Dovete sapere che mi capita di accendere il radar alla ricerca di erbe anche mentre guido. O meglio, mi capitava, fino a che poco prima dello scorso natale ho pensato bene di fare un bel salto nel fango in un campo ai margini di un sentiero che frequento spesso, rimanendo miracolosamente illesa, ma facendo oltre 300 euro di danni alla macchina. Non stavo cercando erbette in quel momento, mi sono distratta in un modo ben più stupido, ma da lì in poi ho chiaramente evitato di lasciar troppo vagare lo sguardo mentre sono al volante. La scorsa estate però, quando tutto ciò non era ancora successo, mentre percorrevo una splendida strada sterrata superpanoramica dalle parti di casa mia, qualcosa ha catturato istantaneamente il mio sguardo, portandomi a frenare immediatamente urlando da sola come una matta: “LUPPOLO!!!”. Ho trovato uno slargo subito dopo in cui fermarmi, sono scesa di corsa dalla macchina e sono scoppiata in una risata euforica. Era proprio luppolo!
Ancora non so come diavolo abbia fatto a riconoscere una pianta che non avevo mai visto prima mentre guidavo canticchiando allegramente. Tanta era la mia gioia (e chi mi segue da un po’ lo sa che in questi casi mi emoziono davvero con poco!), quanto amara la delusione di vedere che quell’abbondanza di coni pronti per la raccolta era avvinghiata ad un albero a picco sul ruscello, circondato da un groviglio di rovi e praticamente irrangiungibile. Oddio, quasi irrangiungibile…come facevo a lasciarmi scappare quell’occasione? Il luppolo da queste parti proprio non si trova, in quasi quattro anni quella è stata l’unica pianta che mi sia mai capitato di incontrare. Ci sono tornata qualche giorno dopo insieme al mio lui, 10 centimetri buoni più alto di me, che è riuscito a sporgersi sull’argine fin dove era possibile ricavando un magro ma preziosissimo bottino.
Sapevo bene che del luppolo non si utilizzano solo i coni in fitoterapia e nella produzione della birra, ma anche i giovani germogli primaverili, simili ad asparagi selvatici e ottimi da mangiare. Ho salutato il mio rampicante dandogli appuntamento alla primavera successiva, che poi sarebbe adesso…e allora proprio questa settimana sono partita per la mia caccia. Abbigliamento Claudia: scarpa da trekking in tela lisa, giacchina a vento anni ’80 chiusa pietosamente con una spilla da balia, coltellino da raccolta a serramanico, forbici da giardino rubate all’ultima vendemmia per il taglio dei rovi. Pronta ad affrontare ogni ostacolo, ritorno sul mio sterro panoramico e mi inoltro verso il ruscello…e chi ci aveva pensato che i rovi in primavera non sono così aggressivi come in estate! Procedendo un po’ a tentoni sono riuscita a riconoscere i germogli che cercavo e che avevo visto tante volte nei miei libri e inaspettatamente sono riuscita a fare un ottimo raccolto, senza dover decespugliare l’intera zona e senza nemmeno un graffio.
Il luppolo (Humulus lupulus) appartiene alla famiglia delle cannabinacee ed è una pianta dioica, vale a dire che i fiori maschili e quelli femminili sono ospitati da due esemplari distinti. In fitoterapia si usano i fiori femminili, dalla caratteristica forma a cono, ben distinguibili dai fiori maschili e cosparsi di una polverina giallognola, la luppolina. Sono noti soprattutto per le loro proprietà antispasmodiche e sedative, attive in particolare sul sistema digestivo e nervoso. Il luppolo è utile nei casi di disturbi di origine nervosa come cattive digestioni o diaree, ma anche per bruciori o crampi allo stomaco. É poi indicato in caso di insonnia e tensione nervosa, per il suo effetto calmante e sedativo. I fiori femmininili di luppolo contengono anche notevoli quantità di sostanze estrogeniche, utili nella donna per favorire la comparsa o l’aumento delle mestruazioni, meno utili nell’uomo, su cui hanno effetto anafrodisiaco, quindi cari maschietti cercate di non dilungarvi troppo nella raccolta, che respirarvi troppa luppolina potrebbe sì regalarvi un piacevole effetto rilassante e calmante, ma potrebbe rendere poco contente le vostre adorate compagne.
Il consumo di luppolo è controindicato in caso si stiano assumendo antidepressivi, in gravidanza e in allattamento.
I giovani getti si usano in cucina un po’ come gli asparagi, ci si fanno risotti, frittatine, si aggiungono alle zuppe, si mangiano crudi in insalata. Hanno proprietà rinfrescanti, diuretiche, sedative e depurative del sangue.
Mentre per i coni dovrete aspettare la tarda estate, per la raccolta dei germogli è proprio il momento giusto. Individuare la pianta è più facile quando è ben sviluppata, riconoscerete facilmente le foglie e soprattutto i bellissimi e copiosi coni verde chiaro. Il luppolo è un rampicante, con un portamento davvero elegante rispetto ad altri come ad esempio la vitalba: sale sulla pianta ospite o su qualsiasi cosa trovi avvolgendosi in trecce eleganti e sinuose, ed è proprio alla base della pianta stessa che ritroverete i germogli la primavera successiva, all’inizio della loro salita armoniosa verso l’alto. Somigliano un po’ a degli asparagi selvatici, ma è facile notare dei nodini lungo lo stelo da cui si sviluppano le foglioline giovani. Lo stelo è verde-violaceo e ruvido e diventa via via più liscio andando verso l’alto. Per raccoglierli percorrete delicatamente lo stelo dal basso verso l’alto tenendolo tra pollice e indice torcendolo leggermente, si staccherà da solo al punto giusto, quando diventa più tenero. Hanno un gusto delizioso, molto delicato.
Quando sarà il momento di raccogliere i coni, cercate di essiccarli il più in fretta possibile, meglio con un essiccatore elettrico a bassa temperatura, oppure all’aria stesi su dei graticci in un luogo buio, poi conservateli in sacchetti di carta. Chiaramente, oltre a farci tisane, potete farci anche la birra!! Il mio raccolto della scorsa estate, come vi dicevo, è stato davvero magro e non è valsa la pena utilizzarlo nell’autoproduzione della birra, anche perché la mia esperienza non è ancora così tanta da addentrarmi in preparazioni troppo avanzate, finora ho utilizzato soltanto le miscele già preparate da far fermentare. L’anno scorso ho visto girare su facebook un po’ di foto della bellissima coltivazione dei birrai di Birra Kashmir, che producono una birra artigianale ottima in Molise, in quella zona incontaminata ai piedi delle Mainarde che è il luogo di origine della mia famiglia materna. Prima o poi tornerò pure io a dare un’occhiata e inebriarmi di luppolina 🙂
In attesa del prossimo raccolto di coni, oggi mi cucino i germogli in un modo semplicissimo, per lasciare il più possibile inalterato il loro sapore. Solo una cottura leggerissima, un condimento delicato e qualche fiore del mio giardino.
Alloooora, comunicazioni veloci pre-ricetta: c’è ancora qualche giorno per iscriversi al corso di riconoscimento e utilizzo di erbe spontanee di cui vi ho parlato la scorsa settimana, inizia questo sabato pomeriggio, la locandina la trovate qui. Poi, come vi accennavo a marzo, da questo mese mi trovate in edicola su Cucina Naturale, con una nuova rubrica dedicata alle erbe e agli utilizzi alternativi di frutti e ortaggi. Poi, per finire, c’è una nuova puntata su Il Pasto Nudo della mia rubrica “erbaccia a chi?!”, questa volta dedicata all’ortica. Qui trovate il primo post, presto ne seguirà un altro con altre cosette interessanti e una ricetta buona e facile, quindi seguite anche il bellissimo blog della izn che, a prescindere da me, ne vale tanto la pena.
// Luppolo marinato con fiori di calendula //
°° Ingredienti °°
- un mazzetto di germogli di luppolo
- 3 cucchiai di olio e.v.d’oliva
- un cucchiaio di aceto di mele
- uno spicchio d’aglio
- sale marino integrale aromatizzato alle erbe
- fiori di calendula
- fiori di rosmarino
Prima ho guardato bene (già da ieri sera in verità) quei fiori di luppolo a me sconosciuti, sono come dei mini carciofini, bellissimi! 😉 Poi leggendo mi sono fatta due risate immaginando l’abbigliamento che descrivi, ti ho proprio vista, visualizzata, immaginata! E la simpatia che ho per te aumenta, perchè è chiaro quanto tutto questo ti piaccia e quanto sia forte la tua passione per la natura e le erbe! E questo serve, questa è la molla… ci vedo l’entusiasmo giocoso delle prime volte e degli amori forti…
“Il luppolo marinato con fiori di calendula” suona quasi come una ricette magica, mi piacerebbe fosse il mio pranzo, una volta, ehehe!
Per tutte le tue novità sono felice e faccio il tifo con tanto di ola, ma lo sai già! 😉
Hai colto nel segno Francesca, come spesso succede…”l’entusiasmo giocoso delle prime volte e degli amori forti”, sono parole che descrivono benissimo quello che realmente accade.
Grazie per il tifo e per la ola, che ricambio in pieno per i tuoi progetti!!!
Qui sfondi una porta aperta! Adoro il luppolo, dalle nostre parti tipicamente ci si fa il risotto e proprio nei giorni scorsi mi sono data alla raccolta dei germgogli. Nella tua versione non l’ho mai provato, segno per il prossimo raccolto!
Daria, qui è proprio difficile trovarne, sono stata proprio fortunata! Prossimamente rifarò un salto dalla mia pianta e vedrò di farci uscire anche un risotto, poi però devo lasciarla perdere, poverina 🙂
Probabilmente avrò incontrato centinaia di volte il luppolo nelle passeggiate in collina che ogni tanto vado a fare…il problema è riconoscerlo e sapere che oltre alla birra si possono gustare i germogli a tavola!…mi ci vorrebbe proprio un bel corso accelerato! peccato tu non stia proprio dietro casa! intanto leggo la tua bella rubrica su “cucina naturale”…studio, studio, chissà mai … 🙂
Mannaggia Mari, proprio oggi inizio uno dei miei corsi di riconoscimento piante, ti piacerebbe un sacco! E però sì, in effetti sono un pelo lontana 🙂 Grazie delle letture e un bacione!
Ho scoperto il luppolo selvatico quando abitavo in Veneto, ma qui nelle Marche non sono mai riuscita a trovarlo. Devo impegnarmi di più! 🙂 la tua versione marinata credo sia spettacolare!!
Ciao!
Valentina
Io sono la prova vivente che chi cerca alla fine trova. Ecco, il luppolo diciamo pure che mi ha trovato lui, ma fa lo stesso 🙂 I germogli marinati sono molto buoni, quando avrai trovato la tua pianta te li straconsiglio.
Ciao e grazie della visita!
Ciao Claudia, esco dal letargo di aprile dolce dormire e cosa faccio?? ti vengo a trovare!! sulla scia del luppolooo!!!
mumble. Non so se da queste parti si trova, ma ora mi informo per vedere se posso farlo crescere in vaso… abbiamo recuperato delle vecchie strutture di letti, poi vecchie assi, insomma sono venuti dei vasconi per coltivare niente male, mi sto dando agli esperimenti!! Mi ispirano soprattutto la tisana (ora vado a spulciare in internet…vedi l’effetto che mi fai, poi, mi viene sempre voglia di approfondire!!) e questa tua versione marinata…
un bacione belless
Che poi luppolo e dolce dormire vanno decisamente insieme 🙂 Un po’ meno dolce è il sapore del luppolo stesso, anzi è piuttosto amarognolo, infatti nella produzione della birra si usa per aromatizzare e dargli proprio quel retrogusto amaro. Più i fiori sono vecchi, più l’infuso è amaro, quindi meglio usarli poco tempo dopo l’essiccazione.
Sarebbe bellissimo se lo facessi arrampicare sulle tue vecchie assi, la pianta è una meraviglia!
Mi scuso per i troppi stimoli, lo so che poi ci si perde un sacco di tempo! Ma non posso che essere felice di essere d’ispirazione 🙂
Un bacione a te splendida
Da noi in umbria i germgli vengono chiamati “lupari”.qualche giorno fa ne ho raccolti un po,però erano pochini e sulla strada di ritorno ho trovato anche dei bei fiori di tarassaco.ci ha fatto gli gnocchetti sardi e come per gli asparagi ho lasciato le punte intere mentre i gambi li ho frullati,e nel mezzo c’erano i fiori croccanti…be’ non sono tanto brava a spiegare ricette..cqe complimenti per la rubbrica.
Come la dici la dici, è sempre un ottimo e graditissimo contributo, quindi grazie mille :). E grazie anche delle varianti dialettali e dei complimenti, li apprezzo molto!