La sveglia suona presto; un po’ troppo presto, mi dice il corpo. C’è ancora aria di pioggia, lo vedo già dalla finestrella del bagno, prima ancora di aprire le grandi imposte di legno sul giardino. Mi preparo velocemente ed esco con Urano prima di andare al lavoro, con le guance ancora rigate dal cuscino e gli occhi stanchi; infilo bene il naso dentro la grossa sciarpa giallo sole, con un lungo sospiro, in attesa che l’energia di un sole vero rendano quel rifugio superfluo. Ma ho la netta sensazione che l’inverno, quest’anno, durerà più del previsto.
Se tolgo di mezzo me e la mia metereopatia e guardo alla natura nel suo insieme, non posso che rallegrarmi dell’andamento di questa stagione. È dall’inizio dell’autunno che osservo i bacini di raccolta delle acque che incontro spesso lungo i miei spostamenti o durante le mie passeggiate, tra le colline. Dopo la siccità drammatica della scorsa estate i più piccoli erano addirittura prosciugati del tutto, totalmente scomparsi insieme a pesci, rane, nutrie e altri animali che li avevano popolati. I più grandi erano sempre lì, ma con le rive molto, molto più lunghe del normale. Ancora un mese e mezzo fa i livelli non erano tornati ad essere del tutto rassicuranti, ora finalmente sì: le rive sono scomparse, i bacini sono pieni, gonfi d’acqua, così come la terra, i fiumi e i ruscelli. La sera, quando c’è silenzio nel borgo e per le strade, sento il rumore del fiume poco lontano che scorre forte verso il mare; è un suono bellissimo, carico di energia.
Un bel periodo di freddo vero, neve, tanta acqua: queste sono le premesse perfette per una grande esplosione di vita, così come dolore e lacrime sono già parte di una futura rinascita. La primavera forse faticherà ad arrivare, ma quando lo farà, quest’anno, sarà sorprendente.
Tarderà ancora un po’ ad arrivare anche il primo appuntamento con i miei corsi, per osservare e conoscere una parte importante del disegno perfetto della natura, quella rappresentata da erbe, fiori e arbusti spontanei, ed esplorare le interazioni con loro da parte di noi umani, che abbiamo imparato ad usarle per nutrirci, per curarci, per connetterci alla Divinità attraverso rituali magici.
Le previsioni meteo devastanti ci hanno costrette ad annullare l’appuntamento di domenica 11 marzo a La Corbetina, con dispiacere nostro e dei tanti che si erano prenotati già dal mese prima, anche se poi, come sempre, l’uscita sarebbe stata fattibile. Il più delle volte la pioggia è solo una minaccia che non diventa mai d’intralcio veramente; quando però il meteo prevede alluvioni e secchiate d’acqua, la maggior parte delle persone, com’è normale, non sono allettate dall’idea di una passeggiata per campi. Ma l’appuntamento è soltanto rimandato! Ci vedremo da Camilla a Mercatale Valdarno (AR) il 22 aprile, con lo stesso programma, ho già aggiornato la pagina Corsi ed Eventi. Quindi vi aspettiamo, anche più numerosi, come più numerose saranno le erbette da osservare.
Oggi voglio salutare le mele, che lasciano la mia tavola fino alla prossima stagione di raccolta. Per lo meno la lasciano le mele fresche, perché quelle in vaso potranno restarci ancora per un bel po’. Vi dò la ricetta, appunto, di una conserva, non una classica marmellata ma una preparazione molto versatile (così come lo è la mela stessa, chi tra i frutti è più versatile di lei?), da utilizzare soprattutto come dolcificante in diversi tipi di dolce o in altre conserve, al posto dello zucchero. Avete presente quella che gli americani chiamano “applesauce”? Se girovagate ogni tanto per siti e blog statunitensi l’avrete sicuramente incrociata qualche volta, la usano tantissimo. È in pratica una polpa concentrata di mele, che si trova oltreoceano in tutti i supermercati e si può preparare anche in casa.
Gli americani e le mele, si sa, hanno un rapporto speciale, viene da pensare che quel frutto sia appartenuto al territorio già ben prima della colonizzazione europea; e invece no, questa storia d’amore ha meno di 500 anni. Le prime a stabilirsi, avanzando sempre di più insieme ai coloni, sono stare le mele da sidro, poi sono arrivate le mele da tavola. L’avete letto La Botanica del Desiderio? Ve ne ho già parlato qui sul blog, è uno dei miei libri preferiti di sempre, quello che mi ha fatta innamorare del lavoro di Pollan e quello che preferisco in tutta la sua produzione, senza nulla togliere al resto. Ecco, una delle quattro parti del libro è tutta dedicata alla mela e a come abbia conquistato il cuore e il palato degli americani, ed è una storia davvero affascinante. Questo libro non si può non leggere, regalatevelo, ve ne prego!
Per non rovinarvi il racconto non vi dico altro riguardo alla love story americani-mele, vi dò invece la ricetta del concentrato. Che gli statunitensi hanno senza dubbio tante e tante brutte abitudini alimentari, ma dall’uso dell’applesauce bisogna assolutamente lasciarsi ispirare. Anche questa ricetta sarà nel mio libro in uscita a maggio (poi basta però eh :)), è una di quelle che mi dà più soddisfazione, nella sua estrema semplicità.
Prossimamente, se ci riesco, pubblicherò anche qualche ricetta che ne preveda l’utilizzo; qualcuna la troverete già nel libro, ma ce ne sono tante e tante altre da sperimentare. Partiamo dalla base 🙂
// Concentrato di mele //
°° Ingredienti °°
- un chilo di mele
- il succo di mezzo limone
Io e le mele abbiamo un rapporto d’amore bellissimo..mi piacciono tutte, soprattutto quelle piccole e avvizzite che nessuno si fila.. al mercato contadino dove vado, le ragazze dalle quali mi rifornisco dopo un paio di volte che prendevo tre chili di “seconda scelta” me le tenevano sempre da parte! adoro anche andare a raccoglierle…ne ho scovate tante nei miei dintorni e appena vedo che stanno li sugli alberelli, mi armo di borsoni, cassette di legno e parto con mamma alla raccolta…
questa super delizia la preparo sicuro,perché oltre a raccoglierla la frutta,amo anche conservarla e ogni stagione la casa si riempie di
profumi e barattoli di colori diversi che racchiudono delle bontà meravigliose…
Grazie infinite..
Spero tanto un giorno di conoscerti..
Io abito in un paese che si chiama proprio Mercatale, sai?
ma sta nelle Marche,in provincia di Pesaro-Urbino… 🙂
un abbraccio enorme..
Manu
Eheheh, sì, capisco la seconda scelta, capita spesso anche a me 🙂 Anche perché le mele piccole le ho sempre preferite. Dagli alberi selvatici non sono mai riuscita a coglierne di buone, erano sempre insopportabilmente astringenti; quelle intorno ai poderi abbandonati sono più affidabili, ma finora non ne ho trovate.
So che nella tua bellissima provincia ci sono delle belle manifestazioni ed esperienze sui frutti antichi, prima o poi ci farò un salto! Mi piacerebbe vedere l’orto di Tonino Guerra 🙂
Baci a te!
Ho appena aperto un vasetto di composta di mele, uvetta e pinoli che viene dall’isola d’Elba, un ricordo prezioso a cui sono legata e che mi ha invogliato a fare scorta di vasetti, in un posto che ti piacerebbe e che usa anche le erbe! 🙂 Con un clima romano da gennaio anche se è il 1° giorno di primavera, la frutta adatta è ancora questa e quando vedo fragole e vari frutti di bosco nelle foto in questa stagione resto perplessa perchè il rispetto della natura e dei tempi è fondamentale, soprattutto per chi “divulga” ricette e si fa portavoce di qualcosa legato al cibo! Sapessi con Manuela anche quanto ne parliamo, ahaha! Quindi, sono ben felice di trovare qui le tue mele-e-basta, solo loro, massime e uniche protagoniste! Aggiungo una spolverata di cannella ma solo perchè non so farne a meno 😛
Eh, lo sai che sulla stagionalità pure io sono piuttosto inflessibile…
E’ davvero un marzo che sa di gennaio, me lo dicevo proprio ieri in mezzo alla bufera di vento nel pascolo con Urano, sbroccando contro il freddo che passava pure attraverso il cappello. Ma quanto sole ha portato questo vento, finalmente!
La cannella è assolutamente consigliabile nel concentrato, e all’uvetta e pinoli non avevo proprio pensato, una marmellata-strudel! Prima o poj la sperimento. E prima o poi torno anche all’Isola d’Elba 🙂
Un bacione!