L’eleganza del tiglio – Raccolta, essiccazione e usi terapeutici

L'eleganza del tiglio - Raccolta, essiccazione e usi terapeutici 1
Il solstizio d’estate pare aver voluto mettere fine all’improvviso a questa primavera troppo autunnale, e l’ha voluto fare con tutta la violenza di cui è capace, spandendo nell’aria un calore soffocante, inaspettato. Sono tornata subito, dopo una breve incursione romana, a percorrere le mie strade di campagna, tra l’odore dolce delle ginestre e quello intenso del fieno delle prime precoci mietiture. All’ingresso della mia città adottiva, a Porta Pispini, ancora un debole ma soave odore ad accogliermi, quello dei grandi tigli ormai già sfioriti.

Niente raccolti di San Giovanni per me quest’anno: niente iperico, o almeno non ancora, niente noci verdi per il nocino. Appena rientrata da Roma ho subito dovuto ricominciare a lavorare; alla prima domenica libera però, ho voluto esserci per un appuntamento che avevo preso qualche tempo fa: quello con dei generosi tigli dai rami bassi, che ho cercato a lungo dalle mie parti senza mai trovarli, fino al mese scorso. I tigli sono alberi che possono diventare maestosi, come quello che troneggia davanti alla basilica di San Domenico a Siena, impossibile raggiungerne i rami per approfittare dei suoi fiori preziosi. Ma una visita non prevista dal meccanico del mio paese e una piccola attesa che ho passato camminando nei dintorni, mi hanno portata a scovare fronde decisamente più a portata di mano; i calcoli sul momento della massima fioritura non erano sbagliati, sono arrivata puntuale: mentre in città gli alberi erano sfioriti, ai margini del paese i rami abbondavano ancora di ciuffetti bianco-avorio profumatissimi. Ho raccolto protetta dalla grande ombra dell’albero, in una pigra e calda mattinata, mentre nel campo poco più in basso un nonno vispo e allegro insegnava ai suoi nipoti a tirare alla fionda.

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Che albero meraviglioso, il tiglio. Difficile non conoscerlo, ogni città ha il suo viale o la sua piazza adornata da queste piante, diffusissime anche nei piccoli paesini di campagna e allo stato selvatico. Il dolcissimo profumo dei suoi fiori invade l’aria già dalla seconda metà di maggio, anche se dipende molto dalla stagione, e fino alla fine di giugno. I grappoli fiorali sono uno dei tanti piccoli capolavori della natura, fini opere d’ingegno che la pianta costruisce per diffondere più efficacemente i suoi semi. Il tiglio, come il tarassaco o l’acero, è una delle piante cosidette anemòfile, dal grego ànemos – vento e philos – amico. Un’amante del vento, insomma, in funzione del quale ha strutturato le sue parti più preziose, i fiori, che si trasformano poi in semi rotondi leggermente appuntiti: al grappolo che li sostiene è attaccata una brattea, una specie di ala che permette al gruppetto di semi maturi, in giornate ventose, di staccarsi e viaggiare, percorrendo distanze anche molto lunghe.

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È un albero elegante, dal tronco robusto e dritto e dalle foglie grandi e cuoriformi, con margini dentati, che può vivere fino a 1000 anni; i fiori, raccolti in grappoli, sono color bianco-giallino.
La tradizione alchemica lega il tiglio al pianeta Giove, simbolo di espansione, creatività, ricchezza, crescita, generosità. Anche Ferdinando Alaimo, nel suo splendido Erboristeria Planetaria, riprende questa simbologia a proposito del tiglio, riconoscendovi la materializzazione più femminile, dolce e aggraziata dell’energia gioviana.
L’anno scorso ho raccolto, essiccato e incorniciato un rametto fiorito di tiglio, per poi regalarlo a mio fratello e sua moglie in occasione del loro matrimonio. Cercavo un fiore che fosse simbolo dell’amore coniugale, e le mie ricerche mi hanno portata da lui. La leggenda vuole che Zeus (Giove) ed Hermes (Mercurio) un giorno scesero camuffati da mendicanti nel mondo degli uomini, per conoscere la loro vera natura. Bussarono a tante porte per chiedere cibo e ospitalità, ma nessuno li accolse, fino a che arrivarono ad una capanna, quella di Filemone e Bauci, due anziani sposi che li pregarono di entrare e condivisero con loro il poco cibo e vino di cui disponevano, dispiaciuti di non poter fare di più. Rivelata la loro vera identità, gli dei trasformarono la capanna in un ricco tempio (e scagliarono tempeste sul resto del villaggio) e chiesero ai due sposi cosa desiderassero come ricompensa per la loro bontà. Ovidio, in Le Metamorfosi, racconta così:

-Ditemi dunque
figli miei diletti
qual premio posso dare
a voi quaggiù?-
-Nulla ci occorre
abbiamo il nostro amore‚
che ci fa ricchi
come voi lassù‚

sol di una cosa
potremmo esser grati‚
spegnerci insieme
come due fiati.

Tanto grande era il loro amore, che non potevano sopportare di vivere l’uno senza l’altra. Così fu, e quando arrivò il momento della morte, Filemone, il marito, fu trasformato in una Quercia (altro albero legato a Giove) e Bauci, la moglie, in un Tiglio:

Quando arrivò
la fine della vita‚
divennero un sol tronco‚
con due chiome.

Ancora oggi‚quando soffia il vento
la quercia dice al tiglio‚
ogni momento‚
-Tu sei la vita‚sei il mio amore!-

Alaimo, citato poco prima, riprende l’argomento dicendo:

Bauci, il nome della sposa di Filemone, viene dal greco baukos che significa delicato, femminile, come baukis è la babbuccia casalinga da donna, che evoca una dimensione di tranquillità domestica che consente di prender sonno cullati da una ninnananna: baukalao, in greco.
Questa azione distensiva, rilassante, capace di sciogliere tensioni nervose e spasmi e favorire un salutare riposo, è stata sempre molto apprezzata fin dall’antichità dalla medicina popolare, che ha fatto ampio uso dell’infuso dei fiori di tiglio.

E in effetti la proprietà fitoterapica più conosciuta e sfruttata dei fiori di tiglio è quella sedativa e distensiva, in grado di conciliare il sonno e calmare i nervi. L’infuso viene preparato da sempre soprattutto in virtù di queste proprietà rilassanti. Ma la ricchezza del tiglio non finisce certo qui: i fiori sono dei buoni alleati nei mesi invernali, un po’ come quelli del sambuco, perché hanno anch’essi proprietà diaforetiche (stimolano la sudorazione), utili per abbassare la febbre e accelerare la guarigione delle malattie da raffreddamento. Grazie al loro contenuto di mucillagini poi, agiscono anche come antinfiammatorio e mucolitico in caso di tosse. Oltre a ciò, i fiori calmano le tachicardie (ottima l’associazione con il biancospino) e agiscono sul sistema circolatorio abbassando la pressione.

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Del tiglio si raccolgono anche le gemme, all’inizio della primavera, per farne un gemmoderivato che condivide le proprietà dei fiori, con in più la capacità di alleviare gli spasmi intestinali, che ne fa uno dei rimedi più efficaci nelle coliche gassose dei neonati.
Apro una parentesi sulla gemmoterapia e sul suo uso nella prima infanzia: è stato pubblicato da poco un libro molto utile in questo senso, che tratta proprio questo argomento. Io non l’ho letto, ma mi fido molto del gruppo di ricerca che c’è dietro. L’autrice è Paola Beria e il libro di chiama “La salute del bambino con la gemmoterapia e altri rimedi fitoterapici”. Non si trova ancora molto facilmente, ma se siete mamme o papà o state per diventarlo può essere uno strumento prezioso. La ricerca sulla gemmoterapia è una delle avanguardie italiane, siamo i primi al mondo ad occuparcene, e a quanto pare si sta rivelando molto adatta nella cura dei disturbi infantili, grazie anche all’assenza pressoché totale di effetti collaterali. Vi accenno, anche se non dovrei perché non c’è ancora niente di certo, che sto lavorando per organizzare un incontro con l’autrice a settembre qui nelle crete senesi, insieme anche a Marco Sarandrea, che non mi stanco mai di seguire e ascoltare, uno dei migliori erboristi, fitopreparatori e divulgatori che abbia incontrato. Tutto ciò nell’ambito di una giornata o di una due giorni di incontri, laboratori ed escursioni, quindi restate connessi che sarete tutti invitati! Anzi, se volete che vi inserisca nella mia newsletter eventi iscrivetevi dai box che trovate un po’ ovunque qui sul blog, o scrivetemi a [email protected].

Chiudo la parentesi e torno al nostro dolcissimo tiglio. Ho raccolto i fiori facilmente, staccandoli dal ramo includendo tutto il grappolo, brattea compresa. Va inclusa anche lei nella raccolta, sì, oltre a permettere ai semi di volare è carica di sostanze utili. Non lavate assolutamente i fiori, ma scuoteteli un po’ per allontanare insetti e impurità. Essiccate i grappoli interi, stesi in un unico strato in cassette per la frutta foderate di carta porosa o nel più pratico e rapido essiccatore elettrico, dove potete lasciarli essiccare sempre a 40° per circa 12 ore. Mentre vi scrivo ho ancora il cestino pieno di fiori qui vicino, non riesco a separarmi da questo aroma delizioso che penetra nelle narici. Ma sarà il caso di iniziare ad essiccare, prima che si sciupino. Mi resterà però la menta piperita che un’amica ha raccolto stamattina dal suo giardino, per approfittare dei miei strumenti tecnologici :). Lei aspetterà il secondo turno, intanto diffonderà un po’ del suo profumo fresco dentro la mia casetta.
Quanto c’è ancora da raccogliere in questo periodo! Ma giuro che qui mi fermo un attimo, dalla prossima settimana torno un po’ in cucina :).

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6 commenti su “L’eleganza del tiglio – Raccolta, essiccazione e usi terapeutici”

  1. [Nota di redazione: il commento che segue è riferito ad una parte iniziale del post che ho eliminato anni dopo, per rendere più fruibile la lettura dell’articolo sul tiglio. Scusate la confusione, ma era un’intro davvero troppo lunga e poco interessante per chi cerca informazioni sulla pianta!].
    Che bella la tua parentesi romana, mi son segnata un paio di cose per la prossima discesa! E anche la ricetta dei tortelli che chissà perché mi ero persa… non tanto quella (purtroppo molto fuori della mia portata di vegan senza eccezioni) ma … il mattarello! L’ho visto parecchie volte ma ho sempre pensato che fosse una di quelle diavolerie inefficienti, solo perché non l’avevo mai visto usare a nessuno che fa la pasta in casa. Al prossimo avvistamento me lo porto a casa!
    Un abbraccio cara, è sempre un piacere leggerti.

    1. Cara Grazia, altro che diavoleria inefficiente! Quel matterello è eccezionale! Impossibile avere ravioli più zeppi di ripieno con altri metodi, e poi è supercomodo. Per me, che me lo ritrovo in giro nelle cucine di famiglia fin dall’infanzia, è insostituibile.
      Un abbraccio a te, grazie!

  2. Sono felice di esserci stata anche io in questa trasferta romana, un po’ del mio verde lo hai respirato anche se ovviamente non c’è paragone con questo che vedo nelle foto, in cui mi appoggerei proprio, come fossi una farfalla o una coccinella!
    Sai che quest’anno, prima di dormire, ho preso spesso un infuso di tiglio? Il suo sapore lo associo alla buonanotte, alla fine delle giornate e al relax, anche se vederlo pieno della luce diurna che hai catturato me lo fa piacere ancora di più! 🙂

    1. Felice anche io 😉 E felice che tu conosca già così bene il tiglio, per esperienza diretta, vero che funziona? Io ho una tisana composta dal mio erborista di fiducia con fiori di tiglio, boccioli di rosa, melissa e fiori d’arancio che è una delizia (e ti stende davvero, a prova di insonnia!), ti piacerebbe moltissimo.

  3. giovanni franco

    salve , mi sa dire gentilmente se dopo l essicazione è meglio triturare /sminuzzare i fiori e foglietta?

    1. Ciao Giovanni, tendenzialmente sì: dopo l’essiccazione le erbe, in generale, si riducono in “taglio tisana” per conservarle. Io personalmente però le lascio intere e le sminuzzo al momento dell’uso, ma solo se le utilizzo come erbe singole; se invece faccio dei mix di erbe da conservare le sminuzzo da subito, perché siano ben amalgamate.

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