Pensavo di non riuscire a pubblicare questa settimana, poco tempo e troppe cose da fare…ma poi è stato più forte di me!
Ieri sono andata a trovare Isabella a San Lorenzo a Lerchi, in quel posto splendido sede della fondazione Archeologia Arborea, di cui vi ho parlato qui lo scorso autunno. Ci tenevo a rivedere quel posto in primavera, con i meli in fiore e la natura nel pieno del suo risveglio e come al solito il viaggio non è stato vano. Ho tardato un po’ rispetto a quello che era il mio intento e molti alberi erano già sfioriti, ma in compenso la compagnia di Isabella è sempre piacevolissima, le coccole del suo cane sono di quelle che mi fanno sciogliere come neve al sole e i prati erano stracolmi di erbe spontanee di tutti i tipi, aromatiche, fiori, orchidee selvatiche e di ogni bendiddio la natura possa tirare fuori nel mese di aprile.
Mentre finivo il mio giro del frutteto, col sottofondo un po’ inquietante dei caprioli in amore (conoscete il verso dei caprioli? Io la prima volta che l’ho sentito senza sapere che provenisse da loro me la sono data a gambe), ho scovato ai margini del sentiero che costeggia il bosco un bellissimo mucchietto di piante di silene. Visto che da me il silene si trova ben poco, non ho saputo resistere e senza dire niente a Isabella mi sono messa a raccogliere, tornando verso il casale da lei, che intanto era impegnata con altri due ospiti, con la faccia un po’ colpevole. Dopo aver fatto finta di rimproverarmi, mi ha indicato un punto proprio davanti al casale ancora più pieno di piante, e figuratevi se io ho fatto i complimenti!
Il silene (Silene Vulgaris) è una delle piante mangerecce più conosciute e apprezzate in tutta Italia. A livello terapeutico non trova grande applicazione, un tempo si usava come diuretico e contro la gotta, ma non è nemmeno inserita nell’elenco delle piante officinali. In compenso in cucina è conosciutissima e la sfilza di nomi volgari con cui viene identificata ne è testimonianza.
La pianta è abbastanza facile da riconoscere una volta che è stata individuata in fioritura, di certo a quello stadio la conoscete un po’ tutti. Non ho foto disponibili, ma le farò e le inserirò nel post quando sarà il momento, per ora vi rimando a questo link, in cui potete vedere chiaramente i fiori (e anche leggere un altro utilizzo interessante delle foglie!): li riconoscete? AGGIORNAMENTO SETTEMBRE 2015: Finalmente ho fotografato la fioritura, così non potete sbagliarvi 🙂
Proprio quella forma particolare dà origini ad alcuni dei nomi volgari, come bubbolini, sonaglini, schioppetti, sciopetin, sciopit o sclopìt. Altri nome come stridoli o strigoli derivano invece dalla particolare consistenza delle foglie, che sono talmente lisce da fare attrito quando le si sfrega tra le dita generando alle volte un suono simile a uno stridolio. Questa è una caratteristica utile a riconoscere la pianta con relativa facilità: l’assenza totale di peluria; la cosa migliore però è osservare bene le foglie sulla pianta fiorita, più facile da individuare, e tornarla a cercare nello stesso punto la primavera successiva. Sì perchè le foglie del silene vanno necessariamente consumate quando sono giovani e tenere, appena spuntate dalla terra, prima che la pianta si sviluppi. Ci sono altre decine di nomi volgari attribuiti alla pianta, tra cui erba del cucco, cannatedda, cavoli della comare, grisol, carletti, strisci, ma il nome botanico della pianta deriva probabilmente da quello di Sileno, compagno di Bacco e maestro di Dioniso, che aveva una gran pancia tonda, come la forma dei fiori. Era il dio degli alberi, capostipite dei Sileni, divinità minori dei boschi dalla natura selvaggia, godereccia e lasciva. É probabile però che il nome abbia anche a che fare con il termine greco sialon, che vuol dire saliva, in riferimento alla sostanza bianca e appiccicosa che esce dal fusto quando lo si spezza.
Chiamatelo come volete, l’importante è che lo proviate in cucina, perchè è una delle piante più buone e versatili: ottimo crudo in insalata, come vi ho fatto vedere qualche settimana fa, lessato o cotto a vapore, nelle zuppe, nei ripieni, nel pesto, nei condimenti per la pasta, nelle frittate (anche vegetali), negli sformati. Una preparazione tradizionale con il silene è il risotto, che è quello che ho voluto prepararmi appena tornata a casa con il mio bottino. Non avevo brodo vegetale, così ho usato i fusti del silene per farlo, insieme a un pezzetto di alga kombu. Per la mantecatura invece ho usato il tahin, che lascia un retrogusto un po’ amarognolo, secondo me molto buono, oltre ad arricchire nutrizionalmente la preparazione, che saprete già quanto il sesamo sia ricchissimo di calcio.
Siamo alle ultime battute per la raccolta, la pianta fiorisce tra maggio e giugno e si raccoglie, staccando le parti superiori dei fusti, tra metà marzo e metà maggio. Per questo mi sono voluta sbrigare a passarvi questa ricetta!
// Risotto al silene //
°° Ingredienti °°
- 400 grammi di riso semintegrale Vianone Nano
- un mazzetto di silene (circa 150 grammi)
- due piccoli porri
- 6-7 centimetri di alga kombu
- un cucchiaio di tahin
- mezzo bicchiere di vino bianco
- olio e.v.d’oliva
- sale marino integrale
- pepe nero
Eccola un’altra perla verde di Claudia! Piacere, silene, io sono Francesca e non ti conosco… 🙂 Però il nome mi fa pensare alle sirene e già mi è simpatica come erba! E’ sempre bello imparare da te e più racconti, più io immagino certi posti toscani con un alone un po’ da fiaba… ora che la natura si è ri-svegliata, ed io con lei, la fame di campagna sale, sale… meno male che per la fame vera c’è il tuo risottino! 🙂
Eheheh…sono contenta abbiate fatto amicizia, anche se per suggellare il legame bisogna sedersi insieme a tavola 🙂 Ci sarà sicuramente occasione, magari puoi chiedere al tuo banco della frutta se oltre alla borragine ti procura anche il silene! Ma prima devi memorizzare i nomi volgari, che magari come silene lo conoscono in pochi, anche se il suo nome ha un suono tanto bello.
Questo posto in cui ho raccolto in realtà è già in Umbria, ma se lo guardi sulla cartina non ti spieghi come mai non sia in Toscana!
Lo scoppiettino!!!! Ma dai non sapevo si potesse mangiare!!! Avrei davvero bisogno di uno dei tuoi corsi! A proposito, com’è andata lo scorso weekend? Mi guarderò intorno a caccia di silene, spero di riconoscerlo anche se non è in fioritura, sei stata molto precisa nelle indicazioni! Che fortuna poter sentire i caprioli… a me è capitato solo una volta di vederne uno fermo in mezzo a un sentiro, ero al confine con il Piemonte! Un’emozione indescrivibile, come ogni volta che ho incontrato qualche animale selvatico nel suo habitat!! pelle d’oca!!! un bacione Claudia!!
Sììì, si mangia! E anzi, è una delle meglio erbe commestibili che ci siano! Spero di averti dato indicazioni sufficienti a riconoscerlo e che potrai assaggiarlo prima della fioritura…e comunque se trovi i semi puoi piantarlo in terrazzo, a quanto mi dicono cresce molto bene.
Lo scorso weekend è andata benissimo, sia il lab di panificazione sia l’inizio del nuovo corso d riconoscimento e utilizzo erbe…la cosa bella è che posso lavorare e divertirmi un sacco nello stesso tempo, un regalo magnifico!
Un bacione a te Lucy bella!
P.S: Qui i caprioli sono di casa dappertutto, spesso ne vedo famigliole intere qui dietro casa mia…e rimane comunque un’emozione! L’unica cosa negativa è che portano un sacco di zecche e quando hai un cane non è l’ideale…
Fantastico! Grazie Claudia finalmente sono riuscita a capire che pianta é il Silene!!!! Non puoi immaginare la mia contentezza sono gli scoppiettini, li posso trovare anche io dalle nostre parti, che gioi!
Grazie
Roberta, ma sapessi che contentezza è per me sentire tutto il tuo entusiasmo!! Felicissima di esserti stata utile, grazie per la condivisione e buon raccolto!!!
cara Claudia sono ritornata suo tuo blog alla ricerca di tutti quegli articoli, compreso questo bellissimo risotto, che per me rappresentavano un “mondo vago” sulle le erbe spontanee di cui non sapevo distinguere nemmeno i nomi se non quelli delle piu comuni erbe… ma ora grazie al tuo corso mi è sbocciata la curiosità e allungo l’occhio quando sono in giro sul ciglio delle strade e scorgo sempre qualche erba che credo di conoscere o forse no.. i dubbi e le incertezze sono tante.. ma grande la soddisfazione per vedere aprire un mondo fatto di risorse proprietà e rimedi per una vita piu possibile in armonia con la natura, grazie di cuore!
Dubbi e incertezze sono normale amministrazione, ma quando si inizia a decifrare quello splendido insieme verde e colorato basta un po’ di perseveranza per scoprirne i segreti! Sono contentissima di quello che mi scrivi, grazie davvero!
sono due giorni, esco da lavoro, sbrigo le cose piu indispensabili e.. guanti di gomma alla mano ..alla ricerca dell’ortica! niente.. a volte mi sembra.. la tocco.. niente.. la frustazione.. fino a che stasera.. la vedo verde scura la tocco… proprio lei!! e torno a casa soddisfatta con un mazzo di ortica sufficiente per farci la tisana due giorni! .. poi la perseveranza mi ha premiato con un pò di finocchietto selvatico per rifare la tua ricetta dei pici … e l’occhio giusto mi ha regalato un mazzolino di silene .. per fare questo risotto invitante!! posso essere contenta 🙂
grazie Claudia
Wow Cristina, che meraviglia! Certo che puoi essere contenta, soprattutto perchè il silene non è così semplice da trovare e riconoscere come l’ortica o il finocchietto…bravissima! E buon appetito 😉
Io lo sapevo!Io lo sapevo!Potrei andare avanti per ore a dire quanto sono scema…eppure lo conoscevo e da picola ci ho giocato così tanto a far scoppiare i suoi fiori tra le mani…eppure lo avevo scordato!Per fortuna che ci sei tu a rinfrescarmi la memoria, ora non ho più scuse!
E ci credo che te l’eri scordato! Prima significava solo gioco, ora significa cibo, dovevi solo dargli un’altra collocazione per poterlo ricordare di nuovo 🙂 Potrà essere un buon risotto a inizio primavera e rimanere un gioco quando fiorisce, stavolta per i tuoi figli…vedi che tutto torna?
Bacio!
Carissima questa estate ne , con i miei bimbi, abbiamo raccolto silene per ben due volte riuscendo così a preparare del pesto con mandorle, succo e buccia di limone: una vera delizia. Eccezionale con riso integrale come con la pasta. Grazie ancora!
Un abbraccio ancora
Mi fai molto felice con questo commento…sapere che hai imparato a conoscere questa pianta proprio qui con me e che poi l’hai potuta raccogliere e cucinare è una vera gioia! E il pesto che dici sembra molto invitante, prossima volta lo provo anche io 🙂
Grazie a te!!
Sono felicissimo! Lo schiopettino era un mio ricordo di bambino (ho 52 anni): ricordo che una amica di mia mamma le disse che si poteva usare per fare il risotto! Mia mamma era incredula. Oggi finalmente grazie a google immagini e al tuo sito sono risalito al nome scientifico e alla ricetta. Ci vediamo questa estate, schiopettino….
Sì, è un ricordo di molti, anche perché da bambini si gioca spesso con i suoi fiori. E sì, le foglie sono ottime davvero, una delle erbe più buone da usare in cucina! Anticipa l’appuntamento a questa primavera però, in estate il silene sarà già fiorito, e quindi inutilizzabile per un buon risotto (ottimo però per il riconoscimento, che dalle foglie potrebbe essere più difficile). Puoi ritrovarlo in tarda estate-autunno, a seconda di come gira la stagione.
Non conosco tutte le erbe spontanee ,ma il Silene si.. noi lo chiamiamo sciopeti .Sono fortunata dietro casa mia in montagna c’è un prato immenso pieno di Silene e chissà quante altre erbe ci saranno .Vedo sovente lo chef della trattoria di fronte in fase di raccolta. Mi sono comprata un libretto per imparare a conoscerle .
Sei fortunata ad averne così tanto a disposizione! Se vuoi qui sul blog ho dedicato una pagina ai libri che ho letto in argomento e che consiglio, se vuoi altre ispirazioni le trovi cliccando qui.
Buono studio e buon raccolto!