Ve lo dico, oggi sarò breve, e forse a qualcuno farà anche piacere, visti i fiumi di parole che lascio scorrere qui certe volte (ehm, ok, spesso). Un po’ è che ho tanto da fare: sto continuando a studiare e osservare la natura che si prepara alla primavera intorno a me, mi sto preparando per il corso del 3 aprile a Nibbiaia, vicino Livorno (qui l’evento su facebook, qui il post in cui vi ho dato tutte le info), per quelli che verranno dopo e per i laboratori che farò con i bambini delle scuole locali tra fine marzo e metà maggio, che, ancora più degli altri, mi mettono nella condizione di voler dare il meglio di me: la sento come una responsabilità molto grande, quella di venire a contatto con delle menti così giovani da una posizione di “guida”, di accompagnarle nell’osservazione della natura cercando di trasmettergli quell’amore e quel senso di caotica perfezione dell’universo verde. Spero di essere all’altezza di questo compito importante, di certo sarà divertente.
Un po’ è che sono anche distratta da diverse altre cose: oltre al resto del lavoro che ho da fare, il mio pensiero, da un paio di giorni, va verso la mia vecchia Roma, da cui non vorrei essere così distante in questo momento. Un posto in cui ho lasciato un pezzo di cuore rischia di essere spazzato via, come tante altre esperienze di autogestione e cultura dal basso che hanno arricchito questa città negli ultimi 30 anni. Lo so, non c’entra molto con le tematiche di cui tratto qui, ma non è nemmeno del tutto vero: quello che mi interessa comunicare attraverso queste pagine è l’importanza della nostra sovranità, individuale e collettiva, del nostro diritto di sapere cosa finisce nel nostro piatto, di salvare e scambiare i nostri semi, di vivere in armonia con la terra che ci ospita, di prendere consapevolezza di quello che c’è da fare e di come possiamo dare il nostro contributo. Di creare un’economia diversa, fatta di persone e non di grandi marche dentro un ipermercato, fatta di beni pubblici e non di privatizzazioni selvagge. Questo non tocca solo il sistema di produzione del cibo e la nostra alimentazione, che è quello di cui mi interesso maggiormente, ma anche la cultura e il modo di viversi le città: posti come il csa La Torre a Roma e tanti altri fanno questo, creano alternative, forme di aggregazione partecipate e autorganizzate che danno vita alle esperienze più diverse, da un orto sinergico gestito da ragazzi disabili a una palestra a prezzi popolari, da corsi e laboratori di ogni tipo a musica, spettacoli e una buona cucina a prezzi accessibili. Sabato prossimo a Roma, il 19 marzo, ci sarà una grande manifestazione in difesa di questi spazi e dei beni pubblici; se volete più informazioni vi rimando qui, qui e qui.
Ok, chiudo la parentesi e vi lascio ad una ricetta, anzi, due, che avevo in testa già da un po’. Si sono potute concretizzare solo dopo la mia visita alla Fierucola, dove finalmente sono riuscita a scovare le barbabietole rosse, che da queste parti sembravano introvabili. Parte le ho messe negli gnocchi che sapete, le altre le ho affettate sottili e infilate nell’essiccatore. Alcune le ho lasciate al naturale, altre le ho stropicciate con una salsina aromatica, in modo da farne delle chips, molto saporite, da mangiare come spuntino o come aperitivo, magari pucciate in un po’ di maionese di mandorle, che un giorno vi farò vedere. Quelle rimaste al naturale le ho tritate in un macinacaffè per farne una farina grossolana, da usare per guarnire insalate, zuppe e creme di verdure oppure, macinata ancora più fine, per arricchire e colorare pasta fresca o pane. Per le chips: non vi aspettate delle sfoglie croccanti come se fossero fritte, chiaramente l’essiccazione dà un risultato un po’ diverso, ma preserverà tutte le qualità nutritive delle barbabietole. Se poi ci mettete delle aromatiche ricche e profumate (raccolte ed essiccate da voi o prese da qualche buon produttore locale), il vostro palato sarà più che soddisfatto 🙂
// Chips e farina di barbabietola rossa //
°° Ingredienti °°
- 3-4 barbabietole rosse
- origano essiccato
- timo essiccato
- un pizzico di sale marino integrale
- pepe nero macinato fresco
- olio e.v.d’oliva
Senza nulla togliere agli gnocchi passati, ma mi sembrava strano non te ne uscissi con qualcosa che mi lasciasse quella frase da auto-idiota in testa, del tipo ” ma perché diavolo non c’ho pensato prima?!”.
Ecco streghetta, ora che siamo agli sgoccioli con la raccolta, mi toccherà dare la caccia alla ultime barbabietole … perché quella farina non la posso assolutamente mancare!
ps: quando ti lanci in questi fiumi di parole “combattive” mi riscaldi sempre il cuoricino!!!
Un abbraccio e buoni giri nei prati.
Come ci vedi lungo Martina, si vede che mi conosci…tanta fatica per trovare le barbabietole, bisognava pur giocarci almeno un altro po’ 🙂
Un abbraccio a te bella!!