Archeologia Arborea e una crostata di frutti antichi

mele
La prima volta che sono andata a visitare il posto splendido di cui vi parlo oggi era fine agosto. Sono partita da casa di mattina presto per arrivare alla stazione di Arezzo, caricare in macchina Jessica, mia sorella d’anima e appassionata erborista, con il suo amico Stefano, guida turistica estremamente curiosa e piantatore di alberi, e dirigerci verso San Lorenzo di Lerchi, vicino Città di Castello in provincia di Perugia, dove si trova l’antico casale sede della fondazione Archeologia Arborea.
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Apro una parentesi: dovete sapere che tra i 16 e i 26 anni giravo sempre con una reflex al collo. Prima era la vecchia reflex di mio padre, una Minolta SR505 , il mio primo amore, poi ha iniziato a darsi il cambio con una Canon elettronica, ma ancora analogica, per poi essere definitivamente soppiantata da una Canon 30D, già pezzo da museo, quando purtroppo la pellicola ha iniziato a diventare proibitiva per le mie tasche e per questo mondo sempre più veloce e digitale. Ebbene, verso i 26 anni ho iniziato a lasciare la macchina fotografica a casa. Ero talmente satura di vivere sempre ogni luogo o evento attraverso una lente e di scarrozzarmi dietro quel peso enorme, che ho sentito la forte necessità di ricominciare a godermi le cose in modo diverso, senza doverle necessariamente fermare su pellicola, anzi ormai bisogna dire su memory card. E ancora oggi continua ad essere così: pur amando ancora la fotografia, mi piace vivere le cose con una leggerezza e libertà diverse. Salvo poi pentirmene amaramente quando mi ritrovo in posti che mi piacciono moltissimo e che vorrei portare con me, per poterli poi raccontare. Ecco, esattamente quello che è successo in quella bella giornata di sole di fine agosto e che mi ha fatto dire: “Io qui ci devo tornare”.
quiete
E ci sono tornata qualche settimana fa, stavolta con la macchina fotografica al collo, che nel frattempo è cambiata ancora, e tanta voglia di fermare qualche istante nella memoria. E ne ho fermati talmente tanti che la selezione è stata parecchio dura…
Mentre ero in macchina, ancora rintronata di sonno, che guidavo sulla E78 verso Lerchi, ascoltavo la radio dire che quel 21 novembre era la Giornata Nazionale degli Alberi. Beh, manco a farlo apposta, quale momento migliore per tornare qui!
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Archeologia Arborea è un progetto nato nel 1961 da Livio Dalla Ragione, padre di Isabella Dalla Ragione, agronoma dalla forte sensibilità artistica, che ora porta avanti il suo lavoro. Livio, partigiano insignito della medaglia al valore, è stato un grande divulgatore di cultura popolare: ha creato il Museo delle Tradizioni Popolari a Città di Castello e ha deciso di recuperare un podere ricco di storia e di fare del terreno circostante un grande frutteto che raccogliesse, come in una sorta di museo vivente, alberi da frutto di varietà antiche e molto legate al territorio, per salvarle dall’estinzione e dall’oblio, per dare valore a quella grande diversità.
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Oggi il frutteto conta 450 alberi circa e alcuni di loro sono probabilmente gli ultimi esemplari esistenti della loro specie. Nel terreno erano presenti soltanto pochi esemplari di vite, mandorlo e susino, il resto delle varietà ora visibili è frutto della ricerca di Livio Dalla Ragione, che ha bussato alle porte di antichi conventi, ville padronali e vecchi contadini, per individuare gli alberi e seguirli nel tempo fino al momento giusto per la moltiplicazione e il trapianto nel suo frutteto. Questo lavoro è durato molti anni e ha portato ad avere oggi 150 specie diverse di alberi da frutto, un grande tesoro di biodiversità. In questa sua urgenza di salvare e preservare un patrimonio culturale e genetico, Livio è stato molto lungimirante: in quegli anni quest’urgenza era ancora ben lontana, visto che del problema dell’erosione genetica si è iniziato a parlare per la prima volta, come mi spiega Isabella, solo nel 1992, in occasione della Conferenza di Rio. Possiamo renderci conto di queste dinamiche in piccolo davanti a un banco di frutta di un qualsiasi mercato ben fornito: troveremo sempre le solite tre o quattro varietà di mele, che hanno monopolizzato tutta la produzione mondiale.
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Isabella si occupa da sola della manutenzione del frutteto e dell’attività didattica, e proprio quest’anno ha deciso di trasformare Archeologia Arborea da associazione a fondazione. Pur avendo un grande valore per la storia del territorio ed essendo conosciuto a livello internazionale, il progetto non ha ricevuto nessuna sovvenzione dalla regione e dagli enti locali, nonostante un comitato scientifico di tutto rispetto composto da membri della Fao, di Biodiversity international e dell’Università di Perugia. La scelta di costituire una fondazione è volta a cercare fondi che aiutino questa realtà a restare in piedi e svilupparsi ancora.
Da quando nel settembre 2005 la famosa rivista The New Yorker ha pubblicato un intero articolo su Archeologia Arborea, questo progetto ha ottenuto una meritata visibilità internazionale che ha portato anche alla partecipazione al documentario The Fruit Hunters del 2012 (qui trovate una versione televisiva del film), nonchè al sostegno di Bill Pullman e altri all’attività associativa e alla successiva costituzione dell’attuale fondazione.
Negli anni i Dalla Ragione hanno prodotto diverse pubblicazioni inerenti al progetto. Isabella in particolare ha portato avanti un lavoro molto interessante sui dipinti rinascimentali di Umbria e Toscana, individuando le antiche varietà di frutta presenti nelle opere. Spesso è anche partendo dai dipinti che riesce a scoprire una nuova varietà e inizia a darle la caccia nei giardini e negli orti antichi. Parte di questo suo lavoro è raccontato in Tenendo innanzi frutta e in Frutti ritrovati: 100 varietà antiche e rare da scoprire. Il libro Archeologia Arborea – Diario di due cercatori di piante scritto a quattro mani col padre Livio è già alla sua quarta edizione.
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Isabella è una donna deliziosa, una persona con cui i convenevoli non sono necessari, con cui ci si può sedere a prendere un caffè e chiacchierare come se ci si conoscesse da un bel po’. Tra settembre e marzo entrare nella cucina è una vera e propria esperienza sensoriale: si viene subito invasi da un intenso odore di uva, che nei mesi diventa un delizioso aroma di uva passa: basta alzare lo sguardo per veder pendere dal soffitto una gran quantità di grappoli, che appassiscono appesi alle travi a vista. A questo si aggiunge l’odore di legna che arriva dall’enorme camino, e del caffè sul fuoco, che Isabella si premura di offrire a tutti gli avventori.
ingresso
Il casale stesso è una sorta di museo: le pareti sono stracolme di vecchie foto, manifesti e documenti; i pavimenti, il soffitto, i mobili, tutto sembra lasciato intatto da anni, mai impoverito ma sempre arricchito di vita e di storia.
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Sulla sinistra dell’entrata principale, un’altra porta lascia entrare nella chiesina antica, dove un enorme tavolo davanti all’altare ospita il raccolto di mele e pere dalle forme, colori e varietà più diverse. L’odore di lavanda, che essicca in grandi mazzi sotto l’altare, entra subito prepotente e piacevolissimo nelle narici, seguito dall’aroma delicato delle mele, che sono davvero ovunque.
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affresco
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La nebbia fitta che avvolgeva ogni cosa è salita proprio al momento giusto, quando Isabella doveva ricevere delle persone per parlare della fondazione, liberando un sole bellissimo che mi ha accompagnata nella mia visita al frutteto.
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Qui ogni albero ha il suo nome, e ogni nome può averne accanto un altro, quello della persona che l’ha adottato. É infatti possibile per chiunque lo desideri adottare un albero e di conseguenza venire a raccogliere i suoi frutti quand’è il momento, a patto di lasciarne almeno 3 sui rami: uno per il sole, uno per la terra, uno per la pianta.
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Isabella riproduce anche gli alberi, che vende in vaso dalla fine della stagione di raccolta (che se vi interessa è più o meno ora!) fino a marzo.
Mi muovo tra gli alberi ormai vicini alla quiete invernale, curiosando tra i loro nomi e i nomi di chi ha voluto adottarli, arrivando anche a persone ben conosciute, che non a caso scelgono proprio l’albero adatto a loro 🙂
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Camminando verso il basso, il frutteto finisce e si arriva a una grande quercia, quasi un invito alla pace e al raccoglimento, al silenzio e al rispetto. Un sentiero scende verso il fondovalle, da cui arriva il suono di un corso d’acqua che scorre. Un cartello indica un percorso per La Verna: mi piace pensare che sia possibile camminare da qui fino a un altro posto magico, regno di altissimi faggi e quiete profonda.
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Meli, peri, fichi, ciliegi, peschi, susini, viti e cornioli. C’è una varietà incredibile di piante tutt’intorno, e riavvicinandomi al casale scopro recinti di orticole e aromatiche, meravigliosamente inselvatichiti e contaminati da ogni genere di seme spontaneo abbia voluto attecchire tra bacinelle di latta, vecchi scheletri di panchine e tavoli costruiti con le strutture delle antiche macchine da cucire, come la Singer di mia nonna.
verbasco
Finito il mio giro mi riunisco al tavolo della cucina insieme ad altre amiche di Isabella capitate senza preavviso e accolte con gioia; si chiacchiera di tante cose, si ride, si fanno progetti. In sottofondo il crepitio della legna nel camino e le fusa di un giovane gatto nero.
fuoco
Vado via ben sapendo che passerò ancora in questo posto bellissimo, torno nella mia cucina, apro il vasetto di marmellata di susine che Isabella mi ha dato alla mia prima visita e preparo una crostata.
crostata_susine

// Crostata vegan con marmellata di susine //

°° Ingredienti °°

  • 300 grammi di farina semintegrale
  • 100 grammi di zucchero di canna integrale
  • 80 grammi di olio di semi di girasole
  • 100 grammi di latte di riso
  • la scorza grattugiata di un limone
  • un cucchiaino raso di lievito naturale per dolci (cremor tartaro)
  • un vasetto di marmellata di susine
Archeologia Arborea e una crostata di frutti antichi 1In una ciotola capiente mescolate farina, zucchero e lievito setacciato. Fate un buco a fontana al centro e aggiungete latte di riso, olio e scorza di limone. Lavorate l’impasto dal centro incorporando farina dai lati, fino ad ottenere una palla morbida e compatta, che avvolgerete in un foglio di pellicola per alimenti e farete riposare in frigo per almeno mezzora.
Archeologia Arborea e una crostata di frutti antichi 1Passato questo tempo riprendete l’impasto e iniziate a scaldare il forno a 180°. Stendete l’impasto direttamente dentro una teglia da crostata con le mani, lasciandone da parte un pochino per la decorazione. Livellate bene i bordi con i rebbi di una forchetta, poi con la stessa forchetta bucherellate un po’ la base e cospargetela di marmellata.
Archeologia Arborea e una crostata di frutti antichi 1Con l’avanzo di pasta formate delle piccole palline che poggerete sulla superficie della crostata (tenete conto che in cottura si gonfieranno un po’). Infornate per 20-30 minuti, sfornate e lasciate raffreddare completamente.

La ricetta della crostata è stata elaborata per Casa di Vita

mandorlo
foglia

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18 commenti su “Archeologia Arborea e una crostata di frutti antichi”

  1. Cara Claudia questo posto incantato l’ho incontrato svariate volte, su video e su carta. Visto attraverso i tuoi occhi mi serbra ancora più bello di quello che già mi ero immaginata.
    Prima o poi spero di poterlo visitare.
    Nell’attesa ti rubo un pezzo di crostata … e tu meglio se fai il bis con me … di energie per riordinare questo angolo te ne serviranno un bel po’!!!
    Buon lavoro e un abbraccio

    1. Uh, se me ne serviranno, Martina! Grazie del tuo incoraggiamento…non mi tiro mai indietro di fronte al bis.
      Spero potrai approdare presto in visita in questo luogo bellissimo, ti piacerebbe davvero molto!

  2. Che bel reportage! Sai quando dici “ho proprio voglia di vedere quel posto”? Ecco, hai scatenato questo, con il post! Sei una brava narratrice per immagini, sai cogliere l’anima di posti che sembrano fatti su misura per te!

  3. Questo posto trasmette tutta la passione di chi sceglie di dedicare la propria vita alla salvaguardia della natura.
    E’ bello per me vedere nomi già letti su libri e cataloghi, perchè quaando ho iniziato la mia avventura qui, ho fatto la scelta di piantare alberi seguendo un filo sottile, quello della memoria e non sempre è stato facile trovarli…anzi!
    Conoscevo Archeologia Arborea solo di nome,ma vederla attraverso le tue foto la rende ancora più speciale!
    Un abbraccio

    1. Dopo i racconti di Isabella, ascoltati dalle sue labbra e dai tanti altri che hanno scritto di Archeologia Arborea, comprendo le difficoltà di cui parli, anche se non sulla pelle, non per esperienza vissuta.
      Immagino la tua terra e non la vedo troppo diversa da questa, perché so che nel tuo piccolo dai il tuo contributo a questa salvaguardia, stagione dopo stagione. Questi progetti sono preziosi, come lo sono le attività familiari di chi sceglie di seguire un paradigma apparentemente nuovo, ma che ha radici antiche, come questi frutti meravigliosi. Di nuovo c’è la consapevolezza di quanto tutto ciò sia davvero importante e non scontato, quindi da conservare e preservare.
      Un abbraccio a te e ai tuoi alberi!

  4. Giusto per dare un feed back… risultato della serata libera: una colazione con una buonissima crostata. Tra l’altro semplice e veloce. La mia ricetta era più complessa e non sempre avevo in casa tutti i tipi di farine richiesti. In più è molto rapida (alla faccia di tutte le merendine confezionate! Falsa idea di risparmiare tempo).

    1. Deborah, mi distraggo un attimo e tu già mi hai lasciato due commenti e hai provato la mia crostata…wow! Grazie a te del feedback, sono molto contenta che la ricetta ti sia piaciuta, e in effetti, proprio come dici tu, ha pochi ingredienti ed è rapidissima. Già fatto il bis? 🙂

  5. Sono stata rapida solo perché per pura fortuna avevo serata libera e ingredienti! Lasciamo perdere il bis… ne resta solo metà arghh 😉

  6. Li sai scovare solo tu posti incantati come questi! E quanto buone devono essere le mele di quelle varieta’ dimenticate dai piu’ o del tutto sconosciute come a me! Immagino l’intensita’ dei sapori genuini tutti racchiusi in questa stupenda crostata! 🙂

  7. Crostata buonissima che sa proprio di casa e foto bellissime (la mia preferita è quella dell’ingresso con l’ombrello a lato un po’ sgangherato) 🙂

    1. Grazie Manuela! La foto di cui parli rende bene l’idea del posto: rustico, sincero, senza fronzoli, proprio per questo così incantevole…

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