Proprio mentre mi dedicavo alla preparazione di questa ricetta, raccontavo ad una mia cara amica romana al telefono di quanto, in verità, non fossi mai stata una grande amante dell’insalata di riso. Mi rendo conto però, e ne ho trovato conferma confrontandomi con lei che aveva avuto più o meno le mie stesse esperienze e sensazioni, che per quanto mi riguarda è stato soprattutto a causa di quello che chiamerei un piccolo trauma gastronomico.
Ho parlato tanto nei miei post della buona cucina di mio padre, di quanto sia sempre stato un ottimo cuoco e di come gli chieda tuttora consiglio su tante preparazioni. Nemmeno lui, però, è esente da macchia. Nemmeno lui, negli anni ’80 e ’90, con due figli piccoli e una giornata lavorativa, comune anche a mia madre, di 8 ore 5 giorni su 7, ha potuto resistere alla tentazione dei piatti pronti. In tanti casi facendo la gioia di noi bambini (trovatemi un bambino che non ami i bastoncini findus, ahimé, o i sofficini fritti fritti), in altri facendoci desiderare di andare a letto senza cena, almeno a me. Quello che ricordo in assoluto con più disgusto è la crema di verdure in busta, quella in polvere, credo della knorr, che “basta aggiungere acqua” eccetera eccetera. Il gusto asparago era terribile, ma quella ai funghi era davvero nauseante, senza esagerare: la mangiavo a forza, cucchiaiata dopo cucchiaiata, cercando di terminare il prima possibile e trattenendo a stento i movimenti di rifiuto del mio stomaco. Una tortura.
Con l’insalata di riso andava un po’ meglio: per lo meno non arrivavo alla nausea. Ma odiavo ritrovarmela nel piatto. Credo che il problema principale fosse in quel terribile condiriso pronto in vasetto, quelle verdurine cariche d’aceto dal colorino smorto che si mischiavano tristemente ai chicchi bianchi. Gh.
Quando ho iniziato a cucinare da me, l’insalata di riso non è stata mai nemmeno lontanamente contemplata. Se volevo fare un’insalata fredda di cereali usavo il farro, o il cous-cous, oppure l’orzo, ma mai il riso. Poi nei mesi passati mi sono ritrovata a lavorare per un progetto che prevedeva, tra le altre cose, 10 ricette a base di riso, tra cui piatti freddi. Da lì ho iniziato a rivalutare un po’ la questione, con moderazione, ma con un po’ di fiducia in più. Fino a che ho preparato questa insalata di riso nerone con ortaggi estivi e avocado: wow. Credo di averla finalmente riabilitata nel mio immaginario gastronomico.
Il riso nerone è originario della Cina, ma viene coltivato in Italia da molti anni. Ha un sapore molto aromatico e una buonissima consistenza, caratteristiche che ne fanno una varietà ideale per le insalate: anche con un condimento molto limitato sarà comunque particolarmente gustoso, per me decisamente preferibile al classico riso ribe o carnaroli per questo genere di preparazione. Il colore nero è dato dalla presenza di antociani, sostanze antiossidanti molto potenti, le stesse presenti nell’uva nera o nei mirtilli. È un riso integrale, ricco di fibre e molto nutriente. Io l’ho ulteriormente aromatizzato in cottura con un po’ di cumino in polvere, che adoro, ma l’aroma del nerone, volendo, basta di suo.
Ci sono due ingredienti speciali in questa ricetta: uno è la mia rucola, che per ora sta crescendo rigogliosa in vaso; quella che avevo messo a terra l’ha falciata senza pietà il mio padrone di casa, quando ha tagliato il prato poco dopo il trapianto, nonostante gli avessi segnalato la sua presenza…vabbè, gli si perdona tutto perché è uno dei migliori padroni di casa che ho mai avuto e perché mi ha scaricato in giardino i suoi enormi mazzi di lavanda anche quest’anno, dopo la potatura, permettendomi una nuova distillata e una nuova autoproduzione di olio essenziale. È una rucola speciale perchè me l’ha regalata una persona speciale, prendendola dal suo orto ormai invaso da questa ospite così gradita, e perché ha un sapore incredibile, mai assaggiata una rucola così buona.
L’altro ingrediente degno di nota, senza nulla togliere a tutti gli altri doni eccezionali dell’estate, è la perilla, una pianta molto particolare che ho conosciuto da poco, grazie a Sofia, Paolo e al loro bellissimo progetto Piante Innovative, di cui a breve vi parlerò in maniera più approfondita. Li ho incontrati domenica scorsa a Lucca, in occasione di Murabilia, una bellissima mostra mercato tutta dedicata alle piante che si tiene sulle mura della città ogni settembre. Era parecchio tempo che non tornavo nella bella Lucca, che mi ha ospitata per un anno e oltre, e sono stata felicissima di trovarmi lì. Sofia e Paolo avevano uno stand all’interno della mostra dove ho fatto incetta di piantine, tra cui due esemplari di Perilla frutescens, una verde e una rossa.
Forse qualcuno conosce meglio la pianta con il nome di Shiso, di cui i giapponesi usano le foglie nella lavorazione delle prugne umeboshi. È una pianta ricchissima di proprietà, in particolare è fortemente antiossidante (una bella accoppiata col riso nerone, no?), ed ha un aroma molto particolare, caldo e balsamico. Le foglie, i fiori e i semi sono commestibili, oltre a poter essere essiccati e utilizzati in tisana. Sofia ne estrae anche un olio essenziale. In questo caso ho usato qualche foglia tritata della varietà verde, che la rossa è già in fiore e voglio lasciarla andare tranquillamente in seme.
Con o senza perilla, questa ricetta è decisamente da provare, soprattutto se anche voi avete bisogno di riabilitare l’insalata di riso nel vostro panorama gastronomico 🙂
// Insalata di riso nerone in verde //
°° Ingredienti °°
- 250 grammi di riso nerone
- 2 avocado piccoli o uno grande
- 2 manciate di fagiolini
- un mazzetto di rucola
- 5-7 fiori di zucca
- una manciata di foglie di perilla (vedi sopra)
- semi di canapa a piacere
- il succo di mezzo limone piccolo
- un cucchiaino abbondante di cumino in polvere
- olio e.v.d’oliva
- sale marino integrale o gomasio (o aggiungete al tutto semi di sesamo tostati)
Io ero una bambina che detestava i sofficini! Eccomi! 😀 Non ho mai potuto soffrirne l’odore 😀
Non vedo l’ora di leggere il tuo post sulla perilla… ho passato anni ad andare in giro a parlare di stevia e perilla, ne ho anche scritto, ma mi accorgo ora che non l’ho fatto sul blog. Ci voleva il tuo intervento.
La perilla me la fece conoscere tanti anni fa proprio il papà di Paolo, una persona a cui sono affezionatissima e che è citato nei ringraziamenti della prima edizione libro L’orto sul balcone. Pensa che casi, la vita…
Un abbraccio cara!
Ahahah! Meno male, allora qualcuno c’è!
Ma che sorpresa, conosci il papà di Paolo! So che lui effettivamente sta in Nord-Italia, e che è degno padre di suo figlio, o il contrario, se vogliamo 🙂 Il post che scriverò su di loro, in realtà, sarà incentrato sulla canapa, ma di riflesso anche su tutte le splendide piante che coltivano e diffondono. Mi piace davvero tanto quel progetto, spero che cresca come merita.
Un grande abbraccio a te, guarisci presto!
ciaoo bel post anzì che bontà!!!peccato che non conosco la perilla aspetteremo con ansia i prox post sul canapa e piante spontane!!!
Grazie Fabiana! Voglio scrivere bene e con calma di quel bel progetto, e ora sono travolta dal lavoro…Ti toccherà aspettare ancora un pochino 🙂 Spero comunque ti capiterà di incontrarli da qualche parte, girano molto per fiere ed eventi, sempre con le loro piantine dietro. E questo riso sarà comunque molto buono anche senza la perilla 😉
Anche io non amo l’insalata di riso classica…con il condiriso poi…Ma questa tua ricetta mi ha incuriosito. Deve essere una bontà. Peccato neanche io conosca la perilla….
Con o senza perilla è buona ugualmente, farà dimenticare anche a te quel condiriso terribile 😉