzo a metà novembre, fatevi un giro sul sito per vedere il posto e prenotate online.
Dulcis in fundo, al Rigo di certo si mangia un buonissimo pane: Luisa è la sorella di Martina, la panificatrice del Pereto di cui vi ho raccontato qui.
Sempre restando in Val d’Orcia, un’altra esperienza che ho incrociato di recente, sempre grazie ai miei corsi, è quella di Beatrice Ramirez, localizzata più verso le pendici dell’Amiata. Coltiva fiori, collabora con le sue composizioni col ristorante Il Silene, allestisce bouquet e decorazioni per matrimoni ed eventi. Non ha un sito web, ma un profilo instagram che si chiama erbeefior.
Intanto che progettate di seguire uno dei prossimi workshop a Puscina, potete sfruttare qualche risorsa online per iniziare a orientarvi nel mondo della coltivazione sostenibile dei fiori recisi, o per approfondirla se già vi ci dedicate da un po’. Io non ne so assolutamente nulla, come immaginerete, ma vi linko una delle migliori fonti di ispirazione che mi ha nominato Teresa di Puscina, che è Floret Flowers, un sito americano zeppo di informazioni, dove è anche possibile accedere a corsi online. Dall’esperienza dell’autrice Erin Benzakein, in collaborazione con altri autori e fotografi, sono nati anche diversi libri.
E a proposito invece di piante spontanee, un ambiente in cui mi sento decisamente più a casa mia (ma con una malcelata invidia per i pollici verdi a tutto tondo), il prossimo appuntamento per imparare a riconoscerle insieme è questa domenica, 18 ottobre 2020, a OrtoMangione, a Siena, dalle 9:30 alle 12:00. OrtoMangione è un orto collettivo strutturato come CSA (Comunità che Supporta l’Agricoltura), la prima di Siena e una delle sole tre attive d’Italia. I soci co-produttori condividono rischi e benefici dell’attività agricola, decidendo insieme il piano colturale e ritirando la propria razione di verdure fresche ogni settimana, per tutto l’anno. È un progetto superinteressante, e ce ne parlerà durante la passeggiata Pietro, uno degli ideatori del progetto nonché la persona che si fa più il mazzo in campo per portarlo avanti. Ci sono ancora 4 posti liberi per aderire alla stagione 2020/21, e la passeggiata può essere anche una buona occasione per conoscerlo meglio.
Più informazioni le trovate sulla pagina dei corsi qui sul blog e sull’evento facebook, prenotate al più presto che manca poco!!
Ultima nota botanica: la Scabiosa stellata (oggi si chiama Lomelosia stellata) a quanto vedo dalla scheda su actaplantarum si trova allo stato spontaneo solo in Emilia Romagna. Ma se volete coltivarla i semi sono in vendita online da molti rivenditori, tipo qui oppure qui.
E infine, per la serie “eannoicosacenefrega?!”, vorrei sottolineare che il mio primo contatto para-professionale col mondo delle piante, senza ancora sapere dove davvero volessi andare a parare, è stato in un laboratorio floristico, tipo 12 anni fa. Abitavo a Pesaro, e chiesi a una fiorista del mio quartiere di poter frequentare i suoi corsi di composizione e di utilizzo dei fiori in cambio di un po’ di manovalanza in negozio, che non c’avevo una lira. Mi ha accolta con un sacco di generosità, e anche se poi da lì ho cambiato del tutto strada, mi resta nel cuore. Lei è Laura Campanelli, il negozio di chiamava “A spasso tra i fiori”, e credo di averla scovata ora su facebook col nome “Fiori e Passioni”. Chissà se mai mi leggerà, ma grazie ancora Laura <3.