La via del ritorno, ora è quella dell’andata. Percorro strade familiari che oggi sembrano perse in un tempo lontano, lasciate nell’esplosione di colori della primavera, mentre, in questo nuovo presente, la carezza gentile della cicoria in fiore dona ai prati estivi la tinta del cielo. Gli scheletri dorati delle Ridolfie risplendono di luce, mentre la luce stessa muore ogni giorno di più, nascosta agli sguardi più distratti, ancora inconsapevoli della malinconia autunnale che si affaccia da dietro le colline.
Il fresco sorprendente di questo inizio agosto, mentre il mondo intorno ribolle nell’estate più infuocata di sempre, si mescola a quella carezza, rende l’estate più dolce di quanto la temessi, circonda la mia pelle di un calore affabile, senza violenza, tiene a bada il tumulto dei pensieri.
Ho scavallato la primavera e mezza estate tra poche parole scritte e tante invece pronunciate. La musica scandisce le giornate, rimescola le emozioni, riaccende il sentire. Il contatto con la terra pare essersi attenuato, ma so che non lo è. Ascolto, canto, mi muovo, parlo, ho bisogno di aria intorno, di sentirmi proiettata nel cielo, nello spazio, nelle possibilità. Radicata, ma come un’epifita.
Ho lasciato la mia casa, dopo 12 anni. Avrei voluto celebrarla meglio, ma non ce l’ho fatta. Asciano e le mie Crete sono poco lontane, ma, almeno per ora, ho cambiato aria. Quel bisogno ha fatto più dell’amore che negli anni ho sviluppato per questo territorio incredibile, cantato da poeti, celebrato da scultori, immortalato da fin troppi fotografi, la maggior parte dei quali non prende il tempo necessario per realizzarne la terrificante e profonda bellezza, che va ben oltre le file di cipressi. Non si può certo dire che le Crete non regalino la sensazione di spazio che cerco, ma ora non potevo più trovarla lì.
Non mi strazierò in dolci parole per questa terra, dove ora torno, per lo più in solitudine perché così voglio, ogni volta che posso, e ogni volta che ho modo di percorrerla con la lentezza che merita. Ma mi tornano in mente i versi di Mario Luzi, una volta scolpiti su una panca di marmo in un punto panoramico a pochi chilometri da Asciano, che da diversi anni è scomparsa.
La terra senza dolcezza d’alberi, la terra arida
che rompe sotto Siena il suo mareggiare morto
e incresta in lontananza
(inganno o verità,
miraggio o evidenza
insidia a lungo la mente
una tortura di dilemma)
sperdute torri,
sperdute rocche
è un luogo non posseduto dal senso, una plaga diversa
che lascia transitare i pensieri
però non li trattiene, non opera come ricordo, ma come ansiaMario Luzi, 1978, da Tracce o inganni – Al fuoco della controversia
Volevo fare delle foto, volevo scrivere a lungo, volevo e volevo. E invece no. E va bene così. Ma un’ultima raccolta nel mio giardino l’ho fatta, la settimana prima di traslocare. Era la fine di maggio, e arrivo piuttosto tardi con la condivisione, ma pure questo va bene così.
Il giardino mi manca molto, mi mancano le piante che sono germogliate per la prima volta grazie ai semi involontariamente trasportati da umani e cani che amavano starsene spesso per campi, mi manca l’ombra del mio albero e il suono degli uccelli, che c’è anche dove sono ora, ma diverso. Il grido solitario della poiana, il verso ritmico delle upupe in primavera, il concerto dei passeri ogni mattina al risveglio, proprio davanti alla finestra. Il sole addosso col primo caffè all’inizio dell’autunno, seduta sul mattonato caldo con i piedi allungati sul prato. Un mazzetto di piantaggine raccolto di corsa a un passo dalla cucina. Qualche foglia di achillea, a guarnire un piatto all’ultimo momento.
Pur nel caos della casa zeppa di scatoloni, mi sono messa a fare una pasta fresca. Una delle più semplici, perché restasse un piacere e non diventasse una fatica, ché di fatica ce n’era stata fin troppa. I cavatelli sono essenziali quanto deliziosi: acqua e farina da impastare senza difficoltà, pochi gesti per stendere l’impasto in filoncini e dividerli in tocchetti, un coltellino qualunque per trascinare rapidamente ogni tocchetto sul piano di legno. Li ho avvolti in un pesto semplice, con foglie di piantaggine e achillea appena raccolte, aromatico e saporito.
Già era quasi tardi anche a fine maggio per questa ricetta, figuriamoci ora…ma posso garantire di aver visto giusto una decina di giorni fa un tappeto di foglie di achillea ai margini di un podere, e pure piantaggini non ancora fiorite. Come sempre, dove si taglia con una certa frequenza il prato le piante vanno in fiore con più difficoltà, ed è possibile raccoglierle più a lungo. Adesso il sapore non sarà certo quello di maggio, in ogni caso, quindi forse meglio aspettare la prossima primavera (inizio aprile sarebbe l’ideale), ma ogni occasione può essere buona per sperimentare. E sì, mi sto arrampicando sugli specchi nel tentativo di giustificare il mio scarso tempismo :).
I blog però sono belli pure per questo: i contenuti non scompaiono dopo 24 ore, ma restano consultabili negli anni, e qualcuno, a un certo punto, troverà di certo questa ricetta al momento buono, nonostante la data di pubblicazione. Sono belli appunto perché esiste un archivio cronologico di articoli, e quindi, anche quando l’autrice latita un attimo, come me in questi mesi, ci sono comunque tante e tante cose da leggere :). Il mio archivio lo trovate nel menù o cliccando qui.
// Cavatelli con pesto di piantaggine e achillea //
°° Ingredienti °°
- 450 grammi di farina di grano duro (per me una Senatore Cqppelli semintegrale)
- un mazzetto di foglie di piantaggine (Plantago lanceolata)
- un mazzetto più esile di foglie di achillea (Achillea millefolium)
- un pugno di mandorle sgusciate
- uno spicchietto d’aglio
- olio e.v.d’oliva
- qualche goccia di succo di limone
- sale marino integrale
Altre informazioni utili
Sulla piantaggine non ho scritto ancora nulla di veramente specifico, ma se inserite la parola “piantaggine” nel tasto di ricerca qui sul sito troverete altre ricette e contenuti. Dell’achillea invece ho scritto in modo approfondito qualche anno fa, leggete questo articolo per conoscerla meglio, è una pianta splendida e facilmente reperibile.
Non ho ancora nuovi corsi di riconoscimento erbe in vista, e non credo riuscirò a farne in agosto, ma da settembre mi metto sotto con la programmazione. Spero :). Nel frattempo iscrivetevi alla newsletter dei corsi, così saprete subito quando organizzo qualcosa. Cliccate qui per inserirvi nella lista d’invio.
Sono stata molto presa in queste settimane dal mio altro lavoro, che è a Siena, in una cooperativa che distribuisce, e in parte produce, cibo locale e biologico che si chiama MondoMangione, e che, avendo una bottega nuova dallo scorso autunno con anche una cucina, in estate ha organizzato parecchi eventi. Ce ne saranno ancora, cene con produttori locali e progetti affini, e belle e partecipate degustazioni di vini naturali insieme ai vignaioli. Seguite la pagina instagram o, meglio ancora, iscrivetevi alla newsletter della cooperativa.