Marmellata di uva fragola – Autoproduzione di Ottobre

Marmellata di uva fragola - Autoproduzione di Ottobre 1
L’ho detto che ci tengo alla categoria Autoproduzioni, quindi mi sono detta che sarebbe stata una buona idea creare un appuntamento fisso ogni mese per spingere in maniera particolare questa categoria e per autostimolarmi a produrre contenuti interessanti che aiutino voi a scoprire cose nuove e anche me a sperimentarne sempre di più. Parto oggi pubblicando questa ricetta che spero vi piaccia. Di corsa però, che l’uva fragola sta finendo! Magari dalle vostre parti già non si trova più…e vabbè, casomai questa ve la tenete per l’anno prossimo. Al Podere Alberese, di cui vi ho parlato qualche post fa, la pergola di uva fragola era ancora bella carica, così me ne sono portata a casa un po’ per provare a farci la marmellata. Con quella che mi era avanzata dalla preparazione della focaccia avevo fatto un succo fresco ed era talmente buono che ne avrei bevuti dei litri. Talmente dolce che nella marmellata non ho aggiunto neanche un minimo di dolcificante, che mi è sembrato totalmente superfluo.
Vi dò le dosi per un chilo d’uva, ma vi consiglierei di farne almeno il triplo. Una cosa che facilita molto le cose quando c’è da fare conserve con questo tipo di frutta è un estrattore di succhi, di cui per fortuna sono ben fornita!
Marmellata di uva fragola - Autoproduzione di Ottobre 2
In quel caso otterrete la marmellata direttamente dal succo puro, senza bisogno di passarla al passaverdure per togliere bucce e semini.

// Marmellata di uva fragola //

°° Ingredienti °°

  • 1 chilo di uva fragola
  • 1 mela
  • 1 cucchiaino di agar-agar in polvere
Marmellata di uva fragola - Autoproduzione di Ottobre 3Staccate tutti gli acini dai raspi, poi sciacquate la frutta, lasciatela scolare un pochino e poi estraete il succo. Se non avete l’estrattore mettete tutto direttamente nella pentola. Al succo o agli acini interi aggiungete anche la mela tagliata a piccoli pezzi lasciandole la buccia (contiene la pectina che ci serve per addensare la marmellata). Accendete il fuoco e portate a bollore, poi lasciate cuocere circa 45 minuti.
Marmellata di uva fragola - Autoproduzione di Ottobre 3A questo punto spegnete il fuoco: se siete partiti dal succo basterà dare una frullata col frullatore a immersione, altrimenti passate tutta la marmellata col passaverdure per eliminare semi e bucce e rimettete tutto in pentola. Sciogliete l’agar-agar in poca acqua e quando la marmellata torna a bollire aggiungetelo e mescolate bene, cuocendo ancora per 5-10 minuti. Spegnete e invasate subito in vasi di vetro sterilizzati.
Marmellata di uva fragola - Autoproduzione di Ottobre 3Chiudete con forza i vasetti appena riempiti e metteteli a testa in giù su un piano di legno, copriteli con un canovaccio e rigirateli solo quando saranno completamente freddi. Se il sottovuoto sarà venuto bene, il tappo si sarà ritirato verso l’interno e se ci fate pressione sopra non si muoverà, se invece dovesse fare il classico click dei barattoli aperti, riportate la marmellata a bollore e invasate di nuovo.

COME STERILIZZARE I VASI SENZA METTERCI UNA VITA? Allora…ho sempre odiato la tecnica del pentolone, uno perchè non ho il pentolone, due perchè la trovo molto macchinosa, bisogna avvolgere tutti i vasi nei canovacci, se servono tanti vasi bisogna fare più sessioni, si fa un casino per tutta la cucina (e già con la marmellata si fa casino a prescindere, vi avverto, quindi se si riesce a evitare ulteriore sbattimento magari è meglio), insomma, anche no. Una mia amica mi ha insegnato questo metodo veloce e indolore, e ho sempre usato questo. Si lavano bene tutti i vasi e si mettono ad asciugare sulla placca del forno già caldo a 100°. Quando non si vede più neanche una gocciolina, ossia dopo circa 10 minuti, sono pronti, lasciateli raffreddare un po’ (se lo fate con un po’ di anticipo si raffreddano direttamente in forno, che ovviamente avrete spento a obiettivo raggiunto) e poi usateli per invasare. I coperchi potete lavarli bene e bollirli per 10 minuti in un pentolino, lasciarli asciugare al sole o asciugarli a mano alla perfezione con un canovaccio pulito. Se fanno proprio schifo magari cambiateli con coperchi nuovi.

Se aspettate un mesetto per iniziare a mangiare la marmellata è meglio, sarà più buona, se non potete proprio resistere fate pure, male non vi farà. State attenti però a controllare lo stato di conservazione, se il tappo è gonfio vuol dire che qualcosa è andato storto e la marmellata ha fermentato, in quel caso buttate tutto, come anche se notate delle muffe in superficie o sentite un odore sgradevole. Non fate come mio padre che ha aperto una mia marmellata di corbezzolo col tappo rigonfio, se l’è mangiata di gusto, poi si è sentito male e mi voleva denunciare!

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5 commenti su “Marmellata di uva fragola – Autoproduzione di Ottobre”

  1. sono d’accordissimo sulla tecnica del pentolone! allucinante. ma poi chi è, a parte qualche super-nonna, che ha un pentolone di quelle dimensioni (quelle adatte a far si che un vaso da 1 kg di confettura immerso rimanga sempre almeno “n” centimetri sott’acqua)? poi si, sono d’accordo che confetturare è già abbastanza impegnativo, e quindi ridurre lo stress un poco è solo bene. immaginerai ora che la mia tecnica è molto simile alla tua: lavo i vasi, li metto in forno a 120° (da spento, così hanno tutto il tempo per abituarsi al cambiamento di temperatura, non si sa mai) per 30′, i coperchi gli ultimi 15′ (dicono che l’elasticità potrebbe risentirne, dicono). le differenze principali sono tre. la prima è che i coperchi li uso nuovi perché il materiale dell’interno è poroso e può diventare un ricettacolo di batteri. il vetro è un materiale sterile, e lo amo, ma dei coperchi non mi fido (non so se hai mai fatto caso che quando chiudi da vuoto un barattolo usato perfettamente pulito con un coperchio usato perfettamente pulito l’odore del contenuto precedente rimane: ecco, posso confermare che è il coperchio, e che utilizzando un coperchio nuovo l’odore sparisce). la seconda è che invaso la confettura bollente nei barattoli bollenti: è un’ulteriore precauzione e non costa poi molto. la terza è che lascio riposare le confetture per due mesi, prima di aprirle: serve anche per controllare che l’invasatura sia andata a buon fine. passato quel tempo si può rilevare qualche presenza sospetta, che impiega un po’ di tempo prima di farsi vedere (ma ho scritto “si può” perchè a volte purtroppo, come nel caso del temibile botulino, non si manifesta e basta e allora amen, mangiatevi quella confettura e morite felici). però Claudia, non so se lo sai, ma ho anche una notizia molto confortante in proposito: il famigerato botulino appunto (il batterio più temibile in questo frangente) nel caso di conserve di frutta pare essere una possibilità assai rara, se la sterilizzazione viene eseguita in modo scrupoloso, per la quantità ridotta di acqua libera in esse contenuta (è merito dello zucchero) e l’elevato livello di acidità del ph di (quasi) tutta la frutta (per esempio, c’è da esser più cauti con fichi e pomodori, questi ultimi inclusi nel caso ti piaccia considerarli frutti) che gli impedisce di sopravviverci dentro. il succo di 1/2 limone per kg di frutta in questo caso, comunque, spacca la testa al toro (che è brutto da dire ma rende l’idea). tutto questo è molto inquietante da leggere, ma si risolve in ben poco nella pratica. ah, le confetture, quanto mi fanno patire!

    1. Claudia_GranoSalis

      Beh, Haru, devo dire che in quanto a conserve ne sai ben più di me! In realtà mi dai l’occasione per aggiornare questo post, da un po’ di tempo anche io invaso nel vetro ancora bollente e non ricordavo proprio che qui avessi scritto di lasciarlo raffreddare. Per i coperchi, è senz’altro più sicuro cambiarli ogni volta, ma mi dispiace sempre buttarli, quindi se sono messi bene li riutilizzo. Poi ho l’esempio di mio padre che non si è mai fatto grandi problemi coi coperchi (a dire il vero neanche con la sterilizzazione dei vasi, ma in questo non ho preso da lui!) e siamo ancora tutti qui vivi e vegeti, dopo anni di colazioni e merende a base di marmellata. Oddio, lui è pure quella persona che una volta ha aperto una marmellata di corbezzoli che gli avevo dato io e che aveva il tappo parecchio rigonfio (l’avevo vista poco prima di ripartire da Roma e gli avevo detto che andava buttata!), che se l’è mangiata e che poi ha passato la giornata a vomitare, e meno male che altre conseguenze non ce ne sono state! Quindi forse non è proprio un esempio da seguire in questo ambito 🙂
      Grazie anche della dritta sul limone e sull’acidità, ne farò tesoro!

      1. Claudia_GranoSalis

        Ah, questa di mio padre e della marmellata di corbezzoli l’avevo già raccontata a fine post, che testa che ho! Ma ci sta questa confusione, dopo la giornata di vendemmia più dura della settimana (sono da raccogliere col cucchiaino oggi, maledetto caldo umido!)

        1. per me il rischio di morte sarebbe stato statisticamente assai alto, considerato che ho un perversissimo feticcio per le confetture. sono stata costretta, a documentarmi! 😛 i coperchi neanche io li butto se hanno ancora un bell’aspetto, ma li uso per chiudere contenitori il cui contenuto non corre rischi di conservazione (per esempio il miele, o il lievito per dolci, oppure il bicarbonato, ecc.): non li riuso per le confetture, ecco. non preoccuparti, l’ho riletta volentieri la vicenda di tuo padre! me lo immagino, sprezzante del pericolo mentre si gusta la marmellata di corbezzoli. sono contenta che l’indicazione del limone ti sia tornata utile e ti rassicuro anche sul fatto del sapore: in quelle quantità, non si sente! allora, buon confetturaggio, che tra fichi pere e uva c’è ancora da fare per un po’! 🙂

          P.S. hai portato a casa qualcosa di succulento dalla vendemmia (io è un’esperienza che non ho ancora provato, ma che mi dicono essere terribilmente stancante)?

          1. Claudia_GranoSalis

            Dalla vendemmia non ho ancora riportato a casa niente, se non qualche pizzico di tafano, un’abbronzatura da muratore niente male e un mal di ginocchia che non ti dico (sì, è terribilmente stancante!). Ma mi faccio belle scorpacciate d’uva in loco, soprattutto quando, in mezzo ai filari di sangiovese, spunta un’intrusa come la malvasia bianca!

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