Di vagabondaggi parigini e succo di cavolo

succo_cavolo
Vi parlo spesso di erbe terapeutiche, di rimedi naturali ottenuti da piante officinali, di ricerca e raccolta. Ma lo sapete vero che ogni cosa che mangiamo, oltre a nutrirci, può avere un grande valore terapeutico?

Nel periodo in cui ho vissuto a Parigi, ormai 10 anni fa, amavo frequentare il quartiere Bastille, in particolare Rue de la Roquette. Mi piaceva arrivare lì in bici da Belleville, dove abitavo, sedermi per un caffè o una birra alla spina al Café del Anges leggendo i giornali e visitare una piccola libreria a cui mi ero molto affezionata, uno di quei posti molto pittoreschi pieni di libri vecchi e nuovi ovunque, un caos totale in cui solo Henri, il proprietario, era capace di trovare un ordine. Con lui ho passato diversi pomeriggi primaverili, sorseggiando té alla menta, da lui preparato ogni giorno con la menta fresca che mi mandava a prendere dal fruttivendolo vicino, mangiando cibo vietnamita e sfogliando fumetti francesi, uno dei punti di forza della libreria e una delle mie passioni in quel periodo.
In uno di quei bellissimi pomeriggi, nel mio bighellonare per la strada, sono rimasta incuriosita da un altro piccolo negozietto, che ora ricordo a malapena. Mi sembra fosse una specie di erboristeria, o uno di questi negozietti “alternativi” che hanno un po’ di tutto. Non mi ricordo cosa cercassi là dentro nè se poi l’ho trovato, fatto sta che sono uscita con un libro che da Henri, forse, non avrei mai potuto trovare, ma che già testimoniava fortemente il mio interesse verso l’alimentazione naturale e consapevole. Sotto consiglio della negoziante, ho preso il mio primo libro di Jean Valnet, che negli anni successivi ho scoperto essere uno dei più grandi erboristi del secolo scorso, colui che ha riportato in auge la fitoterapia e l’aromaterapia in Francia e non solo. Il libro si chiamava “Se soigner par les légumes, les fruits et les céréales”, che in Italia è pubblicato da Giunti col titolo “Cura delle malattie con ortaggi, frutta e cereali”
Al tempo ne sono stata fortemente attratta, ma non ho approfondito così tanto la lettura, forse per il linguaggio un po’ troppo tecnico poco adatto al mio francese così acerbo. Non che adesso possa considerarmi più francofona di allora, ma l’interesse per l’argomento è cresciuto parecchio, portandomi a riprendere in mano questo vecchio libro.

Dopo una breve introduzione, viene approfondita una grande quantità di frutta e verdura delle quali vengono descritte proprietà ed impieghi terapeutici. Alcuni alimenti vengono esauriti nel giro di un paio di pagine, altri necessitano un approfondimento molto più vasto.
La parte sul cavolo inizia a pagina 237 e finisce a pagina 270, ben 33 pagine dedicate alle mille virtù e utilizzi di quest’ortaggio eccezionale, compagno di ogni inverno, nelle sue tantissime varianti, per noi erbivori fortemente rispettosi della stagionalità degli alimenti.
L’utilizzo terapeutico di queste crucifere è molto antico, praticato da sempre a livello popolare e poi confermato dai moderni studi scientifici. Ippocrate, lo stesso che saggiamente consigliava “Fa’ che il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo”, diceva anche “Non ci si dovrebbe vergognare di prendere in prestito dal popolo ciò che può essere utile per l’arte di guarire”: forse oggi questa frase ha ancora il suo senso se traslata sulla moderna scienza medica, troppo spesso autoreferenziale e chiusa all’interdisciplinarietà, ai rimedi naturali da sempre utilizzati e di provata efficacia, a studi innovativi ma poco redditizi o troppo sovversivi, all’importanza centrale dell’alimentazione nella cura del corpo, così spesso trascurata, ad esempio, nelle degenze post-operatorie negli ospedali e nel successivo recupero dei pazienti.

A proposito del cavolo, cito (e scusate se traduco male!) direttamente le parole di Valnet:
“[…] il cavolo sembra avere un’affinità particolare con gli umori viziati, che obbliga ad uscire dai tessuti. Sembra anche che l’applicazione su punti limitati di un’infezione estesa sia benefica per l’intera infezione. Le tossine allontanate sembrano essere attirate dal cavolo. Pertanto, depurando l’organismo, il cavolo partecipa all’eliminazione delle scorie e dei veleni che causano o mantengono la malattia. Aiuta inoltre in maniera potente la natura medicatrix che spesso agisce da sola a patto di non essere ostacolata da farmaci indesiderati”.
Gli usi per via esterna e interna delle foglie di cavolo sono moltissimi: per uso esterno le sue forti proprietà cicatrizzanti e depurative agiscono su piaghe, anche gravi, ferite di ogni genere, varici, emorroidi, eczemi, infezioni, nevralgie reumatiche, acne e diverse altre patologie.
Per via interna il suo consumo è indicato per infezioni respiratorie, gastriche e intestinali, debolezza generale e anemia. Le sue efficacissime proprietà cicatrizzanti si sono rivelate utilissime nella cura di gastriti, ulcere gastriche e di coliti ulcerose, grazie alla sua ricchezza in mucillagini, al suo contenuto di zolfo, sali di potassio, vitamina K, antiemorragica, e l’enzima S methylmethionine, chiamato anche vitamina U proprio per la sua efficacia nel trattamento di ulcere peptiche e duodenali. Questo enzima si distrugge col calore, quindi il miglior utilizzo del cavolo è a crudo, in insalate o meglio ancora in succhi freschi.

Non andrò troppo oltre con la descrizione delle proprietà benefiche delle foglie fresche di cavolo e del loro succo, se vi interessa vi invito a leggere la trattazione che Valnet fa di questa pianta e delle altre nel suo ottimo libro. Vi preparo però un buonissimo succo che ha tra i suoi ingredienti le foglie di verza, che ho unito alla dolcezza dell’ananas e della mela. Il succo di cavolo da solo, ve lo dico, non è proprio una delizia, almeno non lo è per me, che non amo molto i succhi verdi tout court, a base di sole foglie senza nessun frutto dolce ad accompagnarle. Questo abbinamento maschera parecchio il sapore forte delle foglie di cavolo, a me è piaciuto davvero molto; non so se per trarre i maggiori benefici dal cavolo sia meglio consumarne il succo da solo, o magari unito ad altri vegetali più sinergici: probabilmente in caso di patologie sarebbe meglio studiare gli abbinamenti giusti.

// Succo di cavolo, mela e ananas //

°° Ingredienti °°

  • 4 foglie di cavolo verza
  • una mela
  • mezzo ananas
  • 2 gambi di sedano
Di vagabondaggi parigini e succo di cavolo 1Usate le foglie più esterne del cavolo verza, con la parte interna potrete preparare altre ricette. Lavatele bene, tagliatele a strisce e preparate i resto degli ingredienti: lavate la mela e sbucciatela se non biologica, poi tagliatela a spicchi; eliminate la buccia esterna dell’ananas, dividetela in quattro e affettatela; lavate i gambi di sendano.
Di vagabondaggi parigini e succo di cavolo 1Inserite la frutta e la verdura in un estrattore di succo o in una centrifuga. Bevete subito il succo ottenuto, che si ossida facilmente, trattenendo ogni sorso in bocca qualche secondo prima di deglutire, per assorbire al meglio tutti i suoi nutrienti.
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4 commenti su “Di vagabondaggi parigini e succo di cavolo”

  1. (Ciak, seconda…!)

    Beh, Claudia, se mi unisci aneddoti e strade parigine non posso che guardare da oggi in poi la verza con tutti altri occhi… 🙂 Quello che racconti mi fa pensare che c’è sempre una storia dietro alle cose, che siano luoghi o cibi… qualcosa di nascosto che aspetta solo di essere scoperto e saputo… il bene(ssere) è intorno a noi più di quel che pensiamo ed è anche facile estrarlo… basta una centrifuga! 😉
    Un sorriso e un sorso pieno!

    1. Buona la seconda 🙂
      E’ proprio come dici, ogni tanto queste storie mi piace lasciarle scoprire…quando poi c’è da tirare in ballo i mesi meravigliosi che ho passato in Francia non mi lascio scappare l’occasione!
      Un sorriso a te!

  2. Claudia ma sei una forza!Ti ho letta tutta d’un fiato e con gran piacere, e adesso ‘sono cavoli’ del povero cavolo che mi incontra 😉 Ho intenzione di sperimentarlo in tutte le sue versioni benefiche non ultima la tua proposta nel bicchiere!

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