Qualche settimana fa la lettura di questo post della izn mi ha regalato una flebile speranza. Sapere che proprio lei, che sul suo balcone coltiva, e sottolineerei con successo, un sacco di belle cose e che ha colonizzato il terrazzo della sua palazzina per farne un piccolo orto con annessa rubrica correlata sul Pasto Nudo, che proprio lei, insomma, fino a pochi anni fa aveva il pollice nero, mi ha fatto intravedere la possibilità di poter avere la stessa sorte. Perchè per quanto io ami la natura e sia così appassionatamente interessata alla vita delle piante selvatiche, alla loro utilità, raccolta e trasformazione, nonostante abbia un profondo rispetto e amore per le nostre materie prime ortifere, nella coltivazione e cura delle piante stesse sono un vero disastro. Quest’inverno sono riuscita a far morire due piante di aloe vera che a fine estate erano grosse e forti: chi conosce le aloe sa bene che sono tra le piante più resistenti in assoluto, perfette da regalare a chi con le piante non ci sa proprio fare. Ecco, io quest’inverno ne ho fatte morire due. Fortuna vuole che chi me le ha donate ne abbia casa e giardino completamente pieni, e quando dico pieni intendo almeno 30-40 piante, e mi ha pregato di portargliene via qualche altra, cosa che immagino farò nonostante il mio tremendo senso di colpa da madre degenere.
E insomma, io comunque continuo a tentare. Soprattutto con le aromatiche, tipo il basilico. Mi piace piantarlo direttamente in vaso partendo dai semini, e lui si dimostra sempre tanto collaborativo: germoglia e cresce verdissimo e profumato, con una gran voglia di fiorire e andare in seme. Cosa che non succede mai. Sì, perché ogni volta quando inizio a staccare le cimette da usare in cucina va a finire che mi ritrovo con il vaso pieno di zeppetti spogli che poi non ributtano più e si seccano, come se le piante, che parevano così belle e forti, fossero troppo deboli. Ho pensato che forse il vaso era troppo piccolo, che avessero bisogno di più terra, allora quest’anno ho usato un vaso più grosso, uno di quelli liberati delle aloe morte, per inciso. Quando il mio basilico ha iniziato a crescere me lo sono guardato e mi è venuto in mente che forse il problema non era il vaso, che probabilmente quella parola d-i-r-a-d-a-r-e, che leggo spesso in giro su forum e gruppi di ortisti e giardinieri, nasconde un’importanza fondamentale che fino ad ora, chissà perché, non ho mai voluto cogliere.
Forse è perché quell’abbondanza di piantine è troppo bella per accettare l’idea di sradicarle quasi tutte? Fatto sta che mi sono resa conto che il peccato originale del mio basilico era proprio questo: troppi semi. Li spargo come se fossero il pangrattato sulle patate gratinate, i semini di papavero sul pane, il prezzemolo tritato sulle verdure alla griglia. E invece no, vanno distribuiti razionalmente, sapendo che ognuno di quei semi deve poter avere le risorse e lo spazio per svilupparsi nella pianta grande e forte che vuole diventare. Ora che ho capito, so che l’anno prossimo terrò in maggior considerazione le sue esigenze…ma col mio grosso vaso adesso che ci faccio? Chiesto lumi via facebook alla izn di cui sopra e alla mitica Erbaviola, che di orto in vaso ne sa davvero un bel po’, tanto da averci scritto un bel libro che si chiama appunto L’orto sul balcone, arrivato già alla seconda edizione (Grazia, prima o poi sarà mio!), ho sradicato delicatamente la maggior parte delle piantine, quelle più sviluppate, e lasciato spazio alle più piccole. E perchè non il contrario? Perchè così avrei potuto riciclare quelle prime foglioline profumate per farci un bel pesto, come consigliava Mari e una genovese inseritasi anche lei nella conversazione. Dietro suggerimento della izn ho lasciato gli steli delle piantine sradicate a pacciamare e concimare il terreno del vaso, e così non ho buttato via niente…a parte un bel po’ di semini 🙂
E pesto fu! Le foglie raccolte erano una cinquantina di grammi, perfetti per 3-4 porzioni. Ho utilizzato il mio solito procedimento ispirato alla ricetta tradizionale del consorzio del pesto genovese, omettendo il parmigiano e aumentando leggermente i pinoli. Il pesto senza parmigiano, oltre ad essere buonissimo quanto la versione classica (a mio gusto anche di più) ha un verde molto più brillante. E mi perdonino i puristi (Martinaaaaa?!), che lo so quanto voi liguri tenete al basilico e al pesto!
Non è certo una ricetta granché originale questa, ma uno spunto per trasformare gli errori in risorse, così come si possono trasformare gli scarti in ingredienti preziosi. Un po’ come i ravanelli sbagliati, ve li ricordate? Ebbene sì, era già capitato…una dimostrazione che io, prima di imparare, devo sbagliare proprio tante, ma tante volte 😉
// Pesto di basilico vegan //
°° Ingredienti °°
- 50 grammi di foglie di basilico fresco
- mezzo bicchiere scarso di olio e.v.d’oliva
- 2 cucchiai di pinoli
- 2 spicchi d’aglio medi
- sale marino integrale q.b.


🙂 guarda che stai parlando con una ligure che quando vuol mangiare pesto deve per forza farlo senza formaggio (ironia della sorte?!)!!!!
Ma anche se questo non fosse, ti è venuto così bene che hai tutto il mio appoggio … <3
M infatti ci pensavo mentre scrivevo…è che non sapevo bene a che grado fosse la tua intolleranza, ero certa che per il pesto facessi eccezione! Molto onorata quindi del tuo apprezzamento 🙂
P.S: Sappi che ti penso, che passo da te spesso e non trovo mai il tempo di fermarmi con calma, ma prima o poi ce la faccio. Oggi poi ci ripasso per forza, al post di un annetto fa, se guardi che giorno è capirai perchè 🙂
Ahaha io sto preparando un post sui pesti vegan giusto ora!! Per non offendere i tradizionaliste potremmo trovare un altro nome, chessò…io che scrivo in inglese potrei chiamarlo best-o? (mi sto flagellando da sola per aver detto un’americanata simile)
Vah che bellini tutti quei germogli! Purtroppo nel giardino un po’ di ‘trial & error’ ci vuole 🙂
Guarda Valentina, ti dirò, a me ‘sta cosa di dover trovare altri nomi per le cose solo perchè vengono variati un po’ gli ingredienti rispetto alle versioni tradizionali proprio non la sopporto. A parte che già le versioni tradizionali in sé sono suscettibili di mille varianti a seconda di regione e località, ma poi in generale si rompono le scatole solo ai piatti vegani, se qualcuno fa una parmigiana di melanzane con la mozzarella e tutto, ma griglia le melanzane invece di friggerle nessuno rompe le scatole. Quindi no, chiamiamolo pesto! Il pesto è solo un insieme di olio, verdure e noci tritate, giusto? 🙂 Se qualcuno avrà da ridire al tuo prossimo post vengo a difenderti!
Aahh! Quanto e’ bello quel verde tenero! Ci scommetti? Mi par di sentire il profumo intenso del basilico! Ottima soluzione! Mi hai messo una voglia di magnare una pasta al pesto! :-p
Ciao bella! Alla prossima! ♡
Eheheh, la voglia di pasta al pesto l’ho messa anche a me stessa scrivendo l’articolo, peccato che l’ho già finito!!!
Un bacione!
Come ti capisco 😀
Anch’io non è che abbia un pollice così verde, se non ci fosse stato negli anni Adriano che annaffiava orto e aromatiche, con me sarebbe morto tutto 😆
Sono pessima >_<
E come te, quando seminai la borragine che non trovavo per i campi, la seminai come fosse pangrattato e quindi tante piantine che si soffocavano a vicenda crescevano XD
Insomma va be, piano piano imparerò intanto Erbaviola rimane anche per la mia guida in queste cose <3
Il pesto comunque è meraviglioso e anch'io credo che senza la copertura forte del sapore del parmigiano abbia un colore e un'intesità di sapore davvero maggiore. 🙂
oh Cami, ci incrociamo qui ^_^ guarda che sinergie che si creano! Beh ora dove sei un orto verrebbe una meraviglia, con quel clima…!
Mi associo a Grazia, laggiù potresti coltivare davvero di tutto!! Facciamoci forza a vicenda Cami, ce la possiamo fare!!!
Ma che bello! Il pesto sì, ma anche il “pesto di idee”! Mi piace molto quando da un’informazione nasce una discussione e poi viene tutto raccolto per farne qualcosa di nuovo e interessante. Intanto ringrazio per la citazione, l’orto sul balcone è stato il mio primo amore di coltivazione e il primo orto che potessi permettermi… e il campionario di tutti gli errori che si potessero commettere! Insomma, secondo me se non sbagli neanche una volta seminando troppo fitto, non sei nessuno. Non lo fai con il cuore. Le persone generose non penserebbero mai “ehi, forse lascerò tre semi soli soletti in questo enorme vaso”. L’orticoltore goloso e generoso invece pensa: “son così piccolini, sicuramente ci staranno tutti e mille in questo vaso!”.
Un trucco è pensare sempre alla pianta adulta prima di seminare e fare poi mente locale sul fatto che 1 seme = 1 pianta (le bustine in commercio salvo poche eccezioni hanno il 90% di germinabilità).
I pollici neri non esistono, viva gli orti in vaso! 😉
La tua ultima fase diventerà il mio mantra 🙂 Che dici, se lo dico anche ai pomodori che ho trapiantato da poco ci credono pure loro e si ripigliano?
La cosa più bella della rete, come dicevamo anche per mail, è proprio questa possibilità di scambio, di ispirazione reciproca, di arricchimento creativo. Per me l’unico problema è riuscire a dosare le informazioni e non andare in overload!
Eh beh, identificarmi nell’orticoltore generoso è senz’altro più rassicurante rispetto all’idea del pollice nero 🙂 Seguirò i tuoi consigli alla lettera…in questo periodo, per la prima volta, sto anche collezionando semini di spontanee raccolte in giro, per ora ho preso la nigella, la rucola e la pimpinella; mi piacerebbe far germogliare anche loro, anche se l’idea di rinchiudere queste belle guerriere selvatiche in un vaso un po’ mi stona…intanto raccolgo, poi si vedrà!
Un bacione cara!
Il verde di oggi è potente, lucido, più brillante del solito, come fosse “in forze” e vestito sempre più d’estate… guardo le foglie piccole e tenere, insieme, tutte strette, si danno la spinta per crescere…
Interessante la teoria sull’imparare solo dopo vari sbagli, la sposo in pieno… e se con tutti gli sbagli viene fuori un pesto così “vivo”, ci si può anche o persino stare… 😉
Certo un post più verde di questo credo di non averlo mai fatto! E la teoria degli sbagli…è molto consolatoria, ma anche reale, il problema è quando si attraversano gli sbagli stessi! Ma tutto serve a farci crescere, anche le difficoltà 🙂