Dalle fioriture dei mandorli, precoce annuncio di primavera quando ancora tutto è spoglio, alle primissime ciliegie colte e subito mangiate, prima che le piogge eccessive di un maggio stravolto ne facciano poltiglia.
Dallo spuntare dei porracci tra le vigne del Chianti, raccolti in abbondanza come mai prima, alla loro maestosa e colorata infiorescenza, ai margini delle mie Crete ritrovate e quasi nuovamente perse.
Dalle potature delle viti nude al germogliare e rapido crescere delle foglie tenere sui loro fusti contorti, come sui rami dei tigli secolari, passando per l’esplosione di vita del glicine e per la vivacità delle orchidee selvatiche.
Dal canto corale dei passeri e dal grido acuto delle civette, alla danza leggera delle rondini e al solitario palesarsi dell’assiolo, per giungere al frinire dei primi grilli della sera.
Dalla tempesta alla quiete, dal rumore al silenzio, dal vivere di poco, ma pieni, all’avere troppo, comprendendo ancora più a fondo il piacere insito nella leggerezza e nella frugalità.
Sono stati mesi particolari, questi, in cui non ho potuto fare altro che prolungare la mia pausa dallo scrivere, in assenza di uno spazio interiore ed esteriore in cui la creatività potesse di nuovo germogliare. E seppure quello spazio ancora non ci sia, capita che delle parole si impongano, che un’immagine cresca, che nella stanchezza della fine di maggio torni, una sera, a tirarle un po’ fuori. Forse solo per ringraziare, e niente più.
Tante piante mi hanno accompagnato in questi mesi. Compagne fedeli, a cui mi sono rivolta spesso quando ho avuto bisogno di far bene a me stessa o a chi mi stava facendo bene. Tante meriterebbero di essere celebrate, ma succede che sia la borragine ad essere la protagonista, oggi. Ruvida e piena di grazia, al tempo stesso, e forse non poteva essere altrimenti.
La ricetta è delle più semplici, ma ci sono tanto affezionata. Ho cercato di richiamare alla memoria le prime frittelle di fiori di borragine che ho assaggiato, preparate da Chiara, quella gran donna che, quando abitavo nei pressi di Lucca, aiutavo nella preparazione delle cene nel suo casale, di cui vi ho già raccontato anni fa scrivendo della Garmugia. A lei devo una delle mie prime iniziazioni, in età adulta, alla cucina selvatica, una di quelle che mi ha folgorata e porterò dentro probabilmente per sempre. Al luogo dove ho colto questa borragine che racconto oggi, invece, e al cuore delle persone che lo abitano e lo animano, devo una delle mie rinascite.
Ho usato le uova, come nella ricetta che tento di ricordare, ma i fiori possono essere fritti anche in una pastella acqua e farina. In caso meglio usare acqua frizzante o birra, piuttosto che acqua liscia, e che sia ben fredda. La borragine, ora a fine maggio, è ormai già molto avanti nella fioritura, ma, soprattutto da piante che sono state già cimate, è possibile ancora raccogliere, come anche da piante che non sono state toccate ma che crescono in luoghi un po’ riparati dal sole diretto, almeno per parte della giornata.
Ricetta di seguito, e come sempre qualche altra parola subito dopo!
// Frittelle di fiori di borragine //
°° Ingredienti °°
- infiorescenze di borragine (Borago officinalis)
- una o due uova contadine fresche, in base alle quantità
- farina, per me una tipo 0 di grani teneri antichi
- sale marino integrale
- olio di semi di arachide in abbondanza



Altre informazioni utili
A proposito di erbe selvatiche, dopo l’ultimo weekend romano mi fermo per un po’, e non so se e quando riuscirò a organizzare altro. Mi aspettano settimane un po’ confusionarie, e quando atterrerò sarà già esplosa l’estate. Ma non si sa mai, potrei anche inventarmi qualcosa a cavallo del solstizio, vediamo! E poi, magari qualcosa in estate tra le montagne senesi e aretine o lungo qualche fiume. Iscrivetevi alla newsletter dei corsi, oh voi che ancora non siete iscritti, e attendete fiduciosi. Male che vada ci si risente in autunno!
Un ringraziamento speciale a tutte le persone che ho incontrato alle passeggiate di questi mesi primaverili. Una stagione pienissima, con gruppi mai così partecipati, vi sono davvero grata per esserci stati! Grazie anche a chi ha collaborato all’organizzazione di alcune giornate, La Torre a Roma, con Mauro e con Simone e la Botaniteca, gli Alberelli con Sara e Nicola, Cantina Errante e la sua Taproom, OrtoMangione, Villa Montececeri e Shirley, la proloco di Chiusure, il circolo Arci di Torrenieri. Grazie, è stato bello!
Grazie, infine, a chi sta leggendo, e a chi magari ha aspettato a lungo qualche mia parola nuova. Non sarete molti, ma so che ci siete!