Oggi niente ricette, ci facciamo due chiacchiere. Che cucinare è tanto bello e divertente, ma ogni nostro pasto quotidiano, per quanto semplice possa apparire, implica delle scelte e quelle scelte vanno prese con consapevolezza perché hanno delle conseguenze, per noi stessi e non solo.
Partiamo dalla foto qua in alto, che ci introduce a uno dei più tristi spettacoli che è possibile vedere nelle aree coltivate in ogni parte del mondo tra il raccolto e la semina, qui in Italia in autunno e in inverno. In primo piano c’è un campo diviso a metà da una linea netta, da un lato una coltivazione di alberi da frutto con prato incolto visibilmente verde, dall’altro un campo di un colore strano, tra il rossiccio e il marrone-arancio. Ho imparato in quest’ultimo anno che quello è il colore dei campi trattati con erbicidi chimici. Le foto che seguiranno mettono a confronto lo stesso tipo di piante e di vegetazione che ho fotografato durante questa settimana lungo un bellissimo sentiero da queste parti, che si affaccia da un lato su terreni verdi lasciati a riposo e dall’altro sul panorama mortifero del campo diserbato.
Abito in un posto che viene considerato molto salubre, una zona agricola in piena campagna, lontana da città, strade inquinate e zone industriali. Diventa certo meno salubre durante i trattamenti dei campi che circondano il gruppo di case in cui vivo. Un pomeriggio di ottobre sono uscita col mio cane e ci sono passata proprio sopra, inconsapevole del fatto che avessero spruzzato erbicidi durante la mattinata. Ho incrociato un cacciatore che mi ha detto di tenere il cane sul sentiero e evitare di farlo andare direttamente nel campo, che gli avrebbe fatto male. E in effetti l’aria aveva un odore strano e aveva l’effetto di indurmi a non farmi fare respiri profondi, ma a trattenere l’inspirazione al minimo necessario, mi dava istintivamente fastidio.
Da quando vivo qui e da quando, in piccolissima scala, mi ritrovo ad osservare quello che succede su vasta scala nell’agricoltura convenzionale in ogni parte del mondo, ogni volta rabbrividisco pensando a quando grande e potente sia diventato in pochi decenni questo sistema, a quanto convenienza economica e grandi interessi possano continuare ad avere la meglio su una situazione ormai palese di totale fallimento, a livello di salute umana e sostenibilità ambientale, della commistione tra industria chimica e agricoltura.
Le radici di tale sistema le troviamo alla metà degli anni ’40, alla fine della seconda guerra mondiale, quando ha avuto inizio la cosiddetta Rivoluzione Verde, che in verità sta ormai diventando Involuzione. Tale rivoluzione dei sistemi agricoli, nata in America e arrivata poco dopo in Europa, è nata allo scopo di aumentare sempre di più la resa dei terreni e delle colture; lo scopo, stando a quanto dichiarato, era puramente umanitario, queste migliorie nascevano per far fronte alla galoppante crescita demografica, alle carestie e alla fame mondiale, tant’è che lo scienziato statunitense Norman Borlaug che l’ha sviluppata e messa in pratica ha ricevuto nel 1970 il nobel per la pace. Alla base del programma c’erano 3 cose: 1- la selezione, tramite incroci mirati e bombardamenti di radiazioni volti a cambiare il patrimonio genetico delle piante, di razze ibride altamente produttive e resistenti (l’esempio più noto è il grano creso); 2 – l’uso massivo di pesticidi, diserbanti e fertilizzanti chimici per il terreno; 3 – La meccanizzazione dell’agricoltura attraverso grandi macchinari agricoli.
Tutto ciò ha aumentato sì di molto la produzione alimentare, anche se è apparso subito chiaro che il dispendio di risorse fossili che la meccanizzazione generale dell’agricoltura e la produzione di fitofarmaci di sintesi ha iniziato a richiedere fosse un costo non indifferente. Inoltre la selezione degli ibridi vincenti è stata condotta esclusivamente in considerazione di resa, resistenza e produttività, senza alcuna attenzione ai valori nutrizionali. E soprattutto la Rivoluzione Verde ha portato a quella che Rachel Carson ha definito come una “Primavera Silenziosa”. Questo è il titolo del libro che negli anni ’60 ha segnato l’inizio del moderno ambientalismo, titolo ispirato dalla prospettiva che la moria delle api, degli uccelli e di molteplici altre forme di vita fondamentali e conseguente stravolgimento degli equilibri naturali, possa portare un giorno a non udire più il classico sottofondo che la ciclica rinascita primaverile ha sempre portato con sé. Cito dalle sue pagine: “Per la prima volta nella storia del mondo, oggi ogni essere umano è sottoposto al contatto di pericolose sostanze chimiche, dall’istante del concepimento fino alla morte. Gli antiparassitari sintetici, in meno di vent’anni di impiego, si sono così diffusi nell’intero mondo animato e inanimato, che ormai esistono dappertutto. Sono stati ritrovati nella maggior parte delle principali reti fluviali ed anche nei corsi d’acqua sotterranei. Residui di tali prodotti permangono sul terreno anche una dozzina di anni dopo l’irrorazione. Sono penetrati nel corpo dei pesci, degli uccelli, dei rettili e degli animali domestici e selvatici e vi si trattengono in tale misura che gli scienziati, quando effettuano i loro esperimenti su di essi, constatano la quasi impossibilità di trovare soggetti immuni. Sono stati riscontrati nei pesci di remoti laghi montani, nei lombrichi rintanati sotto il suolo, nelle uova degli uccelli e nell’uomo stesso, giacché si sono accumulati anche nella maggior parte di noi, senza distinzione di età. Si trovano nel latte materno e, probabilmente, nei tessuti dei nascituri.” Era solo il 1962. Certo da lì la situazione non è migliorata, se la povera Rachel potesse vedere fino a dove è arrivata la Monsanto…
Non so se il caro Bourlag abbia o meno avuto rimorsi per aver sottovalutato la portata dei danni derivati dalla sua rivoluzione, di certo ne ha avuti Justus von Liebig, chimico tedesco che nella seconda metà dell’800 ha contribuito con le sue ricerche a dare il via all’industria dei fertilizzanti chimici di sintesi. Alla fine della sua vita dichiarò: “Confesso volentieri che l’impiego dei concimi chimici era fondato su delle supposizioni che non esistono nella realtà. Questi concimi dovevano portare una rivoluzione completa in agricoltura. Il concime di stalla doveva essere completamente escluso e tutte le materie minerali asportate dai raccolti, sostituite con dei concimi chimici. Il concime doveva permettere di coltivare su di uno stesso campo, senza discontinuità e senza esaurimento, sempre la stessa pianta, il trifoglio, il grano ecc., secondo la volontà e i bisogni dell’agricoltore. Avevo peccato contro la saggezza del Creatore e ho ricevuto la dovuta punizione. Ho voluto portare un miglioramento alla Sua opera e nella mia cecità ho creduto che nel meraviglioso concatenamento delle leggi che uniscono la vita alla superficie della terra, rinnovandola continuamente, un anello era stato dimenticato, che io povero verme impotente, dovevo fornire.”
La perdita di biodiversità che la Rivoluzione Verde ha causato dalla metà del secolo scorso fino ad oggi è immensa, per la quantità di antiche sementi ormai cadute in disuso (per ogni coltura le varietà erano tantissime), in favore dell’omologazione di colture e tecniche, e per i gravi attacchi a svariati ecosistemi in ogni parte della terra.
I danni di pesticidi, diserbanti e fertilizzanti chimici sono molteplici, i loro residui sono nel nostro cibo, nelle falde acquifere, nell’aria che potremmo respirare passeggiando in campagna in una bella giornata di sole di fine autunno. Queste sostanze sono in grado di accumularsi nei nostri tessuti per decenni e di promuovere anche a grande distanza di tempo lo sviluppo di svariate malattie, tra cui molti tipi di cancro, linfomi, mielomi, leucemie. A quanto pare l’Italia detiene il triste primato dell’uso di pesticidi in Europa, e guarda caso detiene parallelamente un altro triste primato, quello di maggior incidenza di cancro nell’infanzia. A essere colpiti in maniera più intensa dagli effetti di fitofarmaci e fertilizzanti chimici sono senz’altro i bambini, il cui corpo ancora in pieno sviluppo è particolarmente sensibile agli effetti di questi prodotti, soprattutto alla loro azione disturbante sul delicatissimo sistema endocrino e sull’equilibrio ormonale. Non sono molto ferrata in quanto a argomentazioni scientifiche e tecniche, ma ho selezionato un po’ di articoli interessanti per chi voglia approfondire l’argomento. La Dottoressa Patrizia Gentilini ha scritto molto sull’argomento, un sunto delle sue ultime ricerche lo trovate qui. Molto interessante è anche “La chimica e la terra – Sugli effetti della concimazione chimica sul suolo” di Matteo Liberti, ve lo consiglio e lo trovate qui. Vi voglio passare due ultimi approfondimenti su specifiche sostanze ed effetti, interessi economici e ecomafie connessi con l’industria agro-chimica, li trovate qui e qui.
Ogni anno Legambiente effettua uno studio chiamato “Pesticidi nel piatto”, che analizza la percentuale di residui chimici tossici presenti nel cibo che arriva mediamente sulle tavole degli italiani. Questa l’infografica della ricerca 2012, che trovate in versione integrale da scaricare qui.
Il motivo per cui scelgo il più possibile cibo biologico, o comunque di sicura provenienza locale, non è principalmente per ragioni nutrizionali, anche se pure quello per certi versi ha il suo peso. C’è da stare attenti a questo tipo di concetto, perché ormai con le moderne biotecnologie è possibile arricchire artificialmente un alimento di ogni tipo di nutrienti e caratteristiche “salutari” (c’è un articolo molto chiaro e preciso su questo argomento scritto da Matteo Giannattasio sul Pasto Nudo, andatevelo a leggere perché ne vale la pena). Lo scelgo perché non voglio veleni nel mio piatto. Perché non voglio residui di fertilizzanti e erbicidi nell’acqua che bevo. Perché ritengo necessaria e urgente una nuova Rivoluzione verde, che non è quella con cui la Monsanto e gli amici suoi stanno cercando di fregarci un’altra volta (anche gli OGM sono stati sviluppati per risolvere il problema della fame nel mondo, no?).
Parafrasando la famosa pubblicità progresso anni ’80, “Chi spruzza diserbante avvelena anche te, digli di smettere”. E come glielo dico? Date sfogo a tutta la vostra immaginazione e creatività, alla fantasia dell’uomo non c’è limite. Da parte mia posso ricordarvi di uno degli strumenti più efficaci di sempre che abbiamo in mano noi consumatori, il caro vecchio consumo critico. La continua crescita del biologico, anche in questi ultimi anni di crisi mondiale, dimostra che a quanto pare questo strumento lo usano in tanti, sempre di più, che magari stanno tagliando tante altre spese inutili per concentrarsi su ciò che è realmente importante ed essenziale per la vita, come il nostro diritto alla salute psicofisica, la tutela della biodiversità e della terra che ci ospita.
Avete letto fino a qui? Mi sono dilungata ancora…che vi devo dire, io a parlare in due righe di queste cose non ce la faccio. Mi sono pure trattenuta!
Ti leggo con calma stasera…
Spesa consapevole. Tanto per iniziare.
🙂
e grazie per il bel post. due chiacchiere ogni tanto fanno bene a tutti, soprattutto se sono così!
Grazie a te dell’attenzione, ci ho messo un bel po’ a scrivere e un bel po’ a sistemare tutte le foto!
Ti aspettiamo stasera, con moooolta calma…
Seguo il tuo blog al quale sono arrivata cercando ricette naturali. Mi complimento con te e ti ringrazio per questo articolo che mi aiuta ad approfondire un argomento che mi è molto a cuore e che non può più essere sottovalutato. E’ bello sapere che le coscienze si stanno risvegliando! Complimenti anche per le foto!
Lara, alla ricerca di una vita verde!
http://buonvillano18.blogspot.com
Ciao Lara,
Grazie di cuore per il tuo feedback, lo apprezzo molto…sono entrata nel tuo blog e sono stata pervasa da un’atmosfera sognante di prati, boschi e montagne, credo che ci tornerò presto!
Alla prossima 🙂
Bellissimo post,ancora non avevo avuto il tempo di leggerlo. Continua così!
Grazie!
Ciao Claudia, ti ho piacevolmente scoperta da poco, ero in cerca di una buona ricetta per la ribollita!sono veneta, mamma che ha scelto di fare la contadina, ‘coltivo’ assieme a mio marito questo sogno, produciamo ortaggi seguendo il metodo biologico per noi e per venderli a chi vuole mangiare buono-etico-sano! mi sono imbattuta in questo tuo post e non sai quanto tocca il mio cuore…forse conosci già questo documentario :Il mondo secondo Monsanto
http://www.youtube.com/watch?v=NCwPm4XUO2I
per te o per chi ne vuole prendere visione…è da vedere!
Buone cose!!
Silvia
Ciao Silvia, benvenutissima!
Se cercavi la ribollita allora avrai conosciuto le mani esperte di Marina, mi fa piacere…l’hai fatta poi? E’ venuta bene?
Bello il sogno che coltivate tu e tuo marito, c’è tanto bisogno di persone come voi e di persone che scelgono la vostra produzione invece delle verdure di plastica del supermercato, prodotte su campi come quelli che ho fotografato…spero che la vostra attività vada alla grande!
Grazie per la condivisione, in effetti ho sentito nominare questo documentario un milione di volte ma non credo di averlo ancora mai visto, provvederò.
Buone cose anche a te e torna quando vuoi 🙂
Claudia