L’avevo detto che mi sarei adattata al clima autunnale e lo faccio. Basta gelati, torte fredde e frutta estiva (sigh!). Mi rassegno anche io all’arrivo di ottobre, al rientro in vigore dell’ora solare ormai prossimo, a tenere chiusa la porta finestra che dà sul giardino la sera, a mettere i calzini. C’è chi si consolerebbe con una bella torta calda o con un pane profumato appena uscito dal forno in questa situazione. Io invece scelgo il gomasio, e vi dirò perché.
Intanto vi spiego cos’è il gomasio, che mica tutti lo conoscono. Trattasi di condimento di ispirazione orientale a base di sesamo (tanto) e sale (poco). Ha un sapore molto buono e aromatico che si sposa benissimo con moltissime preparazioni calde e fredde come zuppe, insalate, verdure saltate, verdure crude, condimenti vari, verdure al forno e tutto quello che vi suggerisce la fantasia. Il nome viene dal giapponese dove Goma vuol dire sesamo e Shio vuol dire sale. É un condimento davvero ottimo, perché permette di ridurre considerevolmente l’uso del sale regalando comunque ai piatti la sapidità necessaria. Del sale e del perché sarebbe bene usarne poco e di qualità abbiamo già parlato, se vi ricordate, in questo post di un paio di anni fa, in cui vi ho dato anche la ricetta del sale aromatico alle erbe. Aggiungerei anche che, in un’alimentazione che includa la presenza di cibi preconfezionati, la quantità di sale assunta giornalmente è molto superiore a quella di cui riusciamo a renderci conto. Provate a leggere la lista degli ingredienti sulle etichette dei vostri fagioli in scatola, dei vostri biscotti, sughi pronti, merendine e insaccati (per chi li mangia): vedrete che il sale è ovunque, anche dove proprio non ve lo aspettereste.
Oltre a ridurre l’assunzione di sale, il gomasio aumenta l’apporto di nutrienti organici molto preziosi, come il calcio, di cui il sesamo è uno dei maggiori integratori in natura (contiene molto più calcio, ad esempio, del latte vaccino). Apporta inoltre molte proteine, grassi insaturi, fosforo, ferro e zinco, vitamina E e diversi antiossidanti.
Occhei, il gomasio è un’ottimo alimento e questo l’abbiamo capito. Ma perché scelgo di prepararlo ora, per consolarmi dall’estate che scivola via? Saprete capirmi quando vi ritroverete con il mortaio caldo poggiato sulle gambe, da cui sprigiona l’aroma intenso del sesamo tostato dato dal procedere lento e armonico del pestello che pian piano frantuma i semini, creando un crepitio di sottofondo delicato e rilassante. E mentre il profumo si sparge per tutta la stanza all’avanzare del vostro movimento, vi ritroverete a sognare creme di zucca fumanti, camini accesi e maglioni avvolgenti, un sicuro antidoto alla malinconia da estate morente. Provateci, poi mi direte.
Il gomasio può essere più o meno concentrato. Si va da un rapporto sesamo/sale di 25 a 1 a un 6 a 1. Io lo preparo da sempre con un rapporto 16 a 1, come nella ricetta che sto per darvi, ma credo che inizierò a provare un 20 a 1, per ridurre ancora la quantità di sale. Per la preparazione ci vorrebbe un mortaio speciale in ceramica specifico per la preparazione del gomasio, il suribachi (lo vedete nella foto di apertura). Io ve lo consiglio vivamente, corredato da un surikoji, ossia un pestello di legno. I bordi sono zigrinati, particolarmente adatti per frantumare i semini. Se avete un mortaio classico fate pure con quello, andrà benissimo lo stesso. Eviterei invece il mixer, anche perché non produce nemmeno lontanamente lo stesso effetto coccola della pestatura!
Ultima nota a tema autoproduzione: ma quanto mi piace riempire i vasetti di qualcosa che ho comprato in passato con lo stesso alimento fatto però in casa? Lo fate anche voi?
// Gomasio homemade //
°° Ingredienti °°
- 16 cucchiaini di semi di sesamo
- 1 cucchiaino raso di sale marino integrale
L’ideale è preparare il gomasio spesso, in modo da non conservarlo oltre i 7-10 giorni. Non perchè vada a male, potete usarlo anche dopo mesi, ma perché perde velocemente il suo aroma delizioso, pur restando saporito. Potete concedervi questo piccolo piacere ogni settimana, come un rituale di lentezza, gioia sensoriale e rilassamento.
Che te lo dico a fare?! Sei una spanna avanti 🙂
Direi che ci siamo con tutti gli ingredienti, livello di curiosità alto (mai provato il gomasio), la voglia di pestare qui non manca di certo e il desiderio di fragranze autunnali nemmeno!!!
Martina, che bello farti conoscere qualcosa di nuovo! Sono certa che ti piacerà da matti, sia la preparazione che il sapore, fammi sapere se lo provi!
Ciao, posso usare i semi di sesamo scuri?
Ciao Grace! Scusa, eri finita nello spam e non avevo visto il commento :).
Comunque sì, puoi usare i semi che preferisci. Anche un mix di semi chiari e scuri.
Anch’io mi faccio sempre il gomasio e da quando il suribachi è caduto e andato in mille pezzi, uso il mattarello di legno sul tagliere anch’esso di legno per pestare i semini. Qui si aguzza l’ingegno, in attesa di un nuovo acquisto! 🙂
Wow Mari, anche tu in quanto a pazienza e inventiva sei decisamente ben equipaggiata! Se succederà qualcosa al mio suribachi (ma non succederà!!), mi ricorderò della tua tecnica 🙂
I miei genitori lo usano da parecchio tempo, ora lancio l’idea di provare a farlo in casa, grazie ai consigli della brava Claudia… 🙂
Ottobre è arrivato ma è come se sapesse ancora di settembre… le stagioni non le decide solo il cielo, abbiamo potere anche noi con il nostro modo di sentirle e vivere… quindi buona estate, ahaha! 😀
Eheheh, io infatti giro ancora in canottiera e pantaloni corti. Anche perchè devo sfoggiare la mia abbronzatura da muratore post-vendemmia, che cavolo!
La fragranza del gomasio fatto in casa supera di gran lunga quella del confezionato, assolutamente da provare. E poi è così piacevole prepararlo, una vera coccola.
Buona estate a te carissima, ci si rivede presto nel tuo bistrot arcobaleno.
ciao ma se al posto del suribachi usassi il vecchio macinino per il caffè?
Ciao Katia! Il vecchio macinino andrà benissimo, la pestatura a mano è sempre meglio, ma ci si può arrangiare con quello che ci si ha in casa. Cerca magari di tritare a scatti per non polverizzare troppo il sesamo, in modo che resti un po’ grossolano.